Sto scrivendo molto, in questi giorni, per lavoro, ma è una scrittura che mediamente mi impegna poco e mi consente di guardarmi ben bene attorno. Le riflessioni si affollano, nella mia mente. Sto vivendo un periodo positivo, e non mi mancano certo gli stimoli. Ma mi manca qualcosa: forse il brivido della trasgressione, forse il gusto dell'avventura, forse la sfida dell'impresa impossibile.
Sperimento cose belle e positive, ma un po' tradizionali, un po' troppo banali, per i miei gusti. Sono nel bel mezzo della normalità, di una normalità anche gioiosa, ma la normalità mi soffoca. Dove sono il tormento, il gusto per la mission impossible, il divertimento vero?
Conosco bene la causa della mia insoddisfazione: sto provando gioie regolari, mentre io cerco gioie irregolari, di confine. Mi piacciono i percorsi al limite, non quelli rettilinei come un'autostrada. Non mi va di fare sempre le stesse cose. Mi mancano le nuove esperienze, i soggetti realmente alternativi, la voglia di sperimentare.
Ma da quant'è che mi mancano? Da tanto, da troppo tempo. Conosco persone interessanti, gradevoli, accoglienti. Posso fare cose divertenti, con loro. Ma è tutto così normale. Dove sta l'anormalità, il rifiuto della norma?
Sono anni, troppi anni che non sperimento situazioni come quelle che vorrei. Non ci sono mai andato vicino, nell'ultimo quinquennio, e forse più, e, l'unica volta che ho pensato di esserci vicino, mi sono ritrovato in un convento di suore cattoliche...
Sono vagamente deluso. Sto vivendo un'esperienza rilassante, ma mi pare soprattutto una fortuita compensazione di un anno e mezzo di totale castrazione. Dunque ne approfitto, sono infinitamente grato alla persona che tale esperienza mi concede di fare, ma a me pare troppo normale, troppo banale, troppo poco "mia".
Se due "diversi" hanno la fortuna di incontrarsi, la speranza è che siano capaci di misurare le loro rispettive "diversità". Vengo da un'esperienza totalmente negativa, in tal senso, e certo non la rimpiango. Però le esperienze potenzialmente di confine hanno appunto al loro interno delle potenzialità di cui le esperienze normali sono prive. Le esperienze normali possono rendere felici, dare gioia. Le esperienze di confine possono arricchire, arricchire infinitamente, proiettarci in "mondi lontanissimi", farci sentire che ci immergiamo in territori sconosciuti (hic sunt leones), consentire di abbandonarci alla nostra voglia di essere, sempre e comunque, altrove.
Credo che dovrò presto ricominciare la mia ricerca di una donna unica, che sia la più vicina possibile a tale archetipo. Mi si obietterà che è una donna mitica, inesistente, sostanzialmente una proiezione delle mie fantasie più oscure. Se anche fosse, dovrei desistere dal cercarla? Se anche questa mia personale Search for the Grail fosse un miraggio, più che la ricerca di una donna vera, dovrei lasciar perdere?
Sono pervaso da un senso di urgenza che è innegabilmente legato all'età, alla consapevolezza che non ho più troppo tempo, e questo mi può indurre a commettere errori di valutazione, come mi è successo anche di recente. Ma che altre soluziomi mi restano: desistere? Rassegnarmi? Non sia mai! Voglio ancora ricercare, sperimentare, provare.
Fallirò? E' molto probabile, ma almeno potrò dire di aver tentato. Una donna atipica, una donna realmente capace di incuriosirmi, una donna che non abbia paura di me, o di sé, o di noi, prima o poi la troverò. E' uno sforzo che devo a me stesso, a tutti gli happy few e a tutte le donne intelligenti e uniche, a quelle che ho conosciuto e a quelle che conoscerò. Non finirò la mia vita in uno scaffale, in un ruolo, in un cassonetto. Metterò nuovamente in moto il mio élan vital e prima o poi ce la farò. Non sono incapace di farmi comprendere; forse non mi riesce di essere compreso, ma niente di tutto questo è in grado di fermarmi. Non morirò di noia.
Piero Visani
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