E' un continente di pazzi, l'Europa, devastato da politiche economiche, finanziarie, fiscali e di ogni altro genere che ben si adattano alla fase terminale della sua esistenza. Un continente dove una ristretta classe di politici, finanzieri e burocrati ha deciso di arricchirsi smodatamente alle spalle di un popolo invecchiato, fuori dal tempo e dalla storia, interessato solo a fruire di qualche residuale contenuto di Welfare.
Ne è scaturita, su ogni singolo cittadino europeo, una pressione che ha modificato profondamente le nostre vite. Prive di una progettualità, di un destino comune e condiviso, le nostre esistenze sono diventate degli scadenzari, vale a dire una tipologia esistenziale che somiglia a quella delle agende. La pressione dei sistemi statali si è fatta terribile, neppure i conti bancari sono più al sicuro e, se uno decide di mettere i propri denari nel materasso, solide organizzazioni criminali (di cui sarebbero da analizzare in profondità i legami con il potere politico...) provvedono a svuotare sistematicamente gli alloggi.
Su questo sfondo, politiche migratorie apparentemente insensate, nel loro aperturismo, ma in realtà rette da una logica solidissima e mirante solo a una formidabile accumulazione primitiva di capitali e fonti di guadagno, fanno del Vecchio Continente un melting pot, dove c'è sicuramente già la pentola, ma la mescolanza etnica è ancora molto lungi dall'essere compiuta (pensate all'iraniano di ieri che non si sente pienamente tedesco e inveisce pure contro i turchi...).
Come sempre succede, le follie di vertice, per proprietà transitiva, si trasmettono progressivamente verso la base della piramide e, nel farlo, perdono altrettanto progressivamente la loro natura di crimini politico-culturali di alto livello e si trasformano nella violenza insensata di soggetti affetti da mille turbe, di cui alcune sono sicuramente individuali, ma altre non sono che il riflesso di quelle collettive. Alle dinamiche di trasformazione imposte a forza a tutti gli europei, i soggetti più deboli (o i più forti...?) rispondono nell'unico modo che conoscono, oppongono alla violenza dall'alto la violenza dal basso, talvolta (come pare sia accaduto ieri a Monaco) non per ostilità concettuale, ma per forte sentimento di inadeguatezza.
In questo modo, tutta la follia oligarchica e livellatrice contenuta nelle politiche verticistiche dell'UE si trasferisce verso il basso e provoca scoppi di violenza che i media ingigantiscono e deformano per evidenti intenti di diffusione della paura, rendendosi strumentali a un disegno che vuole fare del terrorismo il nemico pubblico Numero 1, per accelerare le dinamiche di follia testé citate e quelle totalitarie e repressive (à la Erdogan...) che si palesano chiaramente dietro le stesse.
Su questo sfondo, basta guardare le continue trasmissioni televisive sul tema per vedere varie forme di terrorismo in azione:
- il terrorismo mediatico, già citato;
- il terrorismo estetico, quello per cui, anche se ci sono solo 20 gradi, a partire dal 1° giugno in Europa occorre essere vestiti come su una spiaggia: infradito, calzoncini corti, toppino sexy, anche se si è poliziotti/e (così come d'inverno vale la regola inversa: dal 1° ottobre, tutti "Babbi Natale"...). Lo si sottovaluta con una scrollata di spalle e invece è uno dei maggiori vettori di totalitarismo che esistano, perché si diffonde per meccanismi automatici di imitazione.
- il terrorismo comportamentale, quello per cui - in caso di eventi violenti - su tutti i volti si deve disegnare uno sgomento profondo, quasi che l'Europa di questi anni fosse una sorta di paradiso terrestre, e non l'inferno che è; quasi che non conoscesse la violenza, mentre ne rigurgita.
L'elenco potrebbe continuare a lungo, ma è sufficiente constatare come una classe dirigente di gnomi dementi abbia prodotto una serie di popoli alla sua... "altezza". Ora apprendo che gli gnomi si sentono in guerra. Bene, buona fortuna! Tuttavia, per poterla vincere, dovranno prima comprendere - e non sarà facile - che si tratta soprattutto di un titanico conflitto con se stessi; in pratica, un conflitto con il Nulla più assoluto...
Piero Visani