domenica 31 luglio 2016

"Non siamo alla ricerca della morte, siamo in cerca della vita vera"

       Penso a questa splendida frase ogni volta - e capita sempre più spesso - devo sprecare la mia vita per il mio personale sacrificio umano alla "demonìa dell'economia e della fiscalità". Mi chiedo infatti che senso abbia una vita del genere e come la si possa sopportare, dato per scontato che le classi politiche non la sopportano certo, visto che sono esenti da qualsiasi tipo di onere.
       Non sono certo un eroe, ma sento sempre più forte il peso di una vita fatta solo di conti da pagare, di sacrifici umani da compiere al Moloch dello statalismo. Sono alquanto avanti con gli anni e so bene quanto sia peggiorata la mia vita, in termini di qualità della medesima, con il passare del tempo. Ho vissuto troppo a lungo per non saperlo.
       Su questo sfondo, come mi può fare paura la morte? E' forse vita quella che sto conducendo? E' forse una condizione esistenziale accettabile la schiavitù? Anche io, nel mio piccolissimo, mi sento alla ricerca della vita vera. Non può essere vita questa mostruosità senza futuro e senza speranza, fatta di lavoro duro e ininterrotto, e di prestazioni di corvées a potentati vari, che mi privano di qualsiasi denaro e di qualsiasi possibilità di godermi qualche minimo scampolo esistenziale a mio vantaggio.
       Anche io, quindi, mi sento in cerca della vita vera. Non so se la troverò, ma il peso che mi grava sull'animo è sempre più forte e intollerabile. Cerco di scrivere qualcosa, pur se me ne manca la voglia, ma confesso che scrivere il necrologio di se stessi non è cosa facile: sono un morto che "vive" nel "migliore dei mondi possibili". Molto difficilmente riuscirò a regolare i miei conti (e non sto certo parlando di quelli economici), ma ammetto che mi sarebbe molto piaciuto. Non cerco affatto la morte, ma la vita vera sì. E mi compiaccio di avere illustri predecessori in tal senso.

                       Piero Visani




La carica dei 101 - Classifica di Luglio 2016

      Sono diventati in tutto 33 i post del mio blog che, in questi anni, hanno superato, più o meno largamente, la soglia delle 100 visualizzazioni, di cui 5 nuovi ingressi proprio in questo mese di luglio. Di essi, 9 hanno superato le 200 visualizzazioni. Tra questi, uno ha superato - di slancio - le 1.320 visualizzazioni in pochi giorni, un altro le 300.
       Sono i post più letti di un blog che si sta avvicinando rapidamente alle 90.000 visualizzazioni e che - lo scrivo con legittima soddisfazione - risulta sempre più letto, per non parlare del fatto che ho ricevuto alcuni complimenti illustri, che ovviamente, non essendo stato autorizzato a riprodurre, tengo per me.
        In blu emergono i post che hanno progredito in classifica, scalando posizioni, in rosso le "new entries".
  1. "Preparatevi alla guerra!", 1.327 (+1.327) - 02/07/2016
  2. Non sarà il canto delle sirene, 794 (+52) - 06/08/2014
  3. It's just like starting over, 585 (+2) - 11/12/2012
  4. Storia della guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, 336 (+12) - 19/10/2013
  5. L'islamizzazione del radicalismo, 315 (+315) - 03/07/2016
  6. Non, je ne regrette rien, 287 (+4) - 29/12/2012
  7. Carlo Fecia di Cossato, 261 (+3) - 25/08/2015
  8. Una questione di stile: Giorgio Albertazzi, 249 (+1) - 28/05/2016
  9. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 209 (=) - 08/01/2015
  10. Quantum mutatus ab illo!, 184 (+3) - 20/05/2013
  11. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 167 (+2) - 29/01/2014
  12. JFK e lo "zio Adolf", 158 (+1) - 17/05/2013
  13. Le donne accoglienti, 157 (+2) - 15/03/2013
  14. L'amore bugiardo - "Gone Girl"151 (=) 28/12/2015
  15. Isbuschenskij, 147 (=) - 23/08/2013
  16. Umberto Visani, "Ubique", 143 (+2) - 19/04/2013
  17. Storia della guerra - 19: L'ascesa dell'impero napoleonico 141 (+2) - 31/10/2013
  18. Tamburi lontani, 140 (+1) - 09/01/2015
  19. Storia della guerra - 16: La guerra franco-indiana, 140 (+4) - 23/10/2013
  20. La verità è sempre rivoluzionaria, 129 (+2) - 21/03/2013
  21. Per proprietà transitiva, 125 (+125) - 22/07/2016
  22. La rivolta di Pasqua (Dublino 1916), 124 (+1) - 31/03/2013
  23. "71" - Il film, 122 (+17) - 10/07/2015
  24. Richard: sensi, desiderio e piacere, di Ada Cattaneo, 122 (=) - 19/06/2015
  25. Look away, Dixieland, 119 (+50) - 23/01/2013
  26. "False Flag - Sotto falsa bandiera", 118 (+118) - 03/07/2016
  27. Il numero è potenza, 118 (=) - 07/05/2016
  28. I duellanti: una storia vera, 116 (=) - 17/11/2014
  29. Five Star General, 113 (+1) - 13/04/2016
  30. Essere soldati - Dialogo con Marco Valle, 107 (+3) - 01/01/2016
  31. Arianna, di Stefano Vaj, 106 (=) - 20/06/2015
  32. Gli aggiustamenti "borghesi", 104 (+1) - 05/02/2014
  33. American Sniper, 102 (+1) - 05/01/2015.
                                             Piero Visani





Tensioni

      La giornata estiva, nella sua pesantezza (atmosferica) post-prandiale, forse non induceva del tutto a un confronto dialettico approfondito, ma esso si accese quasi d'improvviso, stimolato da un'immagine ben precisa, individuata da entrambi su una prestigiosa rivista di fotografia, e così il dialogo tra Laura e Fabrizio si avviò piuttosto fitto.
       Sotto il profilo formale, la foto non lasciava spazio ad alcun dubbio, e fu forse quello a far decollare il dialogo.
       Fabrizio, che attendeva quell'occasione da tempo, si lasciò andare ad alcune riflessioni molto esplicite. Per nulla volgari - non era il suo stile - ma inequivoche. Fece notare a Laura come i contenuti della foto che aveva attratto la loro attenzione fossero suscettibili di una prima lettura, molto superficiale e banale, ma potessero essere anche sottoposti a una seconda lettura, decisamente più complessa.
       Che cosa voleva evocare il fotografo, chiese Fabrizio? E formulò una risposta precisa, che andava molto al di là della semplice immagine raffigurata. Come gli era tipico, analizzò la fotografia a fondo e ne descrisse quelli che per lui erano i significati primari e quelli secondari.
       Di fronte a una disamina così attenta e articolata, Laura diede qualche segno di fastidio e forse anche di imbarazzo. Di norma, tendeva a sottrarsi a quel tipo di discorsi, che forse la infastidivano a causa della loro esplicita natura di speculazione razionale. Non era l'immagine in sé a disturbarla, ma il fatto che si potesse parlarne senza - semmai - abbandonarsi al flusso degli eventi e delle emozioni. Meglio riprodurla - questo il suo pensiero - piuttosto che costruirci sopra dei discorsi che forse non gradiva.
       La ragione per cui non li gradiva procurava un vago senso di fastidio a Fabrizio, il quale riteneva che il vero piacere e l'autentico erotismo non derivassero semplicemente dal fare, ma dall'analizzarlo in profondità, esaminando ogni singolo dettaglio, perché da ogni singolo dettaglio potevano scaturire emozioni nuove, frutto di ingressi in territori del tutto sconosciuti e bisognosi quindi non solo di essere diffusi, ma spiegati, spiegati in assoluto e a chi li percorreva.
       Laura lo guardava con una vaga aria di degnazione, come se avesse a che fare con un soggetto inutilmente noioso. Poi cominciò a fare di loro due i soggetti, e non i meri osservatori, di quella splendida fotografia e Fabrizio - come sempre un po' tardivamente - cominciò a capire...

