Mi stanno tornando le curiosità, quelle sane e quelle insane, specie queste ultime. Buon segno. E' un chiaro indizio di ritorno alla normalità. Non sono più avvitato su me stesso, le mie rabbie, i miei rancori. L'ironia torna a pervadermi, guardo sul mondo con meno empatia e più distacco. Cerco di tornare a vedere le formidabili dosi di grottesco profuse nella quotidianità.
Le cose stanno riprendendo la loro giusta misura. Anche quando mi guardo allo specchio - cioè molto spesso - l'autoironia prende il sopravvento e cerco di rinvenire, ovunque possibile, tracce di cassonetto... Possibilmente per levarmele.
Sorrido di più. Sghignazzo. Ho qualche motivo in più - è vero - per essere di buonumore, ma molto deriva dal fatto che ho acquisito una "consapevolezza da rifiuto" che è diventata accettazione. Non gioiosa, ma neppure triste. Direi convinta. Come unico esito possibile.
E' come se mi fossi liberato di un fardello di cui non riuscivo a sbarazzarmi. Una parte di me è entrata in cancrena, ha cessato progressivamente di vivere e ora si sta staccando da me. Come normale processo fisico, più fisiologico che patologico.
E' una presa d'atto, la mia. Matura, autoironica, ormai prima di qualsiasi autentico interesse. Sono diventato l'entomologo di me stesso. Guardo con distacco l'insetto Piero, noto che è stato schiacciato con un'abile e celere mossa di piede, e non riesco nemmeno più a preoccuparmente. Semplicemente perché quell'io non sono più Io. Sono un altro, sono altrove.
Ho ridefinito la mia identità, nel senso che sono più che mai io, e cerco intersezioni con chi mi vuol bene, o potrebbe volermente. Ormai ho lasciato alle mie spalle chi mi vuol male, o potrebbe volermene o avermene voluto. O non avermi voluto bene abbastanza. Schade! Non sono il custode e tanto meno il giudice dei sentimenti altrui. Spesso non lo sono neppure dei miei. "Molti nemici, molto onore", si diceva un tempo. Mi sa che sono pieno di onore...
Piero Visani
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