venerdì 1 marzo 2013

Adua

      1° marzo 1896. Ad Adua, in Etiopia, le truppe italiane subiscono una delle più gravi sconfitte toccate ad un esercito europeo nel continente africano, con perdite che si aggirano fra i 6 e i 7.000 morti, per mano dell'enorme esercito dell'imperatore abissino Menelik.
      Oggi, a 117 anni di distanza, ricordandomi che mi sono laureato con una tesi di storia militare proprio sull'esperienza coloniale italiana dal 1887 al 1896, mi fa piacere commemorare quell'evento. Ricordare le sconfitte non è una vergogna, poiché dalle sconfitte, in tutti i campi, si possono trarre molti utili insegnamenti. E chi muore sul campo merita un sempiterno tributo. Non retorico, ma sommesso e solidale.
      Questo blog sta cambiando e, se è partito come essenzialmente privato, pian piano ha assunto caratteristiche di varia natura, che spero di poter sempre più incrementare. Una di queste - strettamente collegata alla mia persona - è il mio amore infinito per la storia militare, di cui possiedo una nutritissima biblioteca, ammontante a migliaia e migliaia di testi.
       Amo molto la storia, perché "la Storia siamo noi". Non ce ne ricordiamo spesso, persi in un presente infinito che, oscurandoci il passato, ci priva del futuro. Chissà se un giorno lo capiremo. Proverò a dare un modestissimo contributo in tal senso. La Storia è uno dei miei amori, una delle mie forti passioni. Ne ho tante, di passioni. Quella per la Storia è solida, e ricambiata. Siamo reciprocamente fedeli. Ci amiamo da sempre, senza tradimenti, infingimenti, eterni ritorni. Historia magistra vitae. Pochi riescono a comprendere quanto questa affermazione sia vera.
       Inoltre, la Storia crea memoria, ci consente di ricreare momenti, di rivivere eventi, di sentirci parte di un flusso infinito, che è quello del divenire umano. La Storia ci arricchisce come uomini, ci impedisce di essere immemori. E gli immemori, che non ricordano e dunque non sanno, sono meno liberi...

                                       Piero Visani

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