Noto con un certo divertimento che i regolamenti di conti, a destra, sono quasi tutti regolamenti di contanti, di quelli percepiti e di quelli non percepiti.
Ho avuto la fortuna di lavorare al 99,9% - in ambito istituzionale - per governi di centrosinistra - dove qualche soggetto conosceva o la pratica democristiana del Manuale Cencelli o quella gramsciana dell'egemonia.
A destra, a parte i quattro soldi presi dal "Secolo d'Italia" per i miei editoriali o da "Linea" per i miei articoli, non ho mai visto una lira o un euro.
Trovo dunque divertenti questi - sovente rabbiosi - regolamenti di conti e mi urta vagamente sentire i cosiddetti "intellettuali di destra" raffigurati come soggetti perennemente alla ricerca di prebende.
Lo saranno anche stati, ma vorrei precisare che a me non manca niente, perché nessuno mi ha mai offerto niente. In 19 anni passati come consulente della Difesa, ho avuto a che fare con molti esponenti politici del centrosinistra. Per il centrodestra non sono mai esistito e, malgrado ciò, ho sempre messo insieme il pranzo (che di regola non faccio) con la cena, e magari sono riuscito pure a fare parecchie altre cose. Senza leccare le terga di alcuno, né a sinistra né a destra.
Personalmente, penso che si sia trattato, nel caso della destra, di una presa di distanze di natura antropologico-lombrosiana, prima ancora che ideologica, e, siccome è stata reciproca, è chiaro che non ero solo io a considerare "mostri" loro, ma anche viceversa. Ergo non ci sono conti da regolare. Non ho scontrini di alcun tipo. Manteniamo pure le distanze di sicurezza: l'obbrobrio è reciproco.
Piero Visani