E' affermazione ricorrente - da parte di chi non mi conosce e non mi vuole conoscere, da parte di chi non mi capisce e non mi vuole capire - che io si afflitto da manicheismo, che divida rigidamente il mondo in ciò che è bianco e ciò che è nero. Niente di più falso, infondato, errato. Io non amo le mediazioni, ma non divido in mondo in "buoni" e "cattivi". E' molto diverso. Da una situazione, cerco di tirare fuori il 100 per cento e, se ottengo di meno, in genere ritengo di avere colto un profondo insuccesso. Ma non penso, non penso mai, di avere tutte le ragioni io.
Quando conosco una donna che mi interessa, che magari mi interessa molto, ambisco ad avere un rapporto completo con la medesima, che sia perfettamente ritagliato sulle caratteristiche dei due soggetti coinvolti - lei e io -, che si sviluppi e si connoti per come evolve la nostra relazione, con reciproco rispetto e crescente interazione. Non amo le cose a metà, le manfrine, le piccole o grandi falsità, le menzogne, i tentativi (pratica così sgradevolmente tipica di certe signore) di eterodirezione del maschio. Non amo le relazioni fatte di niente, dove il niente - con elegante banalità - viene definito "amicizia" (mentre il vero nome del niente è, ovviamente, "niente"). Non amo gli stop and go, dove naturalmente i primi prevalgono di gran lunga sui secondi. Non amo le inibizioni, le repressioni, i confini, i limiti, i divieti, e via proibendo. Mi piace sviluppare una relazione come un percorso, dove non ci sono esiti obbligati, tanto meno scontati, ma profonda interazione reciproca.
E' manicheismo, questo? Solo un non conoscitore della lingua italiana potrebbe definirlo così. Non ritengo infatti di essere il il "buono" e lei la "cattiva". Non ci sono buoni o cattivi, mai. Semmai ci sono "buoni" e "cattivi", sempre. Non pretendo di essere mai completamente dalla parte della ragione. Ho le mie virtù (poche) e i miei vizi (molti). Commetto errori, sicuramente in misura superiore a quanto non faccia cose giuste. Cerco di essere sempre sincero, anche a costo, talvolta, di risultare sgradevole. Ma l'esperienza di una vita ormai lunga mi insegna che le persone sincere, anche dopo litigate orribili, possono reicontrarsi, spiegarsi e infine capirsi. Le persone false mai. Tenderanno a scomparire e a farti scomparire. Altrimenti dovrebbero fare i conti con se stesse, molto prima che con te.
Anche l'accusa che sarei estremista, amante solo dell' "o tutto o niente" è largamente infondata. E' vero che, alla fine di un rapporto, quando ne percepisco nitidamente la prossima conclusione, tendo a irrigidirmi su tale alternativa, ma solo per favorirne un esito, quale che sia, per non affondare a tempo indeterminato nell'ambiguità e nell'incertezza. Ma non arrivo a tanto di primo acchito: ci arrivo dopo aver esplorato con pazienza certosina tutte le soluzioni praticabili e avere dolorosamente constatato che, in definitiva, non ve ne sono. A quel punto, l'alternativa "o tutto o niente" è solo un modo per uscire da una impasse ormai distruttiva.
Sto discutendo di queste cose con una persona che mi è amica, professionalmente amica, e mi fa piacere constatare che, con chi è disposto ad ascoltare ed a capire, ci si riesce sempre a spiegare. E' una persona con cui ho avuto degli urti, anche non lievi, ma che è aperta al dialogo. E che è disposta a capire, prima di condannare o di fuggire. Nessuno di noi due è manicheo, nessuno si chiude nel silenzio. Parliamo. Talvolta ci comprendiamo al volo, talvolta dobbiamo spiegarci. Nessuno fugge. La collaborazione lavorativa cresce e tale ovviamente rimane. Nessuno gioca con l'altro. Nessuno si imbarca in seduzioni da strapazzo. Il rispetto è reciproco. Ecco, appunto, il rispetto...
Piero Visani
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