Parlando giorni fa a Torino, Beppe Grillo ha toccato due temi di fondamentale importanza: il ritorno del sentimento, all'interno delle nostre vite; la rilevanza del senso di comunità.
L'epoca attuale, in effetti, è un periodo di morte dei sentimenti e di eclissi delle passioni. Siamo tutti anestetizzati, chiusi nel piccolo guscio delle nostre vite, attenti unicamente all'interesse. Niente slanci, niente cose fatte per il gusto di farle, solo e sempre moventi interessati, finalistici. La nostra vita è dominata dal denaro, dalla ragioneria dei conti economici, e tale ragioneria si è talmente diffusa che anche le nostre vite sono diventate delle esperienze contabili. Anche i rapporti con le persone vengono misurati in base a questo deplorevole metro, per cui una persona vale, per noi, a seconda di quanto ci può giovare.
I valori positivi sono stati espunti dalla nostre vite, che sono null'altro che una lista contabile, uno squallido elenco della spesa. Tutto questo ci affonda nella freddezza più totale, nell'algore. Viviamo come dei morti, e neppure ce ne accorgiamo, visto che dobbiamo solo contabilizzare.
Ancora più totale è l'eclissi del sentimento di comunità, quello che ci dovrebbe far sentire partecipi di un comune destino, di uno sforzo collettivo, di un'identità nazionale. Niente di tutto questo: solo parcellizzazione societaria, interessi in competizione. Una società che viene definita "solidale", mentre in realtà domina soltanto l'hobbesiana "guerra di tutti contro tutti".
Bene fa Grillo a richiamarci a questi valori elevati, senza i quali non saremo mai più un popolo, ma solo plebe, esposta alle tirannie di turno. Riprendiamoci il nostro destino. Non è mai troppo tardi per farlo.
Piero Visani
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