A volte, forse, la cosa migliore sarebbe - juengerianamente - "passare al bosco", fare scelte che ci liberino dalle mediazioni defatiganti, dalle prese in ostaggio, dalla vana ricerca di impossibili felicità, per fare i conti - davvero e fino in fondo - con il cromatismo atrabiliare che ci attende. A volte si è più pazienti, a volte meno, ma gli animi più complessi vedono nella residualità un approdo difficilmente tollerabile per orgoglio, autostima, brama di gioia, ricerca del piacere. Ci si sente preda della forza dell'abitudine e del suo mefitico potere, quello di rendere tutto "notte in cui tutte le vacche sono nere". Poi si reagisce, si deve farlo, ma "siamo qualcosa che non resta, frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno". E tuttavia, da quei simboli piuttosto tristi, dopo una breve riflessione, scaturiscono nuova linfa e nuovo slancio vitali. Perché si può fare tutto, ma mai rinnegare se stessi.
Piero Visani