sabato 23 febbraio 2013

Il trionfo della volontà

       E' stato bello assistere, ieri sera, al comizio di Beppe Grillo a Roma. Si riconoscevano tracce antiche, note, gradite. Ancora una volta, un popolo stremato, affamato, deprivato di ogni speranza e di ogni possibile futuro, raccoglieva tutto se stesso e le sue scarse forze per lanciarsi all'attacco dei potentati, delle banche, degli affamatori, dei "poteri forti", cioè di tutti coloro che, con qualche slogan a poco prezzo, hanno prima conquistato e poi distrutto le sue vite e le sue ricchezze.
        L'aria che si percepiva, pur per il tramite del mezzo televisivo, era bella, positiva, intrisa di pathos. L'aria che si respira prima di certi assalti alla baionetta: molti sanno che non torneranno, ma sanno che i compagni, i figli, i nipoti, grazie al loro sacrificio, andranno avanti, si costruiranno un futuro e un destino, e allora non c'è più alcuna paura ad immergersi nelle "tempeste d'acciaio"? Del resto, di cosa dovremmo avere paura? Siamo già morti da tempo. La vita che conduciamo è forse definibile come vita? Il fatto che riusciamo a conservare, quando va bene, il dieci per cento dei nostri introiti, perché il resto finisce nella fauci di uno Stato moloch e bastardo, e della classe politica e dei suoi accoliti, cosa lascia alle nostre vite? Ci avevano promesso "le magnifiche sorti, e progressive". Guardatevi intorno (escludete le loro residenze e proprietà, ovviamente...).
        Tuttavia, per chi studia la Storia (e la studia sui libri, non grazie alle entrature di papà...), è ben chiaro che, quando i popoli non hanno più nulla da perdere, se non le proprie catene (mi piace sempre tanto citare Marx, lo trovo un grandissimo, e chi mi conosce sa che non sono propriamente marxista...), ecco che le loro vite subiscono delle accelerazioni improvvise.
         Quello che Grillo ha suscitato in Italia è la classica reazione ante mortem, il sussulto che può riportare alla vita, oppure far precipitare definitivamente nell'abisso. E' l'istinto di conservazione di un popolo che ha la prevalenza sugli algidi calcoli da ragioniere dell'anima del Gauleiter Monti, uno che, in quanto cattolico, della vita conosce solo i surrogati, perché la sua religione gli impedisce di accedere alle cose vere, escluse le perversioni denunciate dal pontefice uscente (non a caso uscente: mai sollevare certi coperchi, ci si brucia, e molto...), o del Cialtrone Silvio, il Grande Affabulatore che racconta la nascita di Equitalia o il voto in favore dell'IMU come operazioni in cui il suo governo e il suo partito non sarebbero mai entrati...!!! A voler essere eleganti, un Fregoli (con la precisazione che Fregoli è un classico caso di nomen omen...)!
        Tutti coloro che conoscono queste dinamiche sanno che, da situazioni del genere, si esce soltanto con una straordinaria carica di violenza, che funga da fattore catartico delle infinite repressioni subite. Non capiterà, perché l'Europa post-1945 vive in condizioni di catalessi, come vogliono i suoi dominatori d'Oltreoceano. Ma gli anticorpi sono in movimento. Questo continente non è ancora definitivamente condannato all'eclissi dalla Storia. Può ancora invertire la rotta e può farlo - come lo ha sempre fatto dal 1789 a oggi - con il "trionfo della volontà", nelle varie forme in cui essa ha saputo storicamente incarnarsi.
       Sono lieto di poter assistere alla volontà di riscossa di un popolo. Adoro la collera dei buoni e dei vessati. Nella vita, difficilmente si riescono a fare miracoli, ma occorre costantemente sognare di riuscire a farli. Nella peggiore delle ipotesi, restituiremo ad altri gli incubi che abbiamo provato per anni noi. A me questa prospettiva piace moltissimo. So già che si dirà: "Eh, ma non è costruttiva!". Niente di più falso: è costruttiva degli interessi di un popolo, distruttiva di quelli delle oligarchie. Voi da che parte state?

                                                                        Piero Visani

                  

      
     

Nessun commento:

Posta un commento