                                                     Piero Visani






sabato 30 luglio 2016

Festival


       Grande festival dei monoteismi, domani, almeno così mi dicono. Ci sarà anche il voto della critica o solo quello delle giurie popolari? In ogni caso, auguri...!

                      Piero Visani

venerdì 29 luglio 2016

Défense de l'Occident

       Sento dire, dagli apologeti dell'esistente, che il "terrorismo islamico" minaccia i "nostri valori", i valori dell'Occidente. Ne abbozzo qui una rapida sintesi:

  • Nella peggiore delle ipotesi, l'"Occidente" [ricorro a una terminologia che non è mia, per comodità] esporta "democrazia" a suon di bombe e di danni collaterali. Nella migliore, esporta smart e brilliant power a mezzo di attenta costruzione metapolitica e di costume, di impostazione rigidamente totalitaria, anche se ovviamente nega che sia così.
  • E' follemente riduzionista, cioè è per la globalizzazione di tutto, contro qualsiasi tipo di specificità.
  • E' dominato da potentati finanziari e da famiglie politiche che si trasmettono su base ereditaria, "per grazia ricevuta".
  • E' dominato da un "pensiero unico" di tipo manifestamente totalitario, che accetta tutto ciò che esso decide sia accettabile. Chi si pone al di fuori di quel sacro recinto, può scegliere tra il silenzio, la galera o, nella migliore delle ipotesi, il "comodo" inserimento a forza in una lunatic fringe guardata come una banda di disturbati e ovviamente sottoposta a continue commiserazioni e dileggi.
  • Nel caso italiano, non si preoccupa nemmeno più molto di indire elezioni, governa per mezzo di esecutivi "tecnici", nuova e politicamente corretta denominazione dei "colpi di Stato" (non li fanno solo in Turchia, li sono più primitivi, pare...).
  • Si dice libertario e certamente lo è, nel senso che ti consente di adeguarti a quello che lui ti dice di fare, più o meno come in tutti i regimi totalitari e autoritari che la Storia umana abbia conosciuto.
  • Infine, poiché è scaltro e raffinato, concede qua e là alcune aree di sfogo e di dissenso regolamentato, che gli consentono di vantare al mondo la propria natura "superiore".
      In una parola, è palesemente "il migliore dei sistemi possibili", tant'è vero che, se lo conosci, ti assale un desiderio irrefrenabile di scoprire quali siano i peggiori...

                                                Piero Visani

Domandina scema scema


       Ma come mai, nel bel mezzo di una più che incoraggiante ripresa dello 0,6-0,8% (dato ufficiale, ergo tarocco), pure la famiglia Agnelli si comporta da "Flying Dutchman"? Non c'è più alcuno che crede in Matteuzzo nostro? Destino cinico e baro!

                            Piero Visani

Sistemi politici


       Diceva Napoleone Buonaparte che, nello zaino di ogni soldato, c'era il bastone da maresciallo, nel senso che la dinamica delle promozioni era tale, nella "Grande Armée", per cui straordinari atti di valore avrebbero potuto condurre un soldato semplice molto in alto (ed esempi in tal senso, pur se non così eclatanti, non mancarono).
       Nella democrazia rappresentativa occidentale, ormai siamo al "familismo amorale" di puro stampo mafioso: i Clinton, gli Obama, i Bush, i Kennedy, i Rockfeller e via discorrendo, ovviamente molto "diversi" (forse perché "unti e bisunti da Madonna democrazia", come diceva Nino Tripodi) da qualche famiglia dittatoriale africana o nordcoreana...
       La gente vede in tutto questo grandi differenze e limpidi esempi di dinamica democratica, io no; ma è colpa del mio riduzionismo, non della altrui cecità...

                                     Piero Visani

giovedì 28 luglio 2016

Felicità

       Dal commercialista all'avvocato. Dalla dichiarazione dei redditi a quella IVA: è così bello vivere nel "migliore dei mondi possibile". Uno sente un fiotto di libertà che lo sfiora, capisce che "il nostro sistema e i nostri valori sono in pericolo" e, già a metà giornata, è colto da un interrogativo irresistibile, divorante, al tempo stesso kennediano: "Non chiederti che cosa il tuo Paese può fare per te [hai già avuto alcuni decenni per scoprirlo], chiediti che cosa puoi fare tu per il tuo Paese". Giuro che sono preso da un sovraccarico di idee che renderebbe statica una delle scene culminanti de "I diavoli" di Ken Russell. Pare che questi "valori" [bollati...?] siano in pericolo. Cavoli, ma davvero, ma ne siete sicuri? La giornata, da guanosa che era, si illumina di immenso... Mi si riempie la testa di ideuzze, una più bella dell'altra...

                                Piero Visani




      

martedì 26 luglio 2016

Good ones and bad ones


       In effetti, in questi giorni di mattanza i "buonisti" si sentono poco. Ipotesi di scuola:
1) sono nelle coop a fare affari e non hanno tempo di dedicarsi ai "danni collaterali" provocati dalla loro attività;
2) sono già tutti in vacanza. La gestione di certi affari sporchi rende moltissimo ed è giusto "santificare l'estate";
3) gli è presa una sana paura di finire male, quindi stanno pensando alla protezione personale e patrimoniale;
4) si stanno interrogando sulla funzione dei bracciali elettronici e hanno organizzato una "convention" per renderli più efficienti di quelli franco-normanni.
5) stanno addestrando un "nazista" lepeniano che, ammazzando qualche povero immigrato di passaggio, rimetta le cose "in equilibrio", stile Fermo (prima fase, la seconda faceva parecchia acqua).
6) sono in ritiro spirituale a Cracovia, insieme ai capoccia della loro brillante ideologia orientale, non si sa come escalata a religione (quello è stato un autentico "miracolo"...).
7) Varie ed eventuali.

      Nel frattempo, i "cattivi islamici" fanno di tutto e di più, ma "non bisogna perdere la testa". A meno che - è ovvio - non te la taglino...

                         Piero Visani

Il nemico principale


       Le grandi ingiustizie creano grandi disastri. Se è così, e io credo che sia così, meglio prepararsi, perché li vedo arrivare a tutta velocità, e meglio ricordarsi che il nemico principale non è quello che ci indicano come tale, ma COLORO CHE FINGONO CHE I FENOMENI CHE HANNO DELIBERATAMENTE ATTIVATO, PER TRARNE GRANDE VANTAGGIO, SIANO FENOMENI INEVITABILI. Non lo sono per niente e lo saranno ancor meno quanto più rapidamente si comprenderà chi sia il nemico principale, che non legge il Corano, ma si nutre di false ideologie egalitarie e si occupa solo di fiscalità e finanza. Sbagliare nemico equivarrebbe a creare la più grandiosa delle "bambole gonfiabili", con la stessa capacità analitica di un idiota.

                             Piero Visani

Vantaggi e svantaggi


       La deliberata evocazione dei mostri, per finalità privatistiche, ha molti vantaggi e qualche svantaggio: che poi la devi gestire. E' nelle enormi falle della gestione dei mostri che si aprono spazi politici e metapolitici immensi, e quegli spazi devono essere ALLARGATI, non rinchiusi con muri o con politiche d'emergenza. O siamo sempre alla sindrome da "guardie bianche" o, per dirla in termini più recenti, "da taxi"...?
                                          Piero Visani
                                

                        

Se tutti pagassimo le tasse, l'Italia andrebbe meglio...


