Un'amica che mi conosce abbastanza bene, da un certo numero di anni, e che è molto brava nell'analisi psicologica (e come non potrebbe esserlo, visto che la psicologia è il suo mestiere...), mi scrive che ho "un'anima aristocratica" e che, come tutti coloro che hanno un'anima di questo tipo, amo i percorsi di confine, per quanto difficili, poco battuti, faticosi e rischiosi possano risultare.
Lo trovo un bel complimento, uno dei più belli che abbia ricevuto negli ultimi anni. Sono grato a questa persona di essere riuscita progressivamente a capirmi, di avere avuto la pazienza di farlo e di essere stata capace anche di andare al di là dei non pochi tentativi di confondere le acque che sono solito mettere in atto, un po' per timidezza, un po' per dare un'immagine complicata e contraddittoria di me, di modo che le persone siano stimolate a cercare di comprendere dove stia "il vero Piero".
Pratico da sempre questa attività di mistificazione; da sempre sono solito spargere cortine di fumo per non farmi individuare, capire, classificare. Cerco costantemente di confondere le acque, perché ritengo che solo chi supera questo tipo di schermo protettivo ed elusivo sia davvero in grado di comprendermi ed essermi amico. Di solito, quasi nessuno lo fa e non a caso credo di essere una delle persone maggiormente vittime di cliché, appiccicatimi addosso senza nessun tentativo di approfondimento o analisi.
Al tempo stesso, poiché ritengo di essere depositario di peculiarità non comuni, invito chi si accosta a me a sviluppare un "percorso di avvicinamento" e mi sforzo di renderlo complicato, perché so che solo chi avrà il coraggio di percorrerlo fino in fondo sarà in grado di capirmi davvero.
Conosco bene l'eccitazione intellettuale che mi coglie quando individuo persone che si mettono su questa strada, e la gioia interiore che mi pervade. Conosco forse ancora meglio la delusione che mi coglie quando vedo che queste persone, lungo questo percorso, rallentano e in genere riesco ad individuare preventivamente chi si fermerà e mi lascerà andare per la mia strada, cessando di procedere verso di me e con me.
Qualcuno talvolta mi ha detto che era tutto troppo difficile, troppo complicato, troppo accelerato. Capisco e non ho obiezioni. Io cerco infatti principalmente rapporti intellettuali, cerebrali. Da lì possono discendere mille altre cose, e non è neppure detto che discendano. Però io mi presento con estrema chiarezza, cerco il dialogo, i percorsi e le scoperte comuni. Legittimo rifiutarmi. Legittimo che io, a mia volta, mi presenti per quel che sono, senza pretendere di essere gradito "a prescindere".
Piero Visani
Al tempo stesso, poiché ritengo di essere depositario di peculiarità non comuni, invito chi si accosta a me a sviluppare un "percorso di avvicinamento" e mi sforzo di renderlo complicato, perché so che solo chi avrà il coraggio di percorrerlo fino in fondo sarà in grado di capirmi davvero.
Conosco bene l'eccitazione intellettuale che mi coglie quando individuo persone che si mettono su questa strada, e la gioia interiore che mi pervade. Conosco forse ancora meglio la delusione che mi coglie quando vedo che queste persone, lungo questo percorso, rallentano e in genere riesco ad individuare preventivamente chi si fermerà e mi lascerà andare per la mia strada, cessando di procedere verso di me e con me.
Qualcuno talvolta mi ha detto che era tutto troppo difficile, troppo complicato, troppo accelerato. Capisco e non ho obiezioni. Io cerco infatti principalmente rapporti intellettuali, cerebrali. Da lì possono discendere mille altre cose, e non è neppure detto che discendano. Però io mi presento con estrema chiarezza, cerco il dialogo, i percorsi e le scoperte comuni. Legittimo rifiutarmi. Legittimo che io, a mia volta, mi presenti per quel che sono, senza pretendere di essere gradito "a prescindere".
Piero Visani
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