Per una serie di circostanze impreviste e imprevedibili, sto tornando ad occuparmi di alcune questioni di politica internazionale che sono state al centro della mia vita professionale per oltre un ventennio. E' una sorta di Homecoming, dove, al fianco della gioia per il ritorno alle cose note, ci sono innegabili sensazioni di déjà vu e forse una mia personale renitenza a percorrere strade già battute. Ma le circostanze vogliono così e non intendo fare diversamente, né sottrarmi alle opportunità che il lavoro mi offre.
Tra le tante cose che ho fatto nel corso della mia vita, l'occuparmi di arcana imperii è forse quella che mi è piaciuta di più, quella più conforme alle mie competenze, ai miei gusti, alle mie inclinazioni professionali. In realtà, io so bene che la mia natura di "Cavallo Pazzo", di esasperato anarchico-individualista, poco ha a che vedere con le questioni di cui sopra, ma le amo da sempre e le ho praticate ai vari livelli, dai massimi - come il mio curriculum lascia chiaramente intendere - ai minimi, quelli da semplice appassionato.
Ora me ne occupo soprattutto da studioso, ma lo faccio sempre con grande piacere. E c'è pure una notazione psicologica: per ragioni varie, in questi ultimi anni avevo lasciato un po' da parte questi temi. Li sto riprendendo in mano perché mi sento entrato in una fase nuova della mia vita. Forse me n'ero allontanato un po' anche perché intendevo "alleggerire" il mio personaggio e la mia immagine, ma ora ho superato quei problemi identitari e mi ritengo pronto a nuove esperienze professionali. Come sempre, come in ogni campo della mia vita, non escluderò niente di ciò che sto già facendo, ma includerò cose nuove; più precisamente, cose che avevo lasciato un po' in disparte.
La vita sembra che mi torni a sorridere, da vari punti di vista, e dunque riprendere le vecchie passioni professionali è una sorta di esigenza interiore. Mi sento molto più forte, molto più sicuro, molto più convinto a livello personale; molto più solido a livello professionale; molto più tranquillo sul piano umano, perché ho infine pienamente compreso ciò che ho vissuto e sono aperto a nuove e promettenti esperienze. Non devo buttare via niente, devo sublimare tutto. Sono un "guerriero esistenziale" che ha combattuto qualche campagna in più e che ne ha infine compreso il significato. Sono giunto ai limiti della "dimensione insondabile" e ho avuto modo di constatare che la sfera pubblica e quella privata sono molto più prossime di quanto comunemente si ritenga.
Attingo alla mia personale panoplia, raccolgo le mie forze, percepisco nitidamente l'adrenalina di nuove, imminenti tenzoni. Mi rimetto in gioco. Vedo nuove sfide e ora guardo chiaramente avanti, con rinnovato vigore. Sono pervaso da quella sottile eccitazione che prende una persona nel momento in cui sa che ben presto si troverà al centro di "accelerazioni esistenziali". Sono pronto, ho la mente sgombra, ho tutti i miei sensi tesi come corde di violino. Sento crescere il pulsare di forme di vita prossime ai miei gusti personalissimi. Ho sofferto anche più del dovuto per talune ferite che mi sono state inferte, ma provo l'immensa soddisfazione di poter dire che mi sento più che mai me stesso, con almeno una profonda soddisfazione che mi accompagna e che non scaturisce esclusivamente dal mio animo, ma dal mondo che mi circonda: mi sento nuovamente apprezzato e stimato, da persone che stimo e apprezzo a mia volta. Ho continuato ad avere fede, a credere in me stesso anche nel momento in cui sono stato oggetto di dinamiche di demonizzazione (ma ha senso demonizzare chi ha una dichiarata "Sympathy for the Devil...?" Non è un classico caso di eterotelia?). La mia condotta ha pagato. E non intendo nemmeno più pronunciare parole di biasimo a carico di chi le ha attivate. Mi limito a constatare che non si può piacere a tutti e che è giusto che ciascuno si rapporti con chi ritiene affine a sé. Se tale affinità non c'è, è normale che si venga emarginati.
Io sono un emarginato da sempre; mi sono sempre visto attribuire, in vita mia, un'ideale "stella gialla". L'ho sempre portata con dignità - credo - e continuerò a portarla. E a parlare con chi mi vorrà ascoltare, senza alcun tipo di polemiche con gli altri. Ognuno per la sua strada. La mia resta quella degli happy few, come già scritto in alcuni post, anche recenti. E mi fa immenso piacere avere scoperto di poter contare su una solida band of brothers. E' consolante, piacevole, pur se non indispensabile. Per mille versi, resto un solitary man, sempre pronto, peraltro, all'incontro e all'incrocio di solitudini...
Piero Visani
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