       Ho sentito spesso questa simpatica amenità fiorire sulla bocca di soggetti palesemente acefali, ma naturalmente - detestando io i confronti dialettici con gli inferiori - non ho mai cercato di smuoverli dai loro patetici convincimenti.
       Oggi leggo sul quotidiano torinese "La Stampa" che anche la Exxor, la holding finanziaria della famiglia Agnelli, si appresta a trasferire la propria sede legale e fiscale in Olanda.
       Non è mia abitudine stupirmi di alcunché, ma sarà ancora più divertente di oggi leggere, sui quotidiani italiani, le DIUTURNE TIRATE CONTRO L'EVASIONE FISCALE, nel mentre i datori di lavoro dei giornalisti (dovrei scrivere "pennivendoli" ma mi trattengo...) veleggiano tra i paradisi fiscali all'interno dell'UE, quelli in Estremo Oriente e quelli sparsi un po' dovunque nel mondo. Eh sì, perché, a dispetto delle scempiaggini eterodirette che leggiamo sulla stampa nostrana, i "paradisi fiscali", in giro per il pianeta, si moltiplicano, a condizione che uno abbia la titolarità per entrarvi. A noi, poveri tapini, restano gli "inferni fiscali", perché, senza i secondi, non si riuscirebbero ad accumulare le fortune che consentono ad alcuni oligarchi di poter riparare nei primi. In ogni caso, siccome la madre dei coglioni è sempre incinta, sicuramente qualche simpatica tiritera sull'importanza di pagare tutti le tasse la ascolterò/leggerò ancora a breve. Tuttavia, dal momento che questo post "NON esce in edizione ridotta per venire incontro alle vostre capacità intellettuali", non risponderò.

                                Piero Visani

lunedì 25 luglio 2016

Retroscena

       Nel corso della sua odierna telefonata di auguri, mia madre mi svela un retroscena che non ricordavo: nella afosa notte aostana del 25-26 luglio 1950, venni lasciato nella nursery della maternità dell'ospedale regionale nel bel mezzo delle correnti d'aria apertesi tra i vari finestroni spalancati per il caldo e, quando si scatenò sul tardi un forte temporale, le correnti stesse mi procurarono una grave forma di polmonite, dalla quale mi salvai per un pelo.
       Avevo sempre creduto che nel reparto ci fossero infermiere ed ostetriche, ma oggi mia madre mi ha ricordato che la direzione gestionale del medesimo era affidata a suore, che quella sera non pare fossero granché presenti in loco. Mio padre - da romagnolo purosangue, ma non "mangiapreti" - quando lo venne a sapere prese robustamente cappello e fece una scenata contro la loro trascuratezza. Quanto a me, mi è sorto il dubbio che la virulenta ostilità "di pelle" che ho sempre provato, fin da molto piccolo, per quella religione e i suoi rappresentanti - molto prima di acculturarmi e di esserle ostile per ragioni ideologiche - non sia magari frutto dell'aver subito, da esponenti della medesima, un tentativo di assassinio. La prospettiva mi intriga, così come il pensare che, fin dalla più remota infanzia, fossi fedele al principio del Nemo me impune lacessit. La vicenda assume connotati interessanti. Vuoi vedere che il cristianesimo e io abbiamo un vecchio conto da regolare...?

                                 Piero Visani




Doni


       Mio figlio mi ha regalato un fantastico libro, corredato da straordinarie fotografie in bianco e nero, sulla battaglia di Gettysburg (1-3 luglio 1863), il momento topico della Guerra Civile americana, di cui sono notoriamente appassionato.
       Nel Prologo, il libro reca una citazione di Henry David Thoreau che mi ha molto colpito:
"Where a battle has been fought,
you will find nothing but the bones of men and beasts;
where a battle is being fought,
there are hearts beating
"
che si traduce più o meno così:
"Dove è stata combattuta una battaglia,
non troverete sulla, se non gli scheletri di uomini e bestie;
dove si sta combattendo una battaglia,
vi sono cuori che battono
".
       Leggerla - non la conoscevo... - è stata come una rivelazione: ho capito perché, fin dall'adolescenza, detesto economisti e burocrati. Perché, nelle loro vite, non vi sono "cuori che battono". Basta guardare i loro volti, inespressivi e morti come un registro di ragioneria. Si illuminano solo quando possono tassare o depredare qualcuno; allora, in quel momento, infine si eccitano, il che mi conferma che sono tutti sodomiti, anche se non lo vogliono ammettere.
La differenza è fondamentale: dopo una battaglia vi sono perdite e morti, ma prima vi sono anche cuori che battono. Nel mondo di costoro, per contro, si è già morti anche quando ci si crede vivi. Ho fatto le mie scelte una vita fa. Non solo non le rinnego, le adoro con appassionata ferocia...

                                                    Piero Visani


P.S.: il libro ricevuto in regalo da mio figlio è: Thomas R. PERO, Gettysburg 1863. Seething Hell. The Epic Battle of the Civil War in the Soldiers' Own Words, Wild River Press,Mill Creek, 2016.

When I'm sixty-six

       Ho vissuto molti compleanni, ormai. Ne ricordo pochissimi di realmente allegri. Molti di burocratici, moltissimi immersi in un clima di tristezza. Mi sarei aspettato di più dalla vita, ma non è davvero il caso di recriminare. Fin dall'adolescenza, mi sono reso conto che c'entravo pochissimo con questo mondo, le sue abitudini, i suoi criteri di valutazione, e via discorrendo. Quindi me ne sono tenuto complessivamente fuori e ovviamente ho pagato la mia estraneità.
       Mi dispiace per la mia famiglia, cui ho fatto pagare un prezzo davvero elevato, ma, per quanto mi riguarda, je ne regrette rien. Sono sempre stato ciò che volevo essere, senza compromessi di sorta, e questo indubbiamente si paga, ma alla fine sono soddisfatto. Ho sempre fatto ciò che ho voluto e ovviamente ne ho subito gli oneri. Tuttavia, non ho mai perso la volontà di combattere e anche oggi sono assolutamente soddisfatto di me.
       In particolare, la mia natura di soggetto a valore economico zero mi ha tenuto al riparo dai profittatori e dai rapporti interessati, e oggi posso vantare un solido numero di amicizie vere, di persone che mi stimano e che non mi valutano in base al mio reddito o alle mie relazioni sociali (quest'ultime, peraltro, assai ricche), ma solo per quel che sono. Mi sono mancate gioie profonde, specie a livello professionale, questo sì, ma ho cercato di ovviare come ho potuto, badando "sopra ogni cosa, a salvaguardare l'onore". Molti sorrideranno di compatimento, ma io giuro che ci tenevo e ci tengo. E i miei programmi esistenziali restano semplici come sempre e più che mai: combattere la prossima battaglia. Un privilegio raro.

