sabato 9 luglio 2016

Summer Dress Code

       Non ho particolare nostalgia dei tempi in cui i "democrats" ancora mi consentivano di andare in vacanza. So bene che l'odio politico e sociale ha bisogno di carburante, e io in questi anni ho fatto dei "pieni" di questo potente acceleratore che mi basteranno usque ad mortem e oltre, per non parlare del fatto che serviranno ad alimentare per qualche decennio anche l'odio di mio figlio e la sua discendenza, se ne avrà.
       Inoltre, per quanto io, superata la fase di crescita e sviluppo di mio figlio, mi guardassi bene dall'andare in vacanza al mare (che non amo e che considero la sintesi di tutti i bestiari estetici di questa terra) e cercassi sempre e solo di viaggiare (il viaggio è una grande esperienza esteriore che diventa in breve interiore), posso dire che, grazie al progressivo affermarsi dell'American Way of Life e del suo esibito cafonal, oggi è sufficiente girare per qualche via delle città (centri o periferie che siano) per trovare gente che parrebbe doversi aggirare su una spiaggia e infilarsi in acqua entro 3-4 minuti: infradito, calzoncini corti (anche gli 87enni...), top e via orrificando, a conferma assoluta che l'estetica è la principale dimensione dell'etica e che etiche di guano si rispecchiano in estetiche analoghe...
        "Dobbiamo essere comodi", mi dicono, e li capisco: la situazione di comodità che uno prova nell'Eurolager è più o meno simile a quella che avrebbe provato, in shorts, ad Auschwitz o nel Gulag. Tuttavia, dei drammi sociali ed esistenziali è sempre più comodo rendersene conto dopo, a cose fatte, a nuovi padroni arrivati... Si rischia meno, in ogni caso.
       Devastato da tanto "spettacolo", da tanta ciccia e cellulite in eccesso, mi ritiro nella mia camera obscura, a studiare uniformologia e a guardare foto di naturale eleganza e di corretto rigore fisico-estetico. L'orrore esteriore è sempre sintomo di orrore interiore, ma è ancora presto (presto, non tardi) per spiegarlo all'incolto e alla non inclita...

                       Piero Visani