Pomeriggio di lavoro intensissimo. La mente vorrebbe correre, nelle più diverse direzioni, ma ha poco tempo e ancora meno libertà di farlo. Però corre ugualmente, perché la mia mente corre sempre.
Non sono in una buona condizione d'animo, principalmente perché mi rimprovero varie cose, ma essere alle prese con me stesso è un esercizio cui mi dedico con applicazione attenta, sempre pronto a ricevere e a dare stimoli.
Avrei un'infinità di cose da scrivere, ma talvolta mi chiedo se scrivere non sia il più vano degli esercizi. Avrei bisogno di incontrare una persona con cui sviluppare un dialogo a tutto campo, denso, pregnante, brillante. Una persona che mi soddisfacesse intellettualmente. Faccio fatica a trovarne e, quando mi succede o sono convinto che possa succedere, in breve mi trovo coinvolto in rapporti che sono tutti un po' a metà. Mi dettano tutti condizioni, limiti, noie, impegni.
Come spesso mi succede, mi sto annoiando profondamente. Vorrei fare qualcosa di ignoto e tutti mi riportano al noto, al banale, al consolatorio, al risaputo e al non rischioso.
Sono certissimo che non sia facile andare d'accordo con me, però non sono e non mi presento come un bancario qualsiasi. Possibile che non ci si accorga che sono diverso e, quando se ne acquisisce consapevolezza, io incuta timore, o ribrezzo? E' così disturbante la mia diversità? Sono davvero così preferibili le strade del noto a quelle dell'ignoto?
Credo però di aver trovato una soluzione, almeno parziale, di cui non posso e naturalmente non voglio parlare in questa sede. Una soluzione estremamente interessante sotto il profilo intellettuale, al punto da poter essere definita di pura cerebralità, e al tempo stesso promettente sotto altri profili. La sto perseguendo con calma, e meglio la perseguirò nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. E' qualcosa che mi interessa e mi stimola. E' molto poco, se si vuole, ma è meglio di niente. E poi sono attentissimo, con livelli di percettività da radar a bassa quota, e mi sto guardando intorno. Per me è fondamentale non fare mai, domani, quello che già facevo oggi. Forse è per questo che incontro spesso tante resistenze. Ma chi cercava un soggetto banale e prevedibile non si relaziona con me, vero? E, se per caso lo fa, fugge, prima o poi, magari dopo avermi chiesto di cambiare. Cambiare? Perché dovrei? Non sono omologabile, io. Se la mia compagnia non è gradita, sto da solo. Sempre. Talvolta ci soffro. Negli altri casi vado avanti. La mia personalità è dura, forte, debordante. Prendere o lasciare. La seconda opzione è la più frequentata, ma io sono sempre qui, a fare quello che amo, che mi interessa, che per me ha un notevole valore. Mi spezzerò, prima o poi. Ma non mi piego, mai.
Piero Visani
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