In questa fase di liquidazione di un'esperienza di vita, nel momento in cui mi lascio definitivamente alle spalle ciò che è stato, mi sia consentito di ringraziare, in un primo momento, tutte le donne che mi sono state vicine: spesso comprensive, sempre trepide, talvolta molto severe con me, fatto da loro oggetto di giudizi non sempre benevoli.
Ho potuto toccare con mano quanto sia diversa, nelle valutazioni, la differenza di genere. Dai maschi, infatti, mi è venuta una solidarietà totale e incondizionata, frutto del fatto che nessuno di noi, nemmeno il più incallito womanizer, ha potuto risparmiarsi un'esperienza come quella che ho fatto io. C'è sempre, nelle nostre storie individuali, una donna che ci ha spezzato il cuore e che lo ha fatto con cinismo, infinità crudeltà, gaudente sadismo. Nessuno di noi, anche il più valente degli "sciupafemmine", è riuscito ad evitarsi un destino del genere, per cui, quando un amico racconta le proprie "pene d'amor perdute", la solidarietà scatta immediata. Solo noi, infatti, sappiamo che cosa voglia dire essere presi in giro, giocati, "scherzati", turlupinati, irrisi.
Non che le donne - sia chiaro - non possano essere oggetto di gravissimi torti da parte degli uomini, ma i torti che subiamo noi sono diversi e trasudano un disprezzo, un astio e perfino un odio che noi, di norma, non proviamo per nessuno. La nostra concezione dell'esistenza è intrisa di agonismo, non di perfidia. Possiamo essere brutali, ma rarissimamente saremo falsi.
Di conseguenza, quando qualcuno di noi finisce nelle spire dell' "idra femminina", la solidarietà di genere scatta immediata. E scattano pure i meccanismi di valutazione dell'entità del danno subito. "Se te l'ha data", è meno grave; "se non te l'ha data", è assai più grave, perché oltre alle beffe (che in genere mettiamo in conto, nei rapporti con le donne), hai subito anche il danno, il vulnus peggiore, la "renitenza" fisica.
Dopo di che scattano i consigli sul da farsi: "devi trovartene quanto prima un'altra" (da intendersi come "chiodo scaccia chiodo"); "non ci pensare più, sono tutte zoccole nella mente e Marie Goretti nei fatti", e via testosteroneggiando.
Siamo sempre molto tristi, noi maschi, quando non riusciamo a mettere in pratica la amata "teoria dell'impollinazione", quella che nessuna femmina capirà mai e che ci ha procurato, procura e procurerà, in eterno, l'accusa di essere "tutti dei porci". Accusa fantasticamente ridicola, che, con dinamiche tipicamente femminili, trasforma la fisiologia in patologia, e per di più in patologia mentale...
Alla fine, però, la Männerbruderschaft è estremamente importante perché, con la sua solidarietà incondizionata, restituisce fiducia. Le amiche, nei loro commenti, ti faranno notare errori che hai sicuramente commesso, e sui quali ti farà bene riflettere. Gli amici ti diranno solo che "hai fatto tutto giusto" e aggiungeranno che, dopo tutto, sono "tutte puttane", molte "in potenza", poche "in atto". E cominceranno i racconti di storie simili alla tua, che ti conforteranno non perché "mal comune sia mezzo gaudio", ma perché ti accorgerai che anche persone cui vuoi bene o che stimi sono passate attraverso i tuoi stessi tormenti, le tue stesse fregature, il tuo medesimo senso di frustrazione.
Tutto vero e al tempo stesso tutto falso. Profonde e sempiterne verità, e stereotipi adatti a tutti gli usi. Non ti sentirai meglio, ma capirai che, almeno, non è capitato solo a te. E sarai assalito da mille sensazioni, desideri e pulsioni, la più forte delle quali sarà quella di riprovarci. Eh sì, perché è vero che hanno provato ad ucciderti, ma tu sei qui, ben vivo, più vitale che mai e pronto a dimostrare al mondo che, se per una volta è finita male, non è che sei destinato sempre a perdere. C'è chi ama morire, chi vivere di meno, chi vivere di più. Tu vuoi gustare tutto, sempre e comunque, e se ti è capitato solo chi non aveva fame, o solo disgusti, o amava le vite a metà, a te piacciono quelle per intero e non puoi soffrire in eterno. Tutto quello che non hai trovato ieri, a vari livelli (dal sentimentale al sessuale) lo troverai domani. Il tuo viaggio al termine della notte è concluso. La tua "vita a debito" l'hai sperimentata, e non ti è piaciuta per niente. Ora è tempo di golosità, di voglie straripanti da saziare, sempre e comunque. Le vite degli avari le hai conosciute - e le hai pure allietate, con notevole dispendio di denaro e di energie. Non ti resta granché, ovviamente, se non, per l'appunto, un grande senso di miseria umana, sentimentale, sessuale, intellettuale. Ora è tempo di volare alto, fuori dalla palude giudeocristiana, verso un rinnovato trionfo del dionisiaco. Il trionfo della tua volontà dionisiaca. Sì, è ora, finalmente mi sento pronto. Aquile e galline volano a quote diverse; meglio prenderne atto, prima o poi. E non farsi del male, ma - se possibile - farne. Molto.
Piero Visani
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