Giornata densa di riunioni e incontri. Non ho mai fatto tante riunioni come in questi ultimi due/tre anni. Non posso dire che mi piacciano in assoluto, visto che sono e resto un lone rider, ma le apprezzo molto più di una volta perché le utilizzo per scrutare gli altri, per analizzare me stesso, per valutare le mie doti comunicative e attoriali.
In passato, cercavo di evitare questo genere di impegni, per condurre un'esistenza più solitaria. Oggi non è più possibile farlo, anche alla luce dei miei nuovi orientamenti professionali, e poi ritengo che mi possano servire per affinare le mie doti carismatiche - che indubbiamente sussistono - e quelle seduttive, che non mancano, ma che hanno bisogno di essere ulteriormente perfezionate.
Non mi riferisco - è ovvio - ad una capacità di seduttività individuale (che peraltro ritengo di possedere in misura non indifferente), ma alla capacità di risultare persuasivo, professionalmente credibile e, in una certa misura, soggetto borderline, peculiarità cui tengo molto e che mi sforzo di profondere a piene mani.
Sono poi molto attento ad analizzare a fondo i miei interlocutori, perché cerco di cogliere le loro caratteristiche personali e anche quelle individuali, cui riservo la massima attenzione.
Del resto, attraverso un periodo di ridefinizione di me stesso e mi piace presentare un'immagine di me non univoca, ma differenziata, pur mantenendo fermi alcuni miei capisaldi caratteriali e identitari.
Mi conforta constatare che ci sono ancora in giro molte persone stimabili, professionali, amanti del loro lavoro e a questo vocate. Mi chiedo come mai quasi tutte queste persone operino, in Italia, nel settore privato, che mandano avanti ad onta degli infiniti ostacoli frapposti loro da quell'altra Italia, dall'anti-Italia del settore pubblico, delle raccomandazioni, dei privilegi, del "dolce far niente". La risposta è implicita, o no?
Piero Visani
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