                                Piero Visani



sabato 23 luglio 2016

La terza via

       Potrò morire in questo conflitto. Potranno morirvi i miei cari, uccisi freddamente come bestie in qualunque luogo che casualmente si trovino a frequentare.
       A futura memoria, vorrei tuttavia sottolineare che io non c'entro nulla con questo conflitto e non sto con alcuna delle due parti in lotta (ammesso e non concesso che siano davvero in lotta). Non ho nulla ovviamente da spartire con il radicalismo islamico, che è estraneo alla mia cultura. Meno ancora - direi - ho da spartire con i distruttori dell'Europa, del vivere associato, delle libertà e dei diritti civili tipici della tradizione europea. Nulla ho da spartire con i fautori dell'Eurolager, con i funzionarietti della Stasi o di qualche organizzazione di "pionieri" della defunta DDR diventati - per i casi della vita e della storia - politici di vertice della Repubblica Federale Tedesca e dell'UE. Da loro mi divide tutto, esattamente come dal radicalismo islamico. Non c'entro con gli uni e neppure con gli altri. Entrambi mi vogliono sopprimere, sia pure con soluzioni diverse, alcune più dirette (terroristi o presunti tali), altre più indirette (governi e potentati finanziari europei).
       Sono una povera vittima, lo so bene, ma mi riservo una libertà: rispondere con il più assoluto degli sberleffi alla "chiamata alle armi" (o potremmo dire "chiamata al disarmo"...?) che mi arriva ormai da ogni dove. Sarò orgogliosamente renitente alla leva. Sarebbe come chiedermi di combattere per Troia (nomen omen...) dopo aver fatto varcare al cavallo di Ulisse le Porte Scee. Combattetelo voi che lo avete fatto entrare, miei cari! Io, grazie alle vostre illuminate e sapienti politiche, ero già morto prima, morto economicamente e soprattutto morto nell'anima e nelle prospettive di lavoro e di vita. Armatevi pure e partite, se ne avete voglia. Buon viaggio! Va da sé che non pretenderò di partecipare in alcun modo alla divisione delle vostre vittorie (ammesso e per nulla concesso che intendiate farmi partecipare).
       Eminenti studi hanno accertato che, nel periodo 1943-45, la maggior parte della popolazione italiana stette prudentemente alla finestra, in attesa di vedere chi avrebbe vinto, per poi schierarsi man mano che le armate anglo-americane risalivano vittoriosamente la penisola. Non farò neppure quello. Tornerò nella "comoda" fogna che mi è stata riservata, sapendo bene che è il peggiore dei mondi possibili e sperando di riuscire un giorno a meritarmelo, almeno come me lo sono "meritato" fino ad oggi...

                                  Piero Visani




Per proprietà transitiva

       E' un continente di pazzi, l'Europa, devastato da politiche economiche, finanziarie, fiscali e di ogni altro genere che ben si adattano alla fase terminale della sua esistenza. Un continente dove una ristretta classe di politici, finanzieri e burocrati ha deciso di arricchirsi smodatamente alle spalle di un popolo invecchiato, fuori dal tempo e dalla storia, interessato solo a fruire di qualche residuale contenuto di Welfare.
       Ne è scaturita, su ogni singolo cittadino europeo, una pressione che ha modificato profondamente le nostre vite. Prive di una progettualità, di un destino comune e condiviso, le nostre esistenze sono diventate degli scadenzari, vale a dire una tipologia esistenziale che somiglia a quella delle agende. La pressione dei sistemi statali si è fatta terribile, neppure i conti bancari sono più al sicuro e, se uno decide di mettere i propri denari nel materasso, solide organizzazioni criminali (di cui sarebbero da analizzare in profondità i legami con il potere politico...) provvedono a svuotare sistematicamente gli alloggi.
       Su questo sfondo, politiche migratorie apparentemente insensate, nel loro aperturismo, ma in realtà rette da una logica solidissima e mirante solo a una formidabile accumulazione primitiva di capitali e fonti di guadagno, fanno del Vecchio Continente un melting pot, dove c'è sicuramente già la pentola, ma la mescolanza etnica è ancora molto lungi dall'essere compiuta (pensate all'iraniano di ieri che non si sente pienamente tedesco e inveisce pure contro i turchi...).
       Come sempre succede, le follie di vertice, per proprietà transitiva, si trasmettono progressivamente verso la base della piramide e, nel farlo, perdono altrettanto progressivamente la loro natura di crimini politico-culturali di alto livello e si trasformano nella violenza insensata di soggetti affetti da mille turbe, di cui alcune sono sicuramente individuali, ma altre non sono che il riflesso di quelle collettive. Alle dinamiche di trasformazione imposte a forza a tutti gli europei, i soggetti più deboli (o i più forti...?) rispondono nell'unico modo che conoscono, oppongono alla violenza dall'alto la violenza dal basso, talvolta (come pare sia accaduto ieri a Monaco) non per ostilità concettuale, ma per forte sentimento di inadeguatezza.
       In questo modo, tutta la follia oligarchica e livellatrice contenuta nelle politiche verticistiche dell'UE si trasferisce verso il basso e provoca scoppi di violenza che i media ingigantiscono e deformano per evidenti intenti di diffusione della paura, rendendosi strumentali a un disegno che vuole fare del terrorismo il nemico pubblico Numero 1, per accelerare le dinamiche di follia testé citate e quelle totalitarie e repressive (à la Erdogan...) che si palesano chiaramente dietro le stesse.
       Su questo sfondo, basta guardare le continue trasmissioni televisive sul tema per vedere varie forme di terrorismo in azione:
  • il terrorismo mediatico, già citato;
  • il terrorismo estetico, quello per cui, anche se ci sono solo 20 gradi, a partire dal 1° giugno in Europa occorre essere vestiti come su una spiaggia: infradito, calzoncini corti, toppino sexy, anche se si è poliziotti/e (così come d'inverno vale la regola inversa: dal 1° ottobre, tutti "Babbi Natale"...). Lo si sottovaluta con una scrollata di spalle e invece è uno dei maggiori vettori di totalitarismo che esistano, perché si diffonde per meccanismi automatici di imitazione.
  • il terrorismo comportamentale, quello per cui - in caso di eventi violenti - su tutti i volti si deve disegnare uno sgomento profondo, quasi che l'Europa di questi anni fosse una sorta di paradiso terrestre, e non l'inferno che è; quasi che non conoscesse la violenza, mentre ne rigurgita.
       L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma è sufficiente constatare come una classe dirigente di gnomi dementi abbia prodotto una serie di popoli alla sua... "altezza". Ora apprendo che gli gnomi si sentono in guerra. Bene, buona fortuna! Tuttavia, per poterla vincere, dovranno prima comprendere - e non sarà facile - che si tratta soprattutto di un titanico conflitto con se stessi; in pratica, un conflitto con il Nulla più assoluto...

                                          Piero Visani



venerdì 22 luglio 2016

They call it freedom


       Per poter essere liberi dal "terrorismo", dovete rinunciare a qualsiasi libertà: libertà di votare, di protestare, di vigilare, di controllare. Vi resterà la libertà di servire e di ubbidire, e di farvi tartassare e "bail-in"-are (leggerlo alla genovese...). E se per caso osaste ancora sollevare la testa, sarete dichiarati d'autorità "terroristi"...!

                         Piero Visani

Polemologie


       Dopo aver passato una discreta parte della mia esistenza professionale a parlare e scrivere di guerre, ed essermi beccato una buona dose di sbertucciamenti, accuse di essere un "falco", facili ironie, inviti ad andare a "giocare ai soldatini" (cosa che facevo già, per altro, il che non faceva che aumentare l'ilarità complessiva nei miei confronti e accentuare l'opinione collettiva che il sottoscritto fosse un povero demente), ora scopro - nella soverchia eccitazione dell'ora (nervi saldi, lucidità, calma, nessuna empatia, vi prego!!) - che "siamo in guerra!!!".
       Piccola rettifica professional-procedurale: "Siete in guerra!". Bravi, ora combattetela da totalmente impreparati. Prendetevi l'ennesima laurea su Internet, quella in Scienze strategiche ancora vi mancava. Io torno ai miei amati wargames. Se la perderete, io certo non piangerò. "Good night and good luck"...

