martedì 14 luglio 2015

14 Luglio 1789


       Le interpretazioni sulla Rivoluzione Francese e sul suo ruolo storico sono le più diverse e divergenti, e non intendo certo addentrarmi in una discussione su un tema così delicato e controverso. Dico solo che, nella vita e nella storia, ci sono situazioni dalle quali occorre uscire con un balzo (per me in avanti; per altri, magari, all'indietro).
      Quando le disuguaglianze sociali, la repressione, le ingiustizie, la creazione politica ed economica di infelicità e oppressione raggiungono livelli non più tollerabili, occorre cambiare radicalmente e non sono certo uno che ritenga che si possa cambiare con una "ragionevole" evoluzione verso situazioni migliori.
       Si cambia solo con dei traumi, traumi che spesso risultano sanguinosi o sanguinosissimi, ma che sono fondamentali per spazzare via i vecchi assetti e crearne dei nuovi.
       So bene - l'obiezione è di prammatica in casi del genere - che i nuovi assetti potranno anche assomigliare (e parecchio!) ai vecchi, una volta stabilizzati, ma l'essenza umana - a mio parere - è il divenire, non la stasi su una stracca iterazione del concetto che stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili.
       A me non pare proprio che stiamo vivendo in un mondo del genere, ma se anche fosse (e stento fortemente a credervi), quel mondo mi ha terribilmente angariato, stufato, devastato: non ne posso più. Quel mondo mi ha dichiarato guerra e io ho dichiarato guerra a lui.
       Vedo qua e là fermentare fenomeni di reazione. Non ho nulla contro di essi, ma ne individuo agevolmente la natura scopertamente reazionaria. Essi vorrebbero difendere un modo di vita che non c'è più e, nel farlo, si trasformano (a volte inconsapevolmente, a volte meno...) nelle più classiche "guardie bianche" di una visione occidentale e occidentalista della società che a mio modo di vedere è la causa di tutti i nostri attuali disastri.
       Ci vuole altro, molto altro, perché - non mi stancherò mai di ripeterlo - la minaccia non viene da fuori, ma da dentro: non sono i Turchi a massacrare i Greci, per fare un esempio classico ai fautori della teoria della minaccia esterna. Non ci sono nemici alle porte: sono ben dentro quelle porte, e ci comandano. Allora, dato per scontato che esista una minaccia, essa è data - per dirla con Carl Schmitt - non dall'"hostis", il nemico esterno, ma dall'"inimicus", in nemico interno, di cui ci è ben nota la ferocia. Mai potremo affrontare il primo, se non ci liberiamo rapidamente del secondo. E' questo il chiaro ordine di priorità che ci riporta al 1789. La Storia si ripete come tragedia o come farsa. Noi rischiamo di "godercele" tutte e due insieme.

                                         Piero Visani