sabato 23 luglio 2016

La terza via

       Potrò morire in questo conflitto. Potranno morirvi i miei cari, uccisi freddamente come bestie in qualunque luogo che casualmente si trovino a frequentare.
       A futura memoria, vorrei tuttavia sottolineare che io non c'entro nulla con questo conflitto e non sto con alcuna delle due parti in lotta (ammesso e non concesso che siano davvero in lotta). Non ho nulla ovviamente da spartire con il radicalismo islamico, che è estraneo alla mia cultura. Meno ancora - direi - ho da spartire con i distruttori dell'Europa, del vivere associato, delle libertà e dei diritti civili tipici della tradizione europea. Nulla ho da spartire con i fautori dell'Eurolager, con i funzionarietti della Stasi o di qualche organizzazione di "pionieri" della defunta DDR diventati - per i casi della vita e della storia - politici di vertice della Repubblica Federale Tedesca e dell'UE. Da loro mi divide tutto, esattamente come dal radicalismo islamico. Non c'entro con gli uni e neppure con gli altri. Entrambi mi vogliono sopprimere, sia pure con soluzioni diverse, alcune più dirette (terroristi o presunti tali), altre più indirette (governi e potentati finanziari europei).
       Sono una povera vittima, lo so bene, ma mi riservo una libertà: rispondere con il più assoluto degli sberleffi alla "chiamata alle armi" (o potremmo dire "chiamata al disarmo"...?) che mi arriva ormai da ogni dove. Sarò orgogliosamente renitente alla leva. Sarebbe come chiedermi di combattere per Troia (nomen omen...) dopo aver fatto varcare al cavallo di Ulisse le Porte Scee. Combattetelo voi che lo avete fatto entrare, miei cari! Io, grazie alle vostre illuminate e sapienti politiche, ero già morto prima, morto economicamente e soprattutto morto nell'anima e nelle prospettive di lavoro e di vita. Armatevi pure e partite, se ne avete voglia. Buon viaggio! Va da sé che non pretenderò di partecipare in alcun modo alla divisione delle vostre vittorie (ammesso e per nulla concesso che intendiate farmi partecipare).
       Eminenti studi hanno accertato che, nel periodo 1943-45, la maggior parte della popolazione italiana stette prudentemente alla finestra, in attesa di vedere chi avrebbe vinto, per poi schierarsi man mano che le armate anglo-americane risalivano vittoriosamente la penisola. Non farò neppure quello. Tornerò nella "comoda" fogna che mi è stata riservata, sapendo bene che è il peggiore dei mondi possibili e sperando di riuscire un giorno a meritarmelo, almeno come me lo sono "meritato" fino ad oggi...

                                  Piero Visani