giovedì 7 febbraio 2013

Don't touch the Daisies!

      7 febbraio 2011 - 7 febbraio 2013. Per deformazione professionale (nasco come storico), sono legato alle date, alle cronologie, alla possibilità di dare un inquadramento temporale a tutto. Ne riconosco il valore nominalistico, ma, quando mi rimproverano questa mia attenzione alle date, la respingo sempre al mittente con un certo fastidio: le date sono la Storia, la nostra storia, e non dare loro importanza è solo segno di essere vittime della "società dell'infinito presente", quella di Faccialibro e dell'interesse per gli epifenomeni (per dirla con Marx) o per le cazzate (per dirla in modo che si capisca).
       La ricorrenza di cui sopra mi ricorda la conclusione di un gioco, un gioco che potrei tranquillamente definire "a somma zero", visto che non ci sono stati né vinti né vincitori, e al massimo una vittima: la ragionevolezza.
       Ho partecipato a quel gioco e di fatto mi sento perdente, ma, essenzialmente per tutelare la mia immagine, ho preso alcune decisioni che mi hanno consentito almeno di trasformarlo in un gioco a somma zero.
       Di conseguenza, nel momento in cui mi accingevo a scrivere questo post, avrei voluto intitolarlo "Level 2", ma mi sono accorto che, in questo ideale videogame, io non avevo alcun titolo, nel momento di una ricorrenza per me importante, di passare al Livello 2, perché certo non ho superato con successo il Livello 1. Rischiavo dunque di apparire supponente (come sostiene la mia cara sorella), di trasformare in una vittoria quello che, al massimo, poteva essere considerato un rosicato pareggio (nei fatti, più che nel mio animo).
       A quel punto, ho dovuto ammettere che non potevo fare altro che abbandonare il gioco vecchio, dove di fatto dal Level 1 non sono mai uscito, rimanendovi dunque impantanato..., e cercare un gioco nuovo, dove potessi rimettermi in discussione, ricominciare a giocare... e vedere se mi andava meglio del precedente...
       Qui mi è venuta in soccorso la mia componente lustig, che alberga in fondo al mio animo e tende a venire fuori quando meno me lo aspetto: sì, è chiaro che non posso continuare a giocare il gioco vecchio, anche perché più che un gioco sarebbe un solitario, e mi serve invece un gioco nuovo, a brand new game. Ma come chiamarlo, come intitolarlo? Ci ho pensato un po', poi mi è venuto in mente un titolo che parafrasa un vecchio film degli anni Sessanta, con protagonista Doris Day  (non a caso, una che non la dava mai...): Don't touch the Daisies! Mi è parso straordinariamente appropriato (sapete, ho anche una formazione semiologica...).
        Così, da oggi, sono impegnato in questo nuovo gioco: Don't touch the Daisies! Il riferimento è più in senso lato, che in senso stretto, e serve a ricordarmi che il mondo è pieno di bei fiori e che è ora che riprenda a guardarli, a cercarli e a toccarli. Senza dover pensare sempre che "vorrei, ma so, che lei, oh no!". Sì, Don't touch the Daisies! è davvero uno spledido epitaffio per una storia di infinito nulla, è un fantastico "pensiero stupendo". E' il "memento" di cui ho bisogno per ricordarmi che il mondo è pieno di fiori, di rose purpuree, e non necessariamente intoccabili (nell'anima e nel corpo), anzi.

                 Piero Visani

                                                                    

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