Un giorno, cronologicamente non troppo lontano ma ormai appartenente a una mia vita precedente, una persona a me cara, che evidentemente stava già cambiando le sue valutazioni su di me, mi scrisse che, sebbene fosse costretta a passare sopra su molti, troppi difetti caratteriali (o quanto meno che a lei parevano tali...), mi apprezzava e mi voleva addirittura bene per i contenuti che sapevo esprimere.
Ora che quel rapporto è finito incredibilmente male, è bene che cessi di parlarne, come ho fatto anche troppo spesso in questi due primi mesi di esistenza di questo blog, e mi concentri sui contenuti. Non per farmi bello agli occhi di chi nemmeno mi vede più, ma per la personale constatazione del fatto che, in definitiva, esprimere contenuti è la cosa che mi riesce meglio.
Come uomo, a quanto pare, sono una catastrofe, o giù di lì, visto che suscito soprattutto critiche veementi. E allora, senza nulla cambiare o rinnegare a titolo personale, è bene che cominci a concentrarmi sui contenuti.
Ho parlato molto di me, in questi primi due mesi di vita del blog, e certo non smetterò di farlo. Ma è ora che ritorni ai contenuti. Quando parlo di contenuti, riesco perfino a farmi apprezzare e non combino disastri. Piaccio perché rientro in una dimensione anodina: non sono una persona, non ho sesso, non ho passioni, pulsioni, collere, desideri, gioie. Sono un giocattolino, un soprammobile. Un niente da spostare qua e là, da ascoltare quando si ha voglia, da ignorare quando non se ne ha (cioè quasi sempre...).
Fino a poco tempo fa, questa cosa mi avrebbe dato molto fastidio, l'avrei interpretata come un autoconfinarmi in una "riserva indiana". Ora, invece, mi sembra la scelta migliore per continuare il mio percorso esistenziale, per non cessare di essere me stesso. Devo continuare a esprimere contenuti, ma non per farmi apprezzare - detesto "farmi apprezzare"...! - bensì per cominciare a conferire al blog un profilo diverso. Fino ad oggi, in effetti, esso è stato soprattutto un esercizio di scrittura terapeutica, per cercare di ingannare le mie delusioni, frustrazioni, incomprensioni. Adesso, per contro, lo sento come uno strumento per riprendere il mio personale cammino, sgombro da illusioni di alcun genere.
Dunque largo ai contenuti. Ma a quali? Certo a nulla, ma proprio a nulla, di "politicamente corretto". Sarò scorrettissimo, più scorretto che mai. Non mi farò apprezzare per i miei contenuti. Elencherò gusti e disgusti. Non farò l'intellettuale da salotto, quello che si esibisce per far vedere che si hanno amici colti... Farò il provocatore, il perturbatore, il guastatore. Quello che so far meglio. Nessuno mi potrà considerare "un fiore all'occhiello". Non credo che diventerò più simpatico e non penso proprio che sarò più apprezzato. Si prega dunque di escludere il movente d'interesse. Io non ritorno mai sui miei passi. Sono stato omologato e stroncato. Mi distinguerò più che mai. L'intellettuale da salotto non è cosa che faccia per me. Sarò "Peter Trash". Non è male, come soprannome. Ricorda tante cose, è stupendamente evocativo: della mia condizione, della considerazione di cui godo, del valore delle cose che dico e scrivo, e anche del buon reggae di Peter Tosh.
Già mi piace, questo "simpaticone" di Peter Trash! Andiamo a creare il "Peter Trash pensiero"...!!
Piero Visani
Nessun commento:
Posta un commento