                                                     Piero Visani

Terrorismi


       L'unica forma di terrorismo in cui mi sono sicuramente imbattuto, questa sera, è quello mediatico. Le altre forme, pur con il loro deprecabile carico di sangue, sono ancora tutte da accertare. La speculazione sulla paura, quella no, quella è agevolmente individuabile. E prepara la strada alle leggi repressive, quelle che bloccheranno ogni libertà, salvo quelle degli attentatori.

                              Piero Visani

Fuoco di saturazione


       Quando lo si inizia, su qualunque tema e a qualunque livello, poi si pone il problema di circoscriverlo. E si scopre che sarebbe stato meglio non averlo mai iniziato. "But it's too late, baby, now it's too late"...
       Così, pian piano, tutti scoprono di essere tra più fuochi e la cosa a volte narcotizza, a volte sveglia...
       "Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano".
       Quando si è giovani, ma quando si è vecchi come la Vecchia Europa, è ancora strano? E vederla baluginare da dentro e da fuori, con la sua ottimistica falce, è altrettanto strano? E dove fuggire, poi? Forse a vedere "Youth" di Paolo Sorrentino...?

                             Piero Visani

Pensare la guerra

       Lo sto facendo anch'io, in forma dottrinariamente molto povera, me ne dolgo. Nessun hostis (nemico esterno) da affrontare. Non arriverò mai a quel livello! Dovrò prima combattere e vincere gli inimici (i nemici interni). Mi sarebbe piaciuto - e un tempo ci sarei anche riuscito - occuparmi dei nemici esterni (che peraltro, tengo a sottolinearlo con estremo vigore, penso proprio di NON avere), ma ora devo pensare ai nemici interni, potenti, bramosi di sangue, avidissimi.
       Dopo essermi beccato, per tutta la vita, l'accusa di "stratega da caffè", oggi ho dismesso del tutto quelle competenze e sono diventato un semplice "tattico della raccomandata". Ne avrei fatto volentieri a meno, di un declassamento di tale entità, ma il mio problema è stato che non mi sono accorto di vivere nel "migliore dei mondi possibili", quello dove lo Stato le "guerre sante" non le dichiara, le pratica. Tale fatale distrazione mi è costata il lavoro, la vita, la speranza, il futuro e chi più ne ha più ne metta. E così, per una "fatale" confusione nell'ordine delle priorità, sono sceso a preoccuparmi più di quelli che VOGLIONO UCCIDERMI OGGI, che di quelli che POTREBBERO FARLO IN UN FUTURO ANCHE NON LONTANO. Tuttavia, le mie sempre più modeste conoscenze strategiche mi inducono a pensare che i miei "volonterosi carnefici" saranno un esercito che dell'ISIS si farà un boccone, in un attimo, proprio come accade con certe organizzazioni cinesi assai diffuse sul territorio nazionale...
       Mi auguro che, ancora per qualche mese, la libertà di scelta mi sia consentita, poi magari partirà la coscrizione obbligatoria e dovrò dichiararmi "renitente alla leva". Così, tornerò alle origini, quando, intorno alla metà degli anni '80, ero uno dei pochissimi italiani ad essere favorevole al professionismo militare, e prendevo vagonate di guano già allora. Io e il guano abbiamo un'affinità elettiva, temo.

                                  Piero Visani




giovedì 21 luglio 2016

Blog "Sympathy for the Devil": Classifica dei post più letti (21 Giugno - 20 Luglio 2016)

       Il mese in questione è stato il migliore, in assoluto, nella storia di questo blog, consentendogli di stabilire vari record:
  1. record di visualizzazioni totali: oltre 5.000;
  2. record di visualizzazioni giornaliere: oltre 1.000;
  3. record di visualizzazioni di un singolo post: oltre 1.300.
       Come conseguenza, è stato superato di slancio il traguardo delle 80.000 visualizzazioni e già si veleggia verso le 81.000.
       Un unico post, Preparatevi alla guerra!, non solo ha fatto il suo ingresso fulmineo al vertice della classifica, con 1.319 visualizzazioni, ma ha quasi doppiato il secondo in classifica Non sarà il canto delle sirene, salito a 784, ma sempre molto distaccato. Tutti gli altri post sono cresciuti di poco, con una positiva ma modesta eccezione per Storia della guerra - 14:L'esercito di Federico il Grande.
       Si è registrata infine una seconda new entry ai massimi vertici della classifica, con l'ingresso, al nono posto, de L'islamizzazione del radicalismo, un posto che molto rapidamente ha totalizzato 200 visualizzazioni.
       Qui di seguito l'elenco delle attuali prime 15 posizioni ai vertici della classifica generale:
  1. Preparatevi alla guerra!, 1.319 (+1.319) - 02/07/2016;
  2. Non sarà il canto delle sirene, 784 (+46) - 06/08/2014;
  3. It's just like starting over, 584 (+4) - 11/12/2012;
  4. Storia della guerra - 14: L'esercito di Federico il Grande, 334 (+13) - 19/10/2013;
  5. Non, je ne regrette rien, 284 (+3) - 29/12/2012;
  6. Carlo Fecia di Cossato, 261 (+3) - 25/08/2015;
  7. Una questione di stile: Giorgio Albertazzi, 249 (+1) - 28/05/2016;
  8. Un'evidente discrasia (in margine ai fatti di Parigi), 209 (=) - 08/01/2015;
  9. L'islamizzazione del radicalismo, 200 (+200) - 03/07/2016;
  10. Quantum mutatus ab illo!, 182 (+1), 20/05/2013;
  11. Elogio funebre del generale August-Wilhelm von Lignitz, 167 (+3) - 29/01/2014;
  12. JFK e lo "zio Adolf", 158 (+1) - 17/05/2013;
  13. Le donne accoglienti, 156 (+3) - 15/05/2013;
  14. L'amore bugiardo - "Gone Girl", 151 (=) - 28/12/2015;
  15. Isbuschenskij, 147 (=)  - 23/08/2013.
N.B. I titoli in colore rosso indicano i post che rappresentano un nuovo ingresso nella classifica generale.

       Per quanto concerne invece i titoli che sono emersi - per numero di visualizzazioni - nel corso del solo mese in esame, i primi due - e più brillanti - li abbiamo già citati. Ad essi si deve ancora aggiungere "False Flag - Sotto falsa bandiera" - Recensione, che ha comunque avuto ben 116 visualizzazioni.
       Per finire, le visualizzazioni sono salite in totale a circa 80.500 e i post a 2.509, il che ha fatto salire di quasi un punto il numero medio di visualizzazioni del blog, portandolo a 32,1, una cifra che abbatte anche questo record e ne stabilisce uno nuovo, il che ci autorizza a concludere che questo giugno-luglio 2016 è stato davvero, per Sympathy for the Devil, il mese dei record.

                                          Piero Visani




Casualties of War


       Prima ancora di leggere l'articolo di AdB, visto che un certo atteggiamento ce l'ho nel DNA, oggi mi sono consultato con i miei legali per reagire adeguatamente ai colpi neppure troppo metaforici che mi sono stati inferti. Dopo un'approfondita valutazione, il fuoco di controbatteria è pronto.
       Non c'è sensazione più bella di quella scarica di adrenalina che ti accende quando sai che stai per reagire e pensi a quante vittime (metaforiche) riuscirai a fare. Ad atti di guerra si può rispondere solo con atti di guerra, altrimenti si soffre troppo, non si riesce a guardarsi allo specchio e - soprattutto - non si gode (orgasmicamente e orgiasticamente) mai!
       Mi dispiace per i pacifisti, ma io fin da bambino sono stato così e, crescendo, sono ancora migliorato. Non morirò da servo, questo è certo.

