lunedì 25 febbraio 2013

Gli interstizi della notte

       Mi piace dialogare con me stesso, "sull'orlo della notte". Il lavoro è cessato, il telefono tace, i familiari si coricano. Io veglio. Leggo, rifletto, penso. Talvolta mi soffermo su quella che è stata la mia giornata. Talaltra rifletto su momenti della mia vita, su episodi, situazioni o storie che mi hanno avuto come protagonista.
       E' un tempo rallentato, quello della notte, dunque è un tempo approfondito, meditabondo, speculativo. Si parla con se stessi, moltissimo. Si valuta, si fanno bilanci.
       Sono sempre stato, a livello caratteriale, una strana sintesi di pensiero e azione. Taluni credono che in me l'azione preceda il pensiero e qundi sovente mi rimproverano una certa impulsività. Li lascio fare, cerco addirittura di trarne vantaggio. Ma io so bene che rifletto sempre su tutto, che faccio tutto in fretta ma mai nulla d'istinto.
        Oggi ho pensato a taluni sviluppi positivi che hanno investito la mia vita e non riesco ad attribuirli altro che al caso. E' vero, la casualità pesa moltissimo sulle nostre vite, immergendoci in situazioni nuove, facendoci conoscere persone diverse, e così via. Ma è lì, a quel punto, che comincia la nostra azione, il nostro modo positivo di interagire con la realtà. Il caso ci può talvolta offrire, quando è fortunato, delle occasioni, ma sta a noi sfruttarle o perderle. Sta a noi dilatare un evento fortuito o spegnerne del tutto le potenzialità, con i nostri errori e le nostre chiusure.
        Noto con piacere che non ho smarrito i miei entusiasmi, le mie curiosità, i miei interessi. Vengo da esperienze recenti che mi sono piaciute poco o punto, ma sono sempre io. Non sono cambiato e non intendo cambiare. La mia "golosità esistenziale" è la medesima e gli stimoli che lancio restano gli stessi. Anche le tristezze e le ferite stanno svanendo. Mi sto esercitando a collocare ogni cosa nella giusta dimensione e noto con piacere che non ho perso fiducia, sicurezza, capacità comunicativa, volontà di dialogo. Riscopro lentamente il giorno, dopo il mio lungo "viaggio al termine della notte". Ho provato repressione, negazione, oscurantismo, rifiuto, rigetto, esclusione, espulsione. Ho sofferto, ma poi, quasi di colpo, ho visto tutto chiaro. Non ho avuto bisogno di aiuti esterni; quelli sono giunti dopo, quando ho cominciato a percepire e recepire dei segnali che, altrimenti, mi sarebbero forse sfuggiti. A quel punto, ma solo a quel punto, l'intersezione con i medesimi è stata naturale e spontanea. Ma non è il mondo esterno che ha cambiato me; sono io che, cambiando, ho modificato il mio rapporto con l'esterno. La "tempesta del dubbio" è cessata. Ora so dove devo andare, e come. E mi piaccio sempre di più; sì, mi piaccio sempre di più. Le politiche di annientamento, se falliscono, possono avere effetti assolutamente eterotelici. Con me è successo, e ovviamente ne sono lietissimo. Dovrei essere morto, e invece sono più vivo che mai. Come vittima predestinata di politiche da "morti viventi", non me la sono poi cavata così male...

                                         Piero Visani

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