domenica 10 febbraio 2013

La buca delle lettere

       Mi piace Beppe Grillo. Da sempre. Come comico. Come politico, non l'ho mai troppo seguito, anche se ho apprezzato le sue posizioni in politica estera, contro le banche, contro il mondialismo. Da lui mi divide il fatto che ho un retroterra ideologico radicalmente diverso dal suo, ma i punti di convergenza ci sono.
       Grillo è un grande comunicatore e sa bene che oggi, in una realtà dominata da una comunicazione radicalmente diversa da quella che era solo fino a poco tempo fa, i diritti di cittadinanza sono assai diversi da quelli di un tempo e la comunicazione, sempre più individualizzata e segmentata, si basa più che mai sull'empatia. Normale quindi che un grande comunicatore giochi le sue carte prevalentemente sul versante dell'empatia, poiché in tal modo ha la possibilità di dire verità che i suoi concorrenti politici tacciono, quasi sempre deliberatamente.
        Ieri sera, in un comizio a Padova, Grillo ha toccato un punto fondamentale, una questione centrale della democrazia (non sono certamente un estimatore del sistema democratico, lo trovo deplorevole in sé, ma trovo ancora più deplorevole che i fautori dell'oligarchia ci parlino di democrazia, per il semplice gusto di prenderci in giro; dunque mi muoverò per un attimo su un terreno che mi fa fisicamente ribrezzo, quello della democrazia). Uno dei punti essenziali del pensiero democratico moderno è no taxation without representation. Esso è talmente chiaro per cui, se applicato in Italia, l'Agenzia delle Entrate potrebbe immediatamente chiudere. Non si possono infatti imporre tasse là dove i cittadini non godano di rappresentanza politica, altrimenti ritorniamo ai tempi dello Sceriffo di Nottingham e non possiamo nemmeno contare sull'aiuto di un qualche Robin Hood. E, nell'Italia del sistema elettorale basato sul Porcellum, cioè su un meccanismo che riserva la scelta delle candidature politiche alle segreterie dei partiti, che candidano tutte i loro tirapiedi e alcune loro meretrici, dire che siamo rappresentati è un simpatico eufemismo.
        Tuttavia, se non siamo cittadini, in quanto non godiamo di diritti attivi di rappresentanza, allora non siamo altro che sudditi, sudditi ai quali viene imposta la prestazione di corvées, esattamente come durante l'Ancien Régime. Dunque non siamo padroni a casa nostra, come pure dovremmo essere, e viviamo in un clima di paura, nel senso che abbiamo paura a casa nostra!!!
        Toccando vertici di grande capacità comunicativa, a quel punto del comizio Grillo ha inscenato la condizione in cui vive, in Italia, qualsiasi lavoratore autonomo quando quotidianamente si accosta alla buca delle lettere. Un tempo, si trattava di un gesto automatico, quasi un riflesso condizionato, qualche volta turbato dal ricevimento di una bolletta un po' più salata delle altre. Oggi, è come una ricognizione in terre ignote. Dando prova di tutte le sue notevoli capacità attoriali, Grillo a quel punto ha mimato il dramma di ogni lavoratore autonomo italiano: l'avvicinamento alla cassetta delle lettere, paragonabile a quello che si potrebbe fare a una mina antiuomo: grande cautela, grande circospezione e soprattutto grande paura. Poi, con un atto di autentico eroismo, la cassetta viene aperta: se non c'è niente o posta ordinaria, tutto bene, domani è un altro giorno. Ma s'è c'è una lettera di Equitalia, o dell'Agenzia delle Entrate? Se vi capita, come è capitato a me, di ricevere la notifica che non avete assolto per anni il pagamento delle tasse su un alloggio che non avete mai posseduto? Comincerà ovviamente la vostra discesa agli inferi, un percorso che anche troppi conoscono, ma che non auguro ad alcuno.
         Questa è la condizione di autentico terrorismo fiscale in cui versiamo attualmente, sudditi di governi NON eletti (ricordiamo che Monti è, nella migliore delle ipotesi, un Gauleiter della Merkel, dell'UE e della finanza mondiale e mondialista), non padroni a casa nostra, in preda alle peggiori repressioni, privati perfino del diritto alla sopravvivenza e di diritti fondamentali come lo ius sanguinis e lo ius soli.
         Nel mentre, un signore anziano malamente restaurato, capo di un governo che in campo fiscale ha trasferito l'onere della prova dall'accusa alla difesa, violando tutti i diritti del cittadino, dall'Habeas Corpus in avanti, momentaneamente depurato del suo seguito di nani e ballerine (ballerine? Ma si chiamano così, adesso...?), ci promette che abolirà tutte le tasse possibili immaginabili, forse riferendosi alle tante, troppe, che ha messo lui.
          Una persona che stimo molto dice che Grillo è troppo volgare e cialtrone. Capisco, ma non condivido. Grillo è volgare esattamente come la situazione in cui siamo immersi, dove lo stile non serve più e certo non serve a cambiare le cose. Cialtrone potrà anche esserlo, questo non lo so, non sono in grado di dirlo, non lo conosco personalmente. Certo non è cialtrone politicamente e, se anche lo fosse, sarebbe un cialtrone originale, certo non un cialtrone fotocopia come sono certi personaggi in giacca e cravatta che da sempre popolano la nostra scena politica.
        Non voterò Grillo. Non partecipo da decenni a "ludi cartacei". Subisco la dittatura fiscale in cui viviamo. La subisco come tutti. Ma certo non mi faccio prendere per il culo (la volgarità è d'obbligo, nel caso di specie) da quanti contrabbandano un voto ogni tanto con un esercizio di democrazia. Preciso inoltre che, se anche fossero veri, onesti e autentici, gli esercizi di democrazia mi fanno ribrezzo in quanto tali. Ma se per di più sono falsi...
        A me basta tornare a potermi accostare alla buca delle lettere come facevo in anni lontani, senza pensare minimamente che potesse essere una mina antiuomo. E, dal momento che quegli anni, in Italia, non torneranno, farò come Dépardieu e mi troverò un altro Paese. Ingrata Patria, non avrai le mie ossa! Stanne pur certa, che te ne freghi qualcosa o no. Da patriota e nazionalista che fui, sono un amante tradito, di quelli che non perdonano. E non perdonerò.

                                                                                           Piero Visani 

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