Il 24 aprile 1916, lunedì di Pasqua, i volontari dell'IRA (Irish Republican Army) diedero avvio, a Dublino, a una rivolta che avrebbe dovuto auspicabilmente condurre alla libertà dell'Irlanda. Guidati da un pugno di patrioti, essi lanciarono il loro guanto di sfida all'impero britannico, nella speranza di conquistare, per la loro patria, quell'indipendenza sempre negatale da Londra.
Male organizzata e peggio condotta, la rivolta venne soffocata nel sangue dalle truppe inglesi nel giro di pochi giorni, ma si rivelò fondamentale nell'accelerare il processo di formazione di una coscienza nazionale irlandese e nell'accelerare altresì la formazione di un'Irlanda libera, che avvenne pochi anni dopo, tra il 1921 e il 1922.
A cavallo tra il giorno di Pasqua e di Pasquetta di questo 2013, mi è gradito ricordare i patrioti nazionalisti che ebbero il coraggio di compiere un atto di rivolta, al tempo stesso ideale e concreta, contro lo strapotere britannico, di fatto immolandosi come martiri (15 di loro vennero fucilati, altri caddero durante l'insurrezione) per testimoniare il diritto degli irlandesi a una Patria, quello stesso diritto che, riconosciuto solennemente per molti altri popoli dal trattato di Versailles, che pose fine alla Prima Guerra Mondiale, risulta tuttora parzialmente negato all'Irlanda, in nome degli interessi di Londra.
L'Easter Rising del 1916 racchiude in sé le migliori qualità dell'anima irlandese, a cominciare dalla capacità di sacrificare se stessi in nome di un ideale, in una logica di gratuità assoluta che è così tristemente assente dai nostri tempi bassi e volgari, dove il minimo gesto deve essere compiuto solo per interesse.
E deve altresì essere ricordato, con estrema forza, che il principio di autonomia e indipendenza nazionali, giustamente riconosciuto ai più sperduti Paesi del Terzo e del Quarto Mondo, resta a tutt'oggi negato agli irlandesi. Come sempre - ciò che fa comodo alle democrazie liberali mondialiste e prevaricatrici - i fondamentali diritti politici e civili sono concessi là dove servono a fare immagine e ad aprire nuovi mercati, mentre restano tuttora negati dove non fa comodo concederli.
La lotta per un'Irlanda unita, tuttavia, resta aperta, sempiterna e sacrosanta, perché i diritti sono tali quando vengono riconosciuti a tutti. Quando non lo sono, quali che ne siano le ragioni, si è in presenza di mere e ingiustificabili discriminazioni.