mercoledì 27 febbraio 2013

L'istinto di conservazione

      Ciascuno di noi sa, per esperienze fatte o conoscenze acquisite, che qualunque organismo umano, prima di rassegnarsi a morire, tenta di reagire. E' l'istinto di conservazione a dettargli quel tipo di comportamernto, per garantirsi una qualche estrema possibilità di sopravvivenza.
       Trovo dunque sorprendente il modo con cui le élites politiche e sociali italiane guardano al fenomemo grillino. In effetti, che bisogno hanno di reagire, e a che cosa, coloro che per potere, denaro e relazioni si spartiscono tutto ciò che è spartibile in questo Paese? Che cosa significa la crisi, per loro? Comprare una Ferrari in meno? Rinunciare alla sedicesima casa, limitandosi "solo" a quindici? Fare una vacanza di sette settimane, invece che di otto? "Gravi" rinunce, sia chiaro, ma in ogni caso si attiva la rete delle solidarietà. E, se si guarda ai curricula dei loro rampolli, si nota che la loro carriera è cominciata in un consiglio di amministrazione, come minimo; in una cattedra universitaria, in un primariato, in un posto caldo in parlamento. Tutti gli altri - si sa - sono degli "sfigati" e qualcuno, tra i membri più stupidi della nostra classe dirigente, ha avuto anche l'impudenza di dirlo...
        Per gli altri, beh, per gli altri restano le briciole: magari hai due master in economia o giurisprudenza, ma, se non hai le conoscenze giuste, il tuo destino è un call center, o, se sei fortunato, quello di fare da balia a un perfetto coglione, al quale dovrai fare tutto, perché non sa fare niente, ma la bella figura la farà lui, perché lui è al posto di comando, lui ha le relazioni giuste, lui sarà sempre il tuo capo.
        Le ricchezze, gli agi, il senso di impunità, la mancata circolazione delle élites rendono profondamente ottusi, si sa. Si è contenti delle proprie ricchezze, le si sfrutta, non ci si guarda attorno, non ci si aggiorna. Tanto, si è al vertice "per grazia ricevuta". Dunque, "a che te serve...?".
         Il mondo però va avanti, si complica, si sviluppa, e le ingiustizie, tanto più si fanno macroscopiche, tanto più diventano difficili da giustificare. Si manifestano moti di ribellione e volontà di cambiamento, ma chi ha la pancia piena non si accorge di niente. Guardate le facce di coloro che sono stati "trombati" alle elezioni politiche: l'aria di incredulità che li pervade è totale. Le loro facce sono simili a quella di Lord Cornwallis, comandante delle truppe britanniche, al momento della resa di Yorktown (1781), l'atto decisivo della Rivoluzione Americana: non credono ai loro occhi e fanno suonare alla banda The World turned upside down (certo, ma solo per loro, fortunatamente...).
         Quando una classe dirigente è ricca, ladra, potente e stupida, non è mai un bene per una Nazione e per un popolo, perché abdica alla propria funzione dirigente e, da presunta aristocrazia, si trasforma in reale cleptocrazia, immersa per di più nella beata e soddisfatta ignoranza. Gli italiani, purtroppo, viaggiano poco e, quando lo fanno, si rinchiudono in villaggi per turisti stupidi, ma, se si guardassero un po' intorno, si accorgerebbero di quanto il mondo è andato avanti, mentre noi siamo rimasti fermi, a considerarci i migliori del mondo: piccoli Paesi interamente cablati, sistemi telefonici che funzionano alla perfezione, servizi efficienti, istruzione di alta qualità assicurata a tutti i livelli.
          Viene in mente Giorgio Gaber, un autentico profeta: "E l'Italia giocava alle carte, e parlava di calcio nei bar...". Fortunatamente, però, c'è un ma: prima di morire, prima di lasciarsi uccidere da una classe dirigente bastarda, infame, ladra e autoreferenziale, gli italiani si stanno chiedendo se valga la pena lasciarsi sopprimere così, mentre altri se la spassano. E questi altri, che temono di rischiare di finire di spassarsela, affermano con la solita sapiente alterigia: "ah, questi stupidi si sono affidati a un comico!". E' vero, ma occorre una precisazione importante: un comico fa il cialtrone di professione, non lo è necessariamente di natura, come lo sono indiscutibilmente i suoi critici. E può anche permettersi il lusso di essere modesto. Mentre i detentori di lauree regalate, di cattedre scambiate e di relazioni para-criminose intrecciate cessino, per favore, di farci la morale dall'alto della loro sesquipedale ignoranza. A continuare così, dove adesso arrivano i comici presto arriveranno gli epigoni di spiantati pittori di acquarelli viennesi. Piacciono...?

                                              Piero Visani

                                                                     

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