martedì 27 ottobre 2015

"Quegli occhi allegri da italiano in gita"


       Avete notato Renzi nella visita alla metropolitana di Lima? Già si muove come Alberto Sordi in certi suoi film, ma ora aveva anche l'espressione degli italiani quando escono dalle mura nazionali e si confrontano con il mondo. Di norma, gli italiani non lo fanno: si sbattono in qualche resort più o meno di lusso, circondato da alte mura e guardie armate, e fanno vita di mare come farebbero a Cesenatico, o visitano Machu Picchu con meno partecipazione di quanta ne avrebbero nel visitare l'Expo, ma il momento di divertimento supremo - per gli osservatori esterni, non certo per i nostri compatrioti - si raggiunge quando, casualmente o perché condotti a farlo, gli italioti si accorgono che il mondo circostante non è abitato da soggetti con l'anello al naso.
       Il popolo italiano, infatti, nel suo intimo è tremendamente razzista: chi sono i Rumeni? Ladri, zingari e badanti. E i Peruviani? Badanti, contadini poverissimi e infermiere.
       Poi, per caso, si accorgono che il mondo, fuori della loro amata fogna nazionale, sta andando avanti, che tutto si muove, che sorgono metropolitane là ove prima non c'era niente, mentre quella di Roma è sempre guasta. Allora, per qualche fuggevole minuto, inalberano la faccia di Renzi ieri e - come lui - profferiscono qualche sciocchezza di rito, ansiosi di ritornare tra le confortevoli mura del loro resort. Poi, dopo una settimana, torneranno tra le mura del loro Paese, che sono assai meno confortevoli e che impediscono loro di guardarsi intorno. Ma lo faranno contenti, poiché sono figli di un'ideologia senza precedenti: il razzismo masochista, nel senso che sono dei PEGGIORI convinti di essere MIGLIORI. E - nelle lunghe pause di tranquillità tra un finto lavoro e un altro, tra una vacanza di Natale e una di Pasqua, quando non dovranno parlare del "Grande Fratello", del campionato di calcio o del Festival di Sanremo (quello dei cantanti, non quello dei dipendenti del locale Comune...), passeranno il loro tempo a raccontarsi come si mangia male, in giro per il mondo, e come la qualità della vita, fuori dai patrii confini, sia bassa.
       "Quos perdere vult, deus dementat", e noi siamo da tempo persi e dementi, collettivamente parlando.

                   Piero Visani