lunedì 24 novembre 2014

Le prese di distanze


       Ritengo molto positivo il fatto che il numero delle persone che va a votare diminuisca di tornata elettorale in tornata elettorale. A mio giudizio, infatti, non votare equivale a rifiutare in blocco l'offerta politica esistente, sul versante della maggioranza come su quello dell'opposizione. L'esempio del Movimento 5 Stelle dimostra quali terribili delusioni possano stare dietro a formazioni politiche fortemente eterodirette (ed eterofinanziate), mentre il buon gusto dovrebbe indurre a tenersi lontani da soggetti che fanno della volgarità e del pressapochismo la loro cifra comunicativa (dire politica appare un insulto alla politica stessa...).
       Oggi ritengo che sia venuto meno il concetto di rappresentanza politica, per cui penso che il modo migliore per far capire che esso non esiste più sia chiamarsi fuori da ogni forma di compromesso con la medesima.
       Occorre - sempre a mio avviso - ritrarsi progressivamente da ogni forma residua di collettivismo, per andare alla ricerca di rappresentatività individuale diretta, e per procedere alla decostruzione dall'interno di qualsiasi forma di vivere in comune come fino ad oggi nota, dato che su tali forme prosperano malfattori e ladri di varia specie.
        Certo - ne sono consapevole - al momento costoro cantano vittoria, e li capisco, ma oggi si vota in ben altri modi: con le gambe (andandosene da questa cloaca a cielo aperto); con il rifiuto delle regole e delle leggi (quali che siano); con la ricerca di nuove forme di aggregazione dal basso che puntino al più totale rifiuto dello Stato, dei suoi condizionamenti, del suo intrinseco totalitarismo; con il non riconoscimento dell'esistenza stessa di uno Stato.
       Dello Stato italiano, io conosco solo la vorace brama dei soldi dei suoi cittadini. Per il resto, non so chi sia e per quale ragione esista, a parte il rovinarci programmaticamente la vita.
       Capisco e rispetto il pensiero di chi lo ritiene riformabile dall'interno. Per quanto mi riguarda, non lo ritengo riformabile neppure dall'esterno. Semmai lo fosse, avrei un soggetto politico mediorientale per il quale tifare.

                    Piero Visani

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