Cumuli di neve sulla collina torinese. Ma è neve bagnata. Va via da sé, man mano che la giornata progredisce. Non devo nemmeno spalarla insieme a mio figlio. Mi faccio portare da lui, con la sua auto ben attrezzata contro le insidie dell'inverno, in centro a Torino ad acquistare i giornali.
Rispetto a Revigliasco e Moncalieri, realtà relativamente piccole, intrise di spirito comunitario, a Torino - metropoli di inevitabile strutturazione societaria - di spalare la neve non si è preoccupato alcuno. Davanti alle scuole, vedo anziani, impegnati nell'odierno ludo cartaceo, rischiare il bacino o una gamba per andare a fare il proprio "dovere".
Mi immagino che, se l'esito del voto non sarà stato positivo, i corifei del centrodestra non mancheranno di allietarci con le loro geremiadi sul fatto che, "quando fa brutto tempo, i moderati non vanno a votare"!
Singolare genia, questi moderati. Avari in tutto, anche nell'impegno, nutrono una passione politica che si ferma di fronte a 0,1 centimetri di neve bagnata. Sono talmente parsimoniosi che risparmiano anche su questo. Del resto, impegnarsi è un lusso che richiede passione. Voteremo a Ferragosto, se non farà troppo caldo e se non saremo in vacanza...
La mia mente corre, inevitabilmente, alla parodia che Mino Maccari fece del reboante motto garibaldino - e successivamente mussoliniano - "O Roma o morte"! Con la sua fantastica linguaccia di senese doc, infatti, egli lo trasformò in "O Roma o Orte!", simpatica località del Viterbese, a una sessantina di chilometri dall'Urbe, dove a fine ottobre 1922 le camicie nere vennero fermate per lasciar passare il treno con a bordo il loro duce, diretto nella Capitale per essere ricevuto dal re e nominato capo del governo. Doveva essere una rivoluzione, e divenne una scelta istituzionale... Doveva cambiare l'uomo e il mondo, fece il Concordato con la Santa Sede e si preoccupò di tutelare la monarchia e il grande capitale...
Sì, noi italiani amiamo tanto le frasi ad effetto, del tipo "O Roma o morte!", ma, nella pratica, le interpretiamo come se, fin dall'inizio, esse fossero state in realtà formulate altrimenti, tipo appunto "O Roma o Orte!". Siamo cialtroni nell'anima, prima ancora che nei fatti. E' un serial lungo millenni. Si attendono repliche (del serial, intendo, non di eventuali epigoni delle varie famiglie pseudopolitiche citate. Quelle si sono già sputtanate benissimo da sole. E' come sparare sulla Croce Rossa. Non c'è gusto...).
Piero Visani
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