Epater les bourgeois è sempre stato uno dei miei sport preferiti. Con il risultato che, negli ambienti borghesi, sono gradito come una zanzara in una notte d'estate in una stanza chiusa. La cosa non mi ha mai preoccupato granché e seguo, su questo versante, un andamento altalenante: quando ho voglia di provocare, schiaccio sull'acceleratore; quando desidero essere prudente, alzo il piede... Seguo una serie di miei arabeschi interiori, del tutto sconosciuti ai più, in cui un atteggiamento può essere destato da qualsiasi cosa mi salti in mente: un "incidente" estetico (sono molto sensibile all'estetica, alla mia idea di estetica, ergo una caduta di tono di qualcuno su quel versante può provocare reazioni sotto traccia, da parte mia), una provocazione linguistica, un gesto che non mi piace, una valutazione che mi ferisce.
Di fatto, comunque, me ne sto sempre per i fatti miei e, quando ci sono, spesso è come se non ci fossi o, meglio, come se fossi altrove. Partecipo a quello che sento mio, altrimenti mi estranio.
Non conosco che cosa sia l'interesse. Seguo l'istinto, non l'interesse. Non ho comportamenti interessati. Ne sono talmente lontano che talvolta qualcuno pensa addirittura che il mio disinteresse (assolutamente vero) sia in realtà finto, tanto è marcato.
Trovo la maggior parte delle persone stucchevoli, in quanto i loro comportamenti sociali sono ispirati alla riconoscibilità e al conformismo, non all'alterità e alla fuga dalla banalità.
Sono sempre stato un pessimo frequentatore di salotti, poiché trovo ridicolissimi quei "discorsi da autobus" (à la Nanni Moretti) spacciati per distillati di sapienza, quelle banalità da giornaletti di gossip spacciate per dichiarazioni intelligenti, quegli stereotipi ripetuti ad infinito, per sorridersi, riconoscersi e capirsi. Per me, suonano come se si dicessero: "quanto sono scemo!". E la borghesia italiana in questo eccelle, è la plus bête du monde!
In genere taccio, limitandomi a guardare i soggetti in questione con aria di per nulla celato compatimento. Qualche volta sbotto, e allora mi faccio dei nemici...
Ricordo tuttavia con estremo piacere, direi quasi con gioia, una notte di San Silvestro di più di vent'anni fa, quando scioccamente mi lasciai coinvolgere a partecipare a una di quelle festicciole private che sono in genere un po' più tristi dei funerali. Rimasi silente e per fatti miei in un angolo, come in genere faccio sempre nelle occasioni sociali, finché, in un momento di silenzio generale, un'incauta signora ebbe la cattiva idea di interpellarmi dicendomi: "e lei, che è rimasto tutta la sera in un cantuccio, isolato, che ha da dirci?" Dissi, con una certa veemenza, dettata dal "valore" di quello che avevo sentito in precedenza, e da allora non mi hanno più invitato...
Io vivo così. Mi piace "dare a Cesare quel che è di Cesare" e in genere vengo scaraventato senza troppi complimenti nella poubelle. E' li che nasce Peter Trash. Sento che diventerà un idolo...
Piero Visani
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