Nei rapporti umani, c'è una fortissima asimmetria tra chi butta via e chi viene buttato via. Il secondo, infatti, superata la delusione e lo smacco iniziali, ha un destino e un percorso precisi: cassonetto, camion della raccolta rifiuti, inceneritore o compostaggio o riciclaggio. La sua sorte è segnata e alla fine, in un modo o nell'altro, morirà. Non potrà nemmeno farsi degli scrupoli, avere dei rimorsi [di che, di essere stato buttato via?), rimpiangersi o compiangersi. Il tempo che gli è stato lasciato a disposizione è poco, poi diventerà polvere, o qualcos'altro.
Diverso il discorso per chi butta via: potrebbe pentirsi - mera ipotesi di scuola, ovvio -, cambiare idea, cominciare a sentirsi un verme, farsi venire degli scrupoli. Potrebbe in una parola essere assalito da una "tempesta del dubbio" che ai "fortunati appattumierati" non capita. Io invece so di avere avuto quello che mi meritavo e me lo tengo. E' uno dei rari casi in cui è una fortuna essere morti. Ammesso e per nulla concesso che gli "appattumieratori" siano vivi, of course...
Piero Visani
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