Ci sono notti in cui il sonno pare oblio e ci sarebbero molti stimoli a rifugiarsi nelle braccia di Morfeo, per trovare non tanto consolazione (di cui non ho e non ho mai avuto bisogno), ma comprensione (che a me molto raramente è concessa).
Sono notti in cui il sonno sarebbe la soluzione migliore, ma sarebbe altresì null'altro che una via di fuga e un "guerriero esistenziale" non fugge. E allora eccomi qui a scrivere, un po' a lavorare, un po' a parlare con me stesso.
Queste notti, in fondo, sono le notti migliori. La pioggia cade, ma è pioggerella leggera e non provoca grandi rumori. Il silenzio si fa più totale man mano che ci si sprofonda verso il mattino successivo e il traffico si dirada. L'unico rumore esterno - invero inquietante - è quello di una faina, predatore in caccia di qualche gustoso bocconcino notturno.
Com'è successo in tante notti della mia vita, mi faccio compagnia da me: mi parlo, mi ascolto, mi coprendo. Non è solipsismo, è una forma di autodifesa: sono già talmente grandi le difficoltà da affrontare quotidianamente che rischiare di aggiungervene altre pare addirittura suicida. Non posso permettermi certi lussi: non ora, forse mai. E allora faccio appello a me stesso e ritrovo rapidamente equilibrio, voglia di fare, animus pugnandi.
La creazione di un sistema di regole e norme è l'esatto contrario della libertà, e inietta inutili dosi di dolore là dove ci potrebbe essere gioia. E gioia io ne conosco già così poca che davvero amerei trovarne, più che perderne. Allora si attivano i miei meccanismi di autodifesa, che sono solidi e parecchio in allerta. Del resto, chi ha provato molto dolore è più preparato, più pronto a reagire di chi ne ha sperimentato meno.
Quando gli slanci si rivelano inutili, o sottoposti a esame preventivo o successivo, è bene adottare un minimo di cautela, essenzialmente per salvaguardarsi. Conosco bene il problema e so come affrontarlo: come sempre, è una questione di quantità o - come ho scritto qualche giorno fa - di "modica quantità". Non sono incline a farmi carico di oneri che non mi spettano, e neppure mi va di complicarmi una vita che è già abbastanza complicata, per non parlare del fatto che ho una naturale repulsione per esami, voti, correzioni, processi, testimonianze, etc.
Sono da sempre "al di là del bene e del male", e sono io. E tale rimango, cercando e offrendo rispetto.
Piero Visani
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