Quando si è usciti da una fase della propria vita e si è entrati in un'altra, si attraversa un periodo di transizione che richiede taluni adattamenti. La mia vita si era strutturata in un certo modo, e ovviamente ho dovuto modificarla. L'operazione non è stata del tutto indolore, ma ormai sono proiettato sul futuro. Ho una quantità incredibile di cose da fare, davanti a me, e il lavoro, con le sue urgenze e i suoi carichi, è uno stimolo fortissimo a guardare avanti.
Un altro stimolo fortissimo è rappresentato dal fatto che il tempo aiuta a prendere atto che un congedo, per quanto brusco, pur sempre un congedo è e occorre farsene una ragione. Se non si va bene, non si va bene. E' necessario convincersene e guardare oltre.
E' quello che sto facendo, riacquistando progressivamente lucidità, senso critico, gusto per l'ironia e rinnovata fiducia in me stesso. Dopo tutto, ho una mia identità ed è evidente che non può essere gradita a tutti. Non intendo cambiarla, ma non intendo criminalizzare alcuno, se non la gradisce. Continuo a guardare il mondo con i miei occhi attenti, la mia sensibilità, le mie percezioni, la mia Weltanschauung. So benissimo che può non essere condivisa, in tutto o in parte, ma naturalmente non posso cambiarla solo per questa ragione.
Procedo per la mia strada, convinto che poter dire: "I did it my way" sia una rivendicazione legittima, certo non condivisibile, ma legittima.
Conosco di continuo altre persone, donne e uomini, e a tutti mi presento e mi propongo per come sono. Rimango molto affezionato, del resto, al mio modo di concepire l'esistenza e non ritengo di dovervi rinunciare. Sono consapevole del fatto che questo mio modo di fare e di vedere possa non essere condiviso, ma procedo per questa long and winding road.
Mi sforzo, per quanto possibile, di tenermi lontano dalla banalità, dunque continuo a leggere moltissimo, a riflettere anche di più, a meditare, a studiare, ad analizzare, a vedere film e serial, ad ascoltare musica, a raccogliere tutti gli stimoli e le sensazioni possibili. Per rielaborarli a modo mio, attraverso il filtro della mia sensibilità
In una parola, cerco di continuare a vivere, sempre pronto a cogliere occasioni per "vivere di più". E' il mio personale cammino di speranza, e non mi sento un criminale, un "perturbatore", un devastatore o quant'altro, nel farlo. Forse qualcuno potrà dire che sono eccessivamente intellettualistico e cerebrale, nelle mie cose, e ne rispetto l'opinione.
Come tutti coloro che hanno realmente voltato pagina, non cerco più polemiche o diatribe o scontri. Ascolto rispettosamente le ragioni degli altri e mi tengo le mie opinioni. Non mi sento un criminale. Mi sento un uomo impegnato costantemente nella ricerca di se stesso e teso nello sforzo di dare un senso, un senso profondo, alla propria vita.
La crisi - come sempre succede - ha prodotto trasformazione e in effetti mi sento cambiato, in meglio, e già da tempo impegnato a percorrere un nuovo cammino. Il cammino di una nuova speranza, di una costante apertura alla vita e agli stimoli che essa può racchiudere. Per nulla sereno, sempre tormentato, più che mai creativo. Ben consapevole che, così come sono, posso risultare gradito ma anche sgradito: à chacun son goût.
Piero Visani
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