                           Piero Visani

Manicheismi


       E' troppo bello vedere "esperti" di un Paese che è già al terzo governo non eletto ma messo in sella da "colpi di mano" dell'Eurolager lamentare la natura "illegittima" del governo Erdogan, che i voti li ha avuti, li ha (ricordarsi la mobilitazione generale popolare della notte del tentato "golpe") e li avrebbe.
       Certo, il governo Erdogan è assai brutale, nella sua azione di repressione; i nostri governi sono molto più raffinati, ma, in quanto a elargire lezioni di"democrazia" "urbi et orbi", io lascerei perdere.
       In Italia, ad esempio, va molto di moda la pratica delle "noyades", vale a dire affogare gli oppositori (e anche no...) sotto il peso di cartelle fiscal-esattorial-impositive di ogni genere. La cito per dimostrare che, se appena ci si accultura un po', poi non è così facile essere presi per le terga dai "democrats", i quali, di tutte le pratiche, adorano soprattutto quelle tipiche del terrore (o del Terrore...?).

                                               Piero Visani

mercoledì 20 luglio 2016

Passare al bosco

       A volte, forse, la cosa migliore sarebbe - juengerianamente - "passare al bosco", fare scelte che ci liberino dalle mediazioni defatiganti, dalle prese in ostaggio, dalla vana ricerca di impossibili felicità, per fare i conti - davvero e fino in fondo - con il cromatismo atrabiliare che ci attende. A volte si è più pazienti, a volte meno, ma gli animi più complessi vedono nella residualità un approdo difficilmente tollerabile per orgoglio, autostima, brama di gioia, ricerca del piacere. Ci si sente preda della forza dell'abitudine e del suo mefitico potere, quello di rendere tutto "notte in cui tutte le vacche sono nere". Poi si reagisce, si deve farlo, ma "siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno". E tuttavia, da quei simboli piuttosto tristi, dopo una breve riflessione, scaturiscono nuova linfa e nuovo slancio vitali. Perché si può fare tutto, ma mai rinnegare se stessi.

                  Piero Visani



Never complain, never explain

       Ci sono sere in cui uno vorrebbe scrivere molto, riempire pagine e pagine, ma poi si trattiene. La regola aurea, in casi del genere, è "non lamentarsi e non spiegare". L'ho seguita tutta la vita e, le rare volte in cui l'ho violata, non so se e quanto mi sia giovato. Ho imparato da bambino, intorno ai 7-8 anni, a vivere nella più totale autonomia psicologica. Nel prosieguo della mia vita, ho cercato qualche volta di uscirne, ma raramente è stata una buona idea. Ho tentato di abbozzare delle costruzioni, ma erano più che altro mie costruzioni mentali. Potrei cessare di farne e di proporne, ma non è assolutamente il caso. "Non mi lamento, non spiego" e proseguo, con la stessa feroce determinazione di sempre: le lamentele sarebbero ineleganti, le spiegazioni noiose. Si combatte e basta: è il destino del guerriero esistenziale. A volte il relativo, cercato con disperata insistenza, diventa assoluto per iterazione, ma è meglio non farsi illusioni in tal senso, anzi.
       Il mio primo ricordo è relativo a quando - avrò avuto tre anni - a Saluzzo sono caduto con il mio triciclo in un canaletto d'acqua. Ricordo la solitudine e il terrore di quei momenti, e poi la corsa in ospedale, la profonda ferita al sopracciglio, le cure dei medici. In ogni momento di grande difficoltà, materiale o psicologica, quel ricordo mi viene in mente, e mi dice: "sei nato solo, morirai solo". Lo so, ma non ho paura. Non mi lamento, non spiego. A che servirebbe, poi? La solitudine ontologica è un dramma con cui fare i conti ogni giorno, ma del resto già il filosofo ammoniva a "non guardare troppo l'abisso, o l'abisso guarderà te!". Io lo guardo tutti i giorni e se questa - in vari modi e da varie parti - è considerata Ubris, allora il solo pensiero che possa esserlo disegna sul mio volto un pallido sorriso. Cosa c'è di meglio del prometeismo, non importa se rivolto agli dei o agli uomini?

                    Piero Visani




                                    

martedì 19 luglio 2016

De bello civili

       Il grande capitale vuole gli immigrati: abbatteranno il costo del lavoro in Europa e accelereranno la definitiva scomparsa degli europei.
       Gli europei mediamente non li vogliono, perché li devono sopportare sulla loro pelle, specie se non vivono nei quartieri alti.
       Gli enormi interessi che ruotano intorno al business dell'accoglienza (Chiesa cattolica, partiti politici, terzo settore e via discorrendo) vogliono gli immigrati perché hanno costituito - e costituiranno ancora per un bel pezzo - la causa prima delle loro fortune economiche, oggi formidabili.
       Gli europei non li vogliono, non indiscriminatamente almeno, perché hanno capito che tutti i costi di questo enorme business saranno fatti pagare a loro.
       La qualità della vita delle classi dirigenti europee, in questo periodo, è sicuramente migliorata: più denaro, più benefits, più prebende, maggiori fonti di guadagno.
       La qualità della vita della classe media e del proletariato del Vecchio Continente è letteralmente collassata, sotto il peso della perdita totale di lavoro e i continui colpi di una burocrazia e di un fisco da rapina. La fuga dall'Europa di tutti coloro che possono intraprenderla è da tempo un dato di fatto.
       A breve, tutti questi nodi verranno al pettine e gli europei vessati e repressi dovranno decidere se morire subito, per eccesso di tassazione e mancanza di lavoro, oltre che perché ormai cittadini di serie B rispetto ai migranti (che non sono certo amati dalle classi dirigenti, ma rappresentano per queste ultime una risorsa, mentre i cittadini/sudditi europei rappresentano ormai più solo un peso), oppure morire dopo aver cercato almeno di vendere cara la pelle. Sarà un momento massimamente divertente, e potrà succedere di tutto. I fatti turchi potrebbero sembrare un giochino per bambini. Le concentrazioni di dolore e sofferenza, scientificamente organizzate nell'intento di creare del formidabile valore aggiunto, equivalgono a cavalcare la tigre non avendo grandissime capacità per farlo. Vedremo a che cosa porterà tutta questa spaventosa concentrazione di sofferenza e dolore. Non sono per nulla pessimista, anzi... I nodi, prima o dopo, vengono sempre al pettine.

                            Piero Visani




     

Il costo umano della liberaldemocrazia


       Quand'ero adolescente e poi giovane (1964-1980, all'incirca), mi sorprendevo a sognare come sarebbe potuto essere il mondo senza il comunismo, e non riuscivo nemmeno a immaginarmelo. Poi l'ho visto, e non so neppure se la visione mi ha confortato davvero.
       Oggi ripeto il giochetto, sperando che, per la proprietà transitiva, qualcuno dei miei discendenti possa vedere come sarà il mondo senza la liberaldemocrazia capitalista. Chissà mai che...
       Di quest'ultima, mi fanno ribrezzo solo etica ed estetica, nell'ordine, più l'inveterato amore per l'ipocrisia, quella che la porta a vedere i suoi crimini sempre MENO GRAVI di quelli altrui. Io amo molto le assunzioni di responsabilità, quali che siano; i comportamenti beatamente autoassolutori, specie quando grondano di molte lacrime e di molto sangue, non li sopporto. E trovo francamente verminoso pensare che uccidere un individuo in 60-70 anni, possibilmente facendogli maturare un bel cancro, sia un comportamento meno omicida che piazzargli una bella pallottola in mezzo alla fronte in tempo reale. Sono due tecniche di omicidio diverse, non una differenza etico-sostanziale di tipo comportamentale. La seconda è sicuramente più raffinata, rispetto alla prima, ma è forse meno omicida...?

