venerdì 9 ottobre 2015

Una grande storia ignobile


       E così Roma ha un colpevole, un capro espiatorio per tutti i suoi guai, tale Ignazio Marino, eletto sindaco della Capitale nel giugno 2013 (non 2013 avanti Cristo, solo due anni fa...), con il 42,6% dei voti al primo turno e addirittura il 63,9% al secondo turno. Un senatore della Repubblica il cui profilo FB può contare su circa 131.600 "mi piace".
       E' vero che, quando si profilò la sua candidatura a sindaco dell'Urbe, vennero fuori alcune storie di comportamenti poco edificanti di costui nel corso delle sue reiterate attività in università statunitensi, ma ovviamente erano le solite invidie delle malelingue e il buon Marino ricevette un plebiscito.
       Il successivo biennio ha dimostrato che il sindaco di Roma è la classica figura di arcitaliano: sufficientemente paraculo, con un discreto numero di scheletri e scheletruzzi nell'armadio, amante del lavoro al punto da concedersi 45 giorni continuativi di ferie estive, possibilmente in località esotiche, tutto contento di essere "furbo", mentre il resto va a catafascio.
       Fin qui, nulla di particolarmente strano, viste le abitudini italiche in campo pubblico, ma naturalmente, dato che era ancora più incapace dei suoi predecessori (taccio su "Aledanno", perché tanto lui si è già abbondantemente illustrato da sé...), presto è iniziata la presa di distanze (del resto, in Campidoglio ce lo aveva mandato il 64% dei votanti...), culminata in quella pubblica e internazionale - una "figura di guano" su scala planetaria - comminatagli da papa Francesco.

       La vicenda Marino è modestissima in sé, ma altamente paradigmatica: un personaggio di terz'ordine, con precedenti non adamantini, viene portato al Comune di Roma per una questione di equilibri interni del PD e l'elettorato - dopo aver visto gli orrori commessi dal sindaco uscente - gli tributa un mezzo plebiscito.
       Né il sindaco uscente né quello entrante hanno un minimo di qualità politica e umana, ma di quello non interessa alcunché a chi li ha designati all'alta carica, né al centrodestra, i cui rappresentanti hanno confuso la precedente elezione con una seconda "marcia su Roma" (e non l'hanno fatta propriamente finire come la prima, ma più come un "romanzo criminale"...), né al centrosinistra, e questo perché in Italia la qualità non interessa a nessuno, né al pubblico né al privato. Al pubblico per i ben noti motivi di selezione alla rovescia del personale politico (quanto più sei scemo e ubbidiente agli ordini di partito, più vai avanti...); al privato perché è tutto e solo una questione di prezzo: non importa a nessuno che tu sia in grado di fornire prestazioni di qualità, in qualsiasi campo, l'importante è che costino poco o nulla. Poi, se fanno schifo, pazienza. Anzi, chi se ne frega!
       Naturalmente, dopo pochissimo tempo, questa impostazione produce disastri, MA NESSUNO PENSA O VUOLE CAMBIARLA, PERCHE' ESSA è CONFORME AL CARATTERE NAZIONALE, che è interessato solo a fare poco, con il minimo impegno e ovviamente la minima qualità possibile, affinché NULLA POSSA MAI CAMBIARE e ci restituisca a quel ben noto nostro tran tran di sempre, dove un emerito coglione, ovviamente leader osannato da tutti, ci condurrà al disastro, per poi essere messo alla gogna (più o meno blandamente) MA DOPO, SOLO DOPO, SOLO DANNATAMENTE E DISPERATAMENTE DOPO che l'avrà provocato (e siamo davvero certi che l'avrà provocato lui, e non noi...?).
       Piove a dirotto, qui in cima alla collina dove vivo, e mai come oggi è stata bella la solitudine, mai come oggi è stato bello sapere che valgo nulla e che tutte le cose che ho fatto e faccio fanno schifo. Uno capisce che, con certi giudici, è una garanzia di qualità...

                             Piero Visani