domenica 17 febbraio 2013

Italians do it better?

       Una delle considerazioni più negative e sconfortanti che emergono da questi ultimi anni di lavoro sempre più internazionalizzato è l'abisso deontologico che si è aperto, a livello individuale e lavorativo, tra l'Italia e molti altri Paesi.
        A livello lavorativo, trattare con molte aziende italiane, quali che siano le loro dimensioni, è diventato una sorta di "ricerca del Graal": per una che si comporta correttamente, molte altre non fanno altrettanto, operano a base di colpi di mano e di atti compiuti, creando infiniti problemi a chi cerca di comportarsi correttamente. La cosa è densa di conseguenze negative, perché tutto diventa più complicato, fastidioso, difficile, quasi che non bastassero le complicazioni già forti create da un sistema burocratico e fiscale assurdo e deliberatamente vessatorio.
        Non che lavorare solo con l'estero sia tutto rose e fiori, ma le scorrettezze tipiche degli italiani sono assai meno diffuse e i comportamenti coerenti hanno ancora un senso. Talvolta si incontra - è vero - molta rigidità, ma non è meglio la rigidità rispetto alla flessibilità dei magliari, a quelli che sono flessibili solo perché hanno un unico desiderio: fregarti?
         Dal momento che tutto ciò che è pubblico è una conseguenza e al tempo stesso una sommatoria di infiniti comportamenti privati, occorre riconoscere che, anche a livello privato, gli italiani lasciano molto a desiderare. Tutto è dominato dall'interesse, l'etica è un accidente della Storia, ogni cosa è fatta se si ritiene di poterne ritrarre un tornaconto. Amicizie, convergenze, perfino amori nascono sotto il segno dell'interesse e, appena questo viene meno, si spengono con la medesima velocità con cui si sono accesi. A tutto si ricorre, ma veramente a tutto, pur di ottenere qualche vantaggio, non esitando neppure di fronte all'inganno deliberato pur di ottenere i propri obiettivi.
         E' molto triste vivere in una realtà del genere e appare naturale che, tra coloro che si comportano diversamente, nascano impreviste e inattese solidarietà. Ma si vive male, immersi nella menzogna, nella presa in giro, nell'essere presi in considerazione se si serve, e fino a quando si serve, salvo essere buttati via quando non si serve più.
         L'importante, tuttavia, è non cambiare, non venire meno ai propri principi, continuare a fare come si è sempre fatto, fedeli alla propria visione del mondo. Non è un caso, del resto, che in mezzo a tali e orribili rapporti dettati unicamente dall'interesse, nascano spesso amicizie vere, tra persone che riconoscono reciprocamente la loro onestà di intenti.
         Nel mezzo dell'intenso lavoro di questi anni, del gran numero di persone conosciute e frequentate, nell'intrico di piccole o grandi fregature subite e del denso numero di prese in giro di cui sono stato oggetto, mi resta - come lascito importante - aver conosciuto qualche persona di specchiata onestà, di adamantina chiarezza, di grande rigore etico. Persone con cui si stringe inevitabilmente amicizia, perché ci si riconosce reciprocamente come diversi, come soggetti con una parola sola, disinteressati, di classe, di stile. Soggetti che non mentono e che, se devono dirti una cosa sgradevole, hanno il coraggio di farlo, perché la chiarezza è fondamentale, nei rapporti umani e facilita incredibilmente le relazioni interpersonali. A tutti costoro - ora che il blog intende spostarsi a parlare di contenuti veri - va il mio personale ringraziamento. Agli altri, lascio come spunto di riflessione (ma riflettono mai, costoro?) alcuni versi tratti da una bella e non troppo nota canzone di Enrico Ruggeri, Gli uomini piccoli:

Caratterizzati da una vista molto corta,
gli uomini piccoli faticano ad aprire
qualsiasi porta.
Approsimative ma incrollabili convinzioni,
gli uomini piccoli non riescono ad entrare nelle canzoni
e se fanno qualcosa di cui si devono vergognare,
gli uomini piccoli dicono che quello è il loro dovere.
E pretendono soldi per ogni prestazione:
gli uomini piccoli non fanno niente
per gusto o per passione.

            Peggio per loro. La vita senza gusto e passione è un'esperienza di pre-morte. Forse sarà per quello che il tema è così caro a taluni di essi...
 
                                              Piero Visani
 
                                                                       

        

Nessun commento:

Posta un commento