                         Piero Visani

Guerre civili


       Mi sorprende vagamente la sorpresa: care "anime belle", come credete che finiscano golpe tentati, golpe falliti, rappresaglie, etc., etc.? Con un processo? Senza violenze? Senza orrori? Senza umiliazioni più o meno gratuite? Sarebbe bellissimo che fosse così, ma avete mai visto molti rappresentanti del potere che si preoccupano delle vostre ragioni quando siete VOI a subire? Ergo...

                        Piero Visani

lunedì 18 luglio 2016

80.000 visualizzazioni!

       E così questo piccolo blog ha raggiunto le 80.000 visualizzazioni, in poco più di tre anni e mezzo. Non male, come risultato, nonostante la sua natura palesemente poco preoccupata di esercitarsi in uno degli sport più diffusi nel mondo moderno (e non solo), la captatio benevolentiae. A dimostrazione del fatto che una delle poche cose davvero utili, nella vita, è non legare mai l'asino dove vuole il padrone. Non si fa carriera, ovviamente, ma si diventa ciò che si è. Ci tenevo molto, a diventarlo...

                                            Piero Visani



domenica 17 luglio 2016

(Un)intelligence

       Poiché l'Eurolager e gli Stati che lo compongono hanno cessato da tempo di essere realtà politiche e sono oggi mere strutture finanziarie, uno dei principali problemi dell'"intelligence" (va beh, "intelligence", si fa per dire...) dei medesimi è che essa si preoccupa solo di questioni finanziario-fiscali. Così, se dal conto della tua aziendina sposti 500 euro, puoi stare certo che ti ritroverai addosso almeno 2-3 agenzie governative diverse, che vorranno sapere in dettaglio che cosa nei hai fatto e perché. Se già ne sposti 100.000 e hai parenti in Tunisia o in qualche altro Paese arabo, nessuno ne vorrà sapere niente. Se poi dovessi essere proprio arabo, allora potresti spostare anche milioni di euro, che tanto all'"intelligence" non interesserebbe. Sono gli spostamenti di piccole o piccolissime somme di denaro che interessano loro, perché ti devono distruggere fiscalmente. Quella è la loro unica guerra, l'unica che combattono, con un grande impegno. E contano le vittime, tutti contenti. Quello, infatti, è il loro unico obiettivo: distruggerti.

                     Piero Visani





No Frontiers


       Ho un amico che, forse perché particolarmente sfortunato, forse perché "segnalato", ogni volta che tenta di superare un confine, anche all'interno dell'area Schengen, viene letteralmente passato al microscopio dai controlli di frontiera, i quali NON trovano mai niente ma insistono (oppure INSISTONO PROPRIO PERCHE' NON TROVANO MAI NIENTE...). I suoi spostamenti in auto, rispetto a quelli delle persone "normali", richiedono sempre almeno un'oretta in più (se e quando basta), per le ragioni succitate.
       Oggi però l'ho visto felice: siccome è una persona molto facoltosa, ha deciso di comprarsi un TIR e di passare i vari controlli in ore in cui sicuramente NON si fanno consegne, dicendo che lui trasporta gelati. Così andrà sul sicuro e risparmierà un sacco di tempo (non necessariamente di persone...).
       Dopo tutto, bastano piccoli espedienti di "intelligence" per avere ragione dei servizi di "intelligence"...

                        Piero Visani

sabato 16 luglio 2016

Sopravvivenze


       Comunque la si voglia giudicare, la sopravvivenza politica di Erdogan, dopo il tentato golpe, dimostra che l'uomo gode di un consenso non trascurabile. Vorrei vedere in quanti Paesi dell'Eurolager, compresi i più grandi e potenti, uno degli attuali lacchè che li governano sopravviverebbe a un tentativo di golpe. Si accettano scommesse...
       Aggiungo che la distanza tra le oligarchie europee e il popolo è ormai talmente abissale che a nessuno degli oligarchi passerebbe mai per l'anticamera del cervello (ammesso e per nulla concesso che ne abbiano uno) di fare appello al popolo. Sarebbe come evocare deliberatamente la legge di Lynch (non David, anyway...). Ma questo credo lo sappiano benissimo...

                                         Piero Visani

Deficit di legittimità

       Decine di migliaia di persone ad aspettare Erdogan all'aeroporto di Istanbul e centinaia di migliaia, oggi, nelle piazze turche. Possiamo trovare, a questo fenomeno, tutte le motivazioni che vogliamo, compresa l'attenta regia di un semi-golpe astutamente arrangiato. Ma, al tempo stesso, facciamoci un esame di coscienza e chiediamoci: quale leader dell'Eurolager sarebbe in grado, oggi, di portare in piazza - in circostanze analoghe (dunque non per una manifestazione organizzata, ma per una situazione di assoluta emergenza) - decine di migliaia di persone? Uscireste di casa per sostenere Renzi, Hollande, la Merkel, o qualche altro personaggio analogo? Prendereste un mezzo pubblico, non dico la vostra auto, per andare ad osannarlo? Molti di noi, piuttosto che farlo, sarebbero letteralmente disposti a farsi scannare (così almeno la nostra vita acquisterebbe un senso).
       Perché ciò non potrebbe MAI accadere? Perché il deficit di legittimità che affligge le classi politiche europee è enorme, grande come parecchi oceani. Non è una questione di simpatia (non è che Erdogan ne sprizzi da tutti i pori), il problema è che le classi dirigenti europee attuali sono niente e niente rappresentano. Un po' come le forze di polizia dei rispettivi Paesi: servizi di intelligence che sono tutto meno che intelligenti; polizie terribili nello scontro contro i lavoratori che protestano per difendere i loro diritti sociali, ma che letteralmente non esistono, per lassismo assoluto, quando si tratta di intercettare un autocarro che entra in una zona proibita al traffico millantando di dover consegnare gelati (alle 22,40 di sera, e perché non ispezionargli il carico?). E ancora: 100.000 euro arrivano sul conto di una famiglia tunisina che non ne ha mai visti neanche un decimo tutti assieme e che è imparentata con una persona dai piccoli precedenti penali. Silenzio assoluto, ma, se voi doveste provare a muovere un decimo di quella cifra, avreste sulle vostre tracce tutte le Guardie di Finanza e le Agenzie delle Entrate possibili immaginabili, con l'obbligo di dover spiegare il perché dei vostri movimenti di denaro: a voi ogni obbligo, a loro NIENTE!!!
       La realtà è che la democrazia, nell'Eurolager, è morta da tempo e rimane in vita solo un sistema oligarchico e totalitario, che ora non vuole più nemmeno farci votare. I media prezzolati, gli esperti a libro paga, gli intellettuali "organici" (in senso lato...) ci dicono ad ogni piè sospinto che è tutto normale, ma, signori miei, nulla di tutto questo è normale, è la nascita di una dittatura plebiscitaria, oligarchica, tirannica, che ha come unico scopo quello di UCCIDERE GLI EUROPEI. Fino a che non cominceremo a dirlo a chiare lettere, non ne usciremo e ce la prenderemo contro nemici che non esistono, o che vengono freddamente inventati (e utilizzati anche per operazioni assassine) con il solo obiettivo di rendere definitivo il nostro asservimento.

                        Piero Visani



Expertise


       Trovo sovranamente divertenti certe tirate di superesperti contro gli "strateghi della domenica" o "di Facebook". Se avessero frequentato a lungo - come mi è capitato di fare - quelli dal "lunedì al venerdì, dalle 9 alle 5", non parrebbe loro così anomalo che, in Rete e nei social, si possano trovare a volte analisi (e anche semplicemente spunti) decisamente più interessanti di quelli "ufficiali", spesso preoccupati solo di: 1) non uscire a nessun costo dal mainstream (nuoce alla carriera...); 2) legare l'asino dove vuole il padrone (giova alla medesima).
       Un disprezzo complessivamente infondato, quindi, anche perché il taglio professionale, pur se non si condividono i contenuti, si nota subito, così come quello amatoriale.

