Si può amare una sola persona, nella vita? Sì, certamente sì.
Se ne può amare più di una? Assolutamente sì. A mio parere, si tratta di un'ipotesi decisamente più frequente della precedente.
Quello che è importante è amare e avere il coraggio di non occultare l'amore sotto altre definizioni, sotto scelte semantiche operate soprattutto come forme di copertura, di occultamento, di ridimensionamento, di infingimento.
Si possono amare più persone contemporaneamente? Certamente sì e le si può amare sia in forme diverse sia eguali. La gelosia non c'entra. Semmai può c'entrare la possessività, ma un amore vero è comprensivo, perché la vita sentimentale di una persona non si può esaurire in un un'altra, solo in un'altra.
E' bene non confondere, quando si parla di queste cose, gli aspetti sociali con quelli sentimentali. Gli aspetti sociali, infatti, tendono a soddisfare esigenze di natura diversa. Quelli personali operano in un'altra dimensione. Se io amo una donna, posso essere lieto che il suo universo sentimentale e sessuale si esaurisca in me. Ma, se non è così, devo cessare di amarla? Devo lasciarmi travolgere dalla gelosia? O devo provare a guardare oltre? Perché escludere, aprioristicamente, ciò che invece può essere incluso? Non sto sostenendo che includere sia facile, anzi probabilmente è assai più difficile che escludere, ma non è anche più fecondo e creativo?
Capita spesso, nelle nostre vite, di incappare nelle culture dell'esclusione. Capita molto più raramente - ma capita - di incontrare soggetti che sono in grado di praticare le culture dell'inclusione e allora è gioia profonda, feconda, poiché si cerca l'incontro, non lo scontro.
Anche se può apparire strano, non sempre gli ambienti acculturati e "civili" sono quelli dove è più facile incontrare soggetti aperti all'inclusione, poiché le religioni hanno fatto disastri ovunque, e diffuso sensi di colpa. Tuttavia, a me piace ricercare questi soggetti, poiché con essi l'interazione può essere molto positiva.
Talvolta posso aver sbagliato radicalmente nell'individuarli, ma la mia ricerca continua, perché io amo solo gli happy few. Ogni tanto, fortunatamente, qualcuna salta fuori. Sono sempre persone di un certo tipo e la frequentazione con esse è una gioia per il cuore e per la mente, molto prima che per i sensi, a differenza di quello che si potrebbe ritenere. Muoversi sulle linee di confine, infatti, è compito per soggetti "speciali", seduttivi, intelligenti, brillanti, tutto men che banali.
Dopo un'esperienza molto negativa, ora ne sto vivendo un'altra, molto positiva. Le caratteristiche di fondo dei due soggetti a confronto sono molto simili, da vari punti di vista, ma, mentre il primo era bloccato dalle paure, dai sensi di colpa e dall'incapacità di sperimentare, di percorrere strade nuove, con prudenza e rispetto reciproco, ma anche con reciproca volontà di scoperta e di crescita, il secondo questo desiderio di scoperta ce l'ha e lo sa gestire magistralmente.
E' fantastica - come esperienza personale - la fuoriscita dalle religioni e dalle convenzioni sociali. Ci si può divertire molto. Si può esplorare molto. Ciascuno inoltre è ben consapevole che siamo in un ambito di inclusione, non di esclusione, dunque ciascuno sa di non detenere diritti di proprietà (e tanto meno di possesso) sull'altro.
E' bello, si vola alti, ci si diverte, ci si arricchisce. Ogni tanto, qualcuno che vola un po' al di sopra degli squallori della quotidianità lo si trova. Quanto alle rinunce e alle repressioni, a noi fanno francamente sorridere. Vogliamo vivere di più, non di meno. Prima o poi questo sodalizio si romperà, può capitare, ma almeno non avremo rimpianti. Non penseremo a quello che avrebbe potuto essere, e non è stato. Non ci priviamo di niente. La nostra virtù consiste nell'andare oltre, non nell'andare indietro, o nel fermarci davanti a un limite. Noi non abbiamo e non vogliamo avere limiti. Vogliamo - come sempre - tutto.
Piero Visani
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