martedì 14 luglio 2015

Ritorno al futuro


       Un tempo, diciamo dal 1950 al 2008, vale a dire i primi 58 anni della mia vita, avevo un'idea di futuro. Il futuro era un nuovo progetto, un nuovo lavoro, una nuova ipotesi esistenziale, qualunque cosa che venisse a rompere il ritmo talvolta un po' noioso della quotidianità. C'erano parecchi impegni, ma c'era anche una vita.
       Da quell'anno, la mia vita è venuta progressivamente meno ed è stata sostituita - mi immagino che sia il sogno di economisti e burocrati - da un insieme di scadenze: al lunedì devo pagare questo, al martedì quell'altro, il 16 del mese l'IVA, poi la ritenuta d'acconto, poi il bollo di quello, poi la tassa di quell'altro, poi la TARI, la TASI e un insieme di altre sigle inventate da un gruppo di sadici necrofori.
      Non hanno spezzato la mia volontà di resistenza: hanno più volte tentato di uccidere me e mi immagino che, se non sono stupidamente illusi, si possano aspettare legittimamente anche il contrario, però mi hanno tolto qualsiasi gusto per la vita.
       Che vita è, quella che si conduce? Si lavora, anche molto di più di un tempo, ma non resta in tasca nulla. Tutto viene ingoiato dal Moloch statale, in cambio di zero servizi. Vacanze, speranze, divertimenti. Tutto cancellato dal rigore fiscale (applicato ovviamente a tutti meno che agli esenti, in quanto ottimati...).
       In più, divieti su tutto, controlli su tutto, a condizione che uno NON sia un politico o un criminale (do you see any difference...?) oppure un migrante.
      Il tutto nel bel mezzo delle tirate provocatorie di quelli che ti dicono che QUESTO sarebbe il migliore dei mondi possibili e che non siamo riusciti a crearne altri, per ora. Frase che, quando profferita in mia presenza, mi sollecita a comportamenti da "natural born killer", che per ora - ma ancora per quanto? - riesco a frenare.
       Diciamo che non ero nato per una vita da schiavo, che è quella che conduco ormai da quasi un decennio. Sto per compiere 65 anni, lo so bene, ma sono molto attento alla cura del corpo e dello spirito, perché sono un soggetto fortemente rigoroso.
       Da sempiterno seguace di Nietzsche, questa vita da schiavo - e per di più schiavo di economisti, burocrati, guardiani e ragionieri - mi sta infastidendo parecchio. Una cosa però mi fa sorridere: pensare a come proprio il grande Friedrich fece notare a tutti come non ci sia nessuno di più ferocemente totalitario e antiumano di chi pretende di volere "il bene degli altri".
       Ho sbagliato tante cose nella vita, ma non la mia filosofia di riferimento: contro tutte le morali, contro ogni forma di morale, per la ricerca dell'Oltre-uomo, che poi oggi si è ridotta a come liberarsi da ragionieri, burocrati e tassatori.

                                      Piero Visani