Quando i conoscenti (gli amici, per prudenza, ci hanno ormai rinunciato...) mi chiedono dove vado in vacanza quest'anno, rispondo con un largo sorriso che non ho bisogno di andare in vacanza, perché è dalla fine del 2008 che sono in perenne vacanza alle isole Galàpagos, le isole ecuadoriane del guano.
Ci guazzo dentro (nel guano, non nel mare che circonda le isole) 24 ore al giorno, dunque perché dovrei preoccuparmi di andare in vacanza? Ci sono già in vacanza, in vacanza forzata. E' vero, a me il guano faceva ribrezzo, ma me lo hanno prescritto a forza, nell'ormai lontano 2008 e, sebbene io cercassi l'"isola del Tesoro" o "l'isola che non c'è", mi è stato detto che dovevo smetterla di nutrire sogni assurdi e dovevo adeguarmi alla realtà. E la mia realtà era quella del guano. Di fronte alle mie comprensibili obiezioni, mi hanno detto "te lo chiede l'Europa" e hanno pronunciato quella frase con un tono che non ammetteva repliche. Io ho cercato di replicare, di sollevare eccezioni, ma non c'è stato niente da fare. Così ho scoperto che il guano è il mio destino e, nel prenderne atto, mi sono detto: "ma non sei felice, stai alle Galàpagos tutto l'anno, dove sei addirittura sommerso dal guano?".
Da allora non torno più i Italia, sto tutto l'anno in questa nuova destinazione e, siccome non avrei molte risorse per permettermi una vacanza, mi beo della mia costante presenza alle isole Galàpagos.
Gli amici più arditi mi chiedono: "ma non sei felice, in quel paradiso del guano?".
Io vorrei rispondere no, ma poi penso che me lo chiede l'Europa e me lo procura il governo italiano, e così me ne sto relativamente rilassato in questo "paradiso terrestre". Non riesco a fare il bagno nel mare, ma vi assicuro che anche nel guano si nuota benissimo, specie se si tiene la bocca adeguatamente chiusa.
La parte ribelle di me (nonostante l'età e la provenienza europea ne ho ancora - non si sa come - una), tuttavia, non accetta questa situazione e mi incita: "dai, Piero, mangia tanto guano, fanne una scorpacciata, che poi ti verrà voglia di restituirlo!". In effetti, voglia di restituire - con gli interessi - tutto questo guano che mi hanno fatto mangiare mi è venuta e ho deciso: quest'anno, dopo sette lunghi anni di Galàpagos, ho deciso di rientrare in Italia e di incominciare a pensare a come restituirlo. Sono un otre di guano, è meglio che cominci a pensare al pareggiamento dei conti. Ed eccomi qui, nel mio buen retiro italico, intento a meditare su come restituire ai legittimi proprietari tutto il guano in cui mi hanno immerso. Non ho grandi idee, per il momento, ma una sola considerazione dominante: sicuri che dovrei restituirlo semplicemente in forma di guano? Cornuto sì, contento un po' meno, ma temperante è davvero chiedere troppo...
Piero Visani