Sotto il profilo concreto-fattuale, i miei primi 65 anni sono stati un fallimento abbastanza significativo, frutto del fatto che non ho mai voluto imparare "il mestiere di vivere" e, in definitiva, ho avuto uno straordinario successo nel mio intento. Mi sono costruito per come volevo io e, anche se la vita mi è passata sopra come un rullo compressore, sono sempre riuscito a sfuggirle, forte del fatto che, per quanto mi riguarda, le sconfitte e le rese esistono nel momento in cui uno le riconosce, e io non le ho mai riconosciute.
Sono vissuto in un isolamento che, con il tempo, è diventato sempre più consapevole e splendido, frutto del fatto che io e la media del genere umano non abbiamo molti punti di contatto, per cui, se ci teniamo reciprocamente distanti, viviamo meglio entrambi.
A partire dai 60 anni, ho iniziato una nuova vita, con molto più spazio dedicato alla creatività e alla cura della mia personalità e delle mie passioni, e ho iniziato a scrivere moltissimo, e penso che scriverò sempre di più.
Non mi avventuro in bilanci: ho vissuto istintivamente, andando sempre e solo là dove mi portava il cuore. Ho combinato sicuramente poco, ma questo è stato una conseguenza del fatto che io preferisco gestire un 1% totalmente mio che un 100% frutto di faticose mediazioni con altri. La mediazione proprio non mi interessa, in nessun campo, e non ho mai appartenuto alla genia del sono come tu mi vuoi.
Sulle mie terga sono stampate innumerevoli pedate, di diversa provenienza, che io di fatto considero analoghe alle tacche che si fanno dipingere i piloti dei velivoli da combattimento sulla fusoliera del proprio aereo dopo ogni abbattimento di velivoli nemici. Ho vissuto un'esistenza complessivamente residuale - è vero - ma è stata la mia, non quella decisa o scelta per me da altri.
Oggi, in una realtà di cui non riconosco più niente, avverto indizi positivi, che mi fanno pensare che, per i miei prossimi 65 anni, non mi annoierò così tanto come mi sono annoiato per i miei primi e l'addensarsi di fosche nubi di tempesta mi eccita vagamente, come credo capiti a tutti coloro che non hanno nulla da perdere e una sana voglia di non morire schiavi. Tutto il resto, lo scoprirò solo vivendo e il mio desiderio di scoperta è assolutamente intatto, se non addirittura in crescita. Per non parlare della volontà di "vivere irrazionalmente". Il bello delle epoche di anteguerra è proprio questo: di poter correre felici verso l'abisso, sapendo che potrebbe essere quello che ti sei scelto, non quello che ti hanno imposto a forza, dicendoti che eri libero.
Piero Visani