E' assai difficile vivere in un periodo storico in cui la speranza - almeno per quanto mi riguarda - ha perduto qualsiasi tipo di significato. Le giornate si susseguono uguali, le une alle altre, nel sempiterno assolvimento di qualche pagamento.
C'è un vuoto assoluto, di progetti, potenzialità, opportunità. La decrescita felice è tutto men che felice, oppure lo è solo per coloro che ce l'hanno imposta.
Lo scoramento assale.
Però - c'è sempre un però... - questo è il momento in cui uno fa affidamento a ciò che ama di più. A parte le persone, i propri cari, quello che io amo di più è non darmi mai per vinto e continuare a combattere. Siccome non penso nemmeno di essere vivo - perché quella che uno conduce oggi può essere definita vita solo se non si è mai vissuto davvero - sorrido pensando al fatto che, dopo tutto, non ho nulla da perdere e nulla da conservare.
Sono in una condizione ideale: sono un non uomo cui viene detto che è vivo, e lui finge di crederci. Sono di fatto uno "zombie", un morto vivente.
A differenza di quello che si potrebbe abitualmente pensare, non soffro più di tanto per una condizione del genere. La trovo tragica - ovviamente - perché tale è, però penso altresì che si tratti di una prova, una sorta di prova iniziatica cui sono sottoposto.
Ho esaltato per tutta la vita l'etica guerriera e mi è pure costato molto caro a vari livelli, e ora ho il privilegio di poterla sperimentare sulla mia pelle, non più in forma teorica, ma pratica. Dunque sorrido, pensando che non è da tutti avere la possibilità di mettere alla prova la saldezza delle proprie idee.
Tutto sta crollando intorno a me, ma cercherò di restare in piedi. Lo stile è l'uomo, e questa è una splendida occasione di dimostrare di averne uno. Mi darebbe molto fastidio pensare di non essere stato all'altezza delle mie idee. Non fallire su questo sarebbe (sarà...) la mia vittoria più grande.
Piero Visani
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