Non credo all'amicizia tra un uomo e una donna. Preciso: ci credo eccome, se è un'amicizia di carattere professionale, legata ad attività comuni, a convergenze determinate dalla casualità, dal lavoro, dagli interessi personali, etc.
Tuttavia, quella dell'amicizia, quando il legame si fa personale, è, nella migliore delle ipotesi, la soluzione cui le donne fanno ricorso per non dirti direttamente di no, forse pensando - molto erroneamente - di farti meno male o di indurti a rassegnarti od a tenerti a distanza di sicurezza, se servi loro, almeno fino a quando potrai essere considerato utile.
Per mia fortuna, mi è capitato raramente, in vita mia, di trovare donne che mi volessero solo come amico. Quando mi è capitato, è finita sempre molto male, perché o la rottura è subentrata subito oppure dopo un po'. Nell'unico caso - abbastanza recente - in cui ho voluto sperimentare ugualmente quella possibilità per dare prova del mio personale attaccamento alla persona che me la offriva, è finita anche peggio, perché naturalmente la soluzione di escamotage del dirti "siamo e restiamo amici" è emersa relativamente in breve, nel senso che quella che mi era stata venduta come una special friendship si è rivelata null'altro che una scusa per invitarmi a levarmi di torno quando ho iniziato a venirle a noia.
Non a caso, non ci siamo mai più parlati. Se fosse stato vero che potevo interessarle come amico, il dialogo in qualche modo sarebbe continuato, o ripreso. La verità, però, era un'altra: non le interessavo né come uomo né come amico, semmai semplicemente come strumento di lavoro e, appena ne ha avuto occasione, mi ha congedato in malo modo, sbagliando anche radicalmente i tempi e le forme. Se penso che mi era stato detto che dovevamo rimanere solo amici per evitare che, se fossimo diventati altro, la nostra relazione potesse finire rapidamente e in un disastro, posso osservare con divertito distacco che è esattamente quello cui siamo pervenuti anche rimanendo solo amici, nel senso che pure la nostra amicizia è finita in un totale disastro. A dimostrazione che, dato per scontato che non era un amore, non era nemmeno un'amicizia (altrimente sarebbe continuata, magari dopo qualche spiegazione reciproca), ma solo un giochetto utilitaristico. L'odio infatti si riserva solo agli ex-amori, e non è il mio caso, o a quelli che pensavi ti potessero servire, e sul più bello ti hanno rotto il giocattolo, dimostrandosi inutili o addirittura dannosi. Con gli amici, di solito, ci sono meno perfidia, più dialogo, più tolleranza e magnanimità. Ma io non sono mai stato un amico, solo un "utile idiota", diventato a un certo punto, nella mia prospettiva, meno "idiota" e, nella sua, del tutto non "utile" (o - e questo è stato un errore davvero grosso, con me - "utilmente controllabile").
Non ho nulla da obiettare, ne ho preso atto. Mi chiedo solo se non fosse stato più corretto, gentile e onesto lasciarmi perdere fin dall'inizio. Visto che non ero e non sono mai stato niente, perché indurmi a pensare che fossi qualcosa? Non ritengo che sia bellissimo prendersi gioco degli altri. Non c'è stile. Si voleva mettere alla prova il proprio potere di seduzione? OK, ha funzionato. Ma sono tornato mai più indietro? Sono una tacca da fusoliera, certo, ma - in termini aeronautici - sono molto più un abbattimento presunto che uno definitivo. E' diverso: i primi non sono ufficialmente riconosciuti e non apportano medaglie.
Piero Visani
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