Ho avuto qualche reazione privata un po' stupita in merito al post "Il mio amico nero". Ho spiegato che, quando a 14-15 anni scopri di essere figlio spurio di una società e di un mondo, hai tanti modi per cambiare la tua situazione, dall'abiura, all'"entrismo", al camaleontismo, all'accettazione piena e condivisa, etc.
La mia personale risposta - frutto una volta di più di peculiarità caratteriali - è stata che non ero bastardo io, erano bastardi i miei genitori (metaforici, "ça va sans dire")...
Da allora, tutta la mia vita è conforme a tale considerazione: i miei genitori metaforici non hanno affetto per me, perché mi considerano un figlio spurio, e come tale mi trattano. Io non nutro affetto per loro, perché non li considero genitori. Non ci sono rapporti, se non casuali. Vorrei poter dire che ci ignoriamo a vicenda: sfortunatamente, loro non solo non mi ignorano, ma mi rompono costantemente le scatole. Da ciò derivano i miei legittimi tentativi di difesa.
Tutto qui. Solo una piccola storia ignobile, che vi ho voluto raccontare.
Piero Visani