Vivere le nostre vite. Chissà, un giorno, forse ci riusciremo ancora. Per ora, dedichiamo la maggior parte delle medesime al mantenimento dello Stato, della classe politica e della burocrazia che grazie ad esso prosperano. Insomma, alle "vite degli altri" (che neppure ringraziano, va detto, anzi lo considerano un atto dovuto, ma dovuto a chi, e perché?)
Un piccolo acquisto di una cosa gradevole, ormai è diventato impossibile.
Una vacanza: un miraggio.
Una gita: troppo costosa per il prezzo della benzina.
Una cena al ristorante: un lusso.
E allora tutti a vegetare, in nome della democrazia e dei conti in ordine.
In realtà, i miei conti personali sarebbero relativamente in ordine, ma devo pagare i debiti contratti non da me, ma da altri. Altri che hanno "mangiato" di tutto e di più, e che ora mi presentano il conto, pregandomi di contribuire a saldarlo.
Loro si sono divertiti, hanno privatizzato i profitti e se li sono spesi tutti. Io, noi, dobbiamo contribuire al ripianamento delle perdite in tal modo accumulate.
Ecco l'intima essenza della democrazia fiscal-totalitaria, per mantenere la quale abbiamo perso il diritto ad avere un'esistenza nostra: la più formidabile delle disuguaglianze, in base alla quale gli "ottimati" spendono e spandono, e i sudditi/servi ne ripianano le spese folli.
Per fortuna, l'odio ha un grande vantaggio: si accumula e si sedimenta. E attende, attende il momento di manifestarsi. Sono uno storico, di formazione, e so che quel momento verrà, è sempre venuto. Non sarà domani, ma è sempre venuto.
Piero Visani
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