                                   Piero Visani

Polemos pater pantòn

       La vedi sullo sfondo, sorridente, quasi soddisfatta di sé. Non arriva mai per caso, anche se è "il padre di tutte le cose". Non arriva nel mondo degli equilibri, ma in quello degli squilibri; non arriva nel mondo della giustizia, ma in quello delle più totali ingiustizie; non arriva perché le società sono equilibrate, ma perché al loro interno sono stati lasciati sviluppare squilibri inaccettabili.
       E' la guerra, con il suo carico di violenza, morte, dolore, sofferenze, iniquità, tragedie. Questo carico c'è anche prima, ma la gente faceva finta di non vederlo, perché era più comodo fare così. Ora però non si può più e presto il peso della violenza ci schiaccerà tutti.
       Che guerra sarà? Forse fra Stati, ma è l'ipotesi a mio giudizio più remota. Forse un'immane scarica di violenza universale, perché costruire società sulla base di ineguaglianze abnormi è il modo migliore per farle - ad un tempo - implodere ed esplodere.
       Che senso avrà? Nessuno, ma una pace basata sulle iniquità più totali ne aveva forse uno, salvo che per i padroni del mondo?
       Un mondo equilibrato e ben bilanciato può permettersi - e darsi - giustizia e leggi. Un mondo dove conta solo il privilegio più virulento, non può permettersi niente, se non soccombere al peso terribile delle sue stesse iniquità.
       Quando ciascuno di noi cumula dentro di sé un crescendo di insoddisfazioni sempre più grandi per tutte le forme di repressione che è costretto, suo malgrado, a subire, senza mai vedersi riconosciuto nemmeno uno straccio di diritto, dopo non resta che attendere il momento in cui quelle repressioni andranno ad esplosione, e quel momento sta arrivando. Non l'ho voluto io, quel momento. Mi è arrivato addosso, un po' come a tutti noi. Mi ha urtato parecchio, però, il fatto che dovevo (e devo) subire quelle repressioni per il mio bene. Vorrei continuare a giudicare da solo che cosa sia, per me, il mio bene, senza consigli o suggerimenti di sorta. Potrebbe accadere che le visioni su quello che è stato, è e sarà il mio bene divergano, e che io mi faccia fautore di una mia interpretazione personale del medesimo. Tutto il resto, "lo scopriremo solo vivendo" (o morendo)...

                                                   Piero Visani

                                                        

venerdì 15 luglio 2016

Bellum omnium contra omnes - 2


       Deve altresì essere assolutamente chiaro che "l'inimicus" (il nemico interno), quello che gestisce i flussi migratori per finta compassione e per colossali somme di denaro, e non organizza alcuna vera difesa contro "l'hostis" (il nemico esterno), è INFINITAMENTE PIU' PERICOLOSO del secondo, perché quest'ultimo vuole la guerra per motivi ideologico-religiosi, l'altro la alimenta scientemente per una bassa speculazione di denaro e di potere, alla quale ha da tempo affidato la propria unica soluzione di sopravvivenza.

                Piero Visani

Guerra su due fronti

       Quanti di noi conoscono persone morte per un atto terroristico? Benché questi ultimi stiano diventando sempre più frequenti, io personalmente nessuna. E comunque ci sarà sicuramente chi le conoscerà, ma resta il fatto che la loro percentuale - sul totale della popolazione italiana - è ancora estremamente bassa.
       Seconda domanda: quanti di noi conoscono persone andate in rovina per eccesso di fiscalità, suicidatesi per lo stesso motivo o perché non riuscivano a trovare lavoro, costrette a riparare all'estero per sfuggire ad Equitalia, obbligate a trasferire le loro aziende o le loro professioni in altri Paesi, in modo da poter continuare a svolgere il loro lavoro e fare sì che, lavorando da 12 a 14 ore al giorno, non rendesse loro mille euro al mese?
       Nel primo caso, ci troviamo di fronte a orribili casi di morte violenta, nel secondo ci troviamo di fronte a casi di morte per asfissia o di perdita totale di qualità della vita.
       Naturalmente, come nel caso ci trovassimo ad accompagnare un parente in un pronto soccorso, noteremo dapprima con orrore i corpi straziati dei primi, le urla dei feriti, l'eccitazione dell'evento. Tuttavia, nel secondo caso, anche se non noteremo altrettanto vividamente i morituri di cancro, di enfisema polmonare o di malattie cardiologiche od epatiche, non sarà che i secondi moriranno di meno dei primi. Moriranno in maniera diversa, ma moriranno anch'essi. E la morte per agonia, lunga agonia, è spesso molto più dolorosa di quella violenta, che si consuma in pochi secondi, che ci strappa via da tutto e da tutti come un fiore reciso.
       Per quale ragione la prima tipologia di morte deve essere deplorata e la seconda passata completamente sotto silenzio? E' forse una "morte minore", una "meno morte"? Certo, fa meno effetto, ma è comminata con la stessa sadica freddezza con cui i terroristi colpiscono le loro vittime. Qui c'è il Moloch del "Bene comune" che miete vittime e che si pretende "naturalmente Buono", ma che buono assolutamente non è, visto che non arretra nemmeno di fronte al comminare una sanzione a un bambino (se non ha ritirato lo scontrino per un gelato) o a un povero mendicante, se un negoziante pietoso gli ha regalato un panino.
       Dove i terroristi sono crudeli criminali, mentre le organizzazioni politico-burocratiche dei fantastici "Eserciti della Salvezza" fanno tutto per il bene comune? Ci sarebbero quasi 5 milioni di poveri, in questo Paese, se fosse davvero così? La gente non avrebbe nemmeno più i soldi per le cure mediche, quelle non propriamente minimali, se fosse davvero così? Sarebbe davvero così enorme il divario tra la vita dispendiosa e godereccia che conducono i beati possidentes e quella da autentici "morti viventi" riservata agli underdog, molti dei quali non hanno nemmeno più una casa e vivono all'aperto, o in una roulotte, o in un'auto?
       Certo la morte dei disgraziati, dei disperati, dei poveracci, non fa alcun effetto, non riempie le prime pagine dei giornali: soffrono a lungo, atrocemente, senza una prospettiva di vita e uno straccio di futuro. Vedono che i loro figli e i loro nipoti non avranno diritto a niente, a niente di niente, sotto il profilo economico e sociale, ma la vita che conducono non sarebbe in alcun modo assimilabile alla morte. E invece lo è: è morte civile, morte sociale, morte delle speranze, spesso anche peggiore della morte fisica, perché quest'ultima potrebbe rappresentare "il primo giorno di quiete", mentre quelle vite si confermano "l'ennesimo giorno di incubo".
       Ecco perché la nostra è una guerra su due fronti: perché, se continueremo a guardare alla minaccia terroristica islamica come il nemico principale, non ci accorgeremo mai che il nostro vero e prioritario nemico principale è il "sistema per uccidere i popoli" che si è sviluppato all'interno dei nostri Stati e che ci uccide tutti, soddisfatto e trionfante, giorno dopo giorno. Se nota un po' di insofferenza da parte nostra, può sempre "sperare" in un liberatorio attacco "terroristico", che ci distragga ancora per un po'. Lui intanto continua a divorarci tutto, da simpatica Bestia insaziabile qual è.

                                                      Piero Visani