L'incidente gravissimo.
L'impatto violentissimo.
La linea obsoleta ma sottoposta a continue verifiche, per quanto possibile.
L'errore umano.
Le vittime numerose.
Il cordoglio profondo.
Lo strazio generalizzato.
L'individuazione delle responsabilità è subito scattata.
Il prodigarsi dei soccorsi esemplare.
I volontari numerosi.
La donazione di sangue ininterrotta.
I morti restano morti, in un Paese che crede di vivere nel 2016 ed è molto, ma molto, ma molto più indietro. Che accetta tutto passivamente, anche e soprattutto la morte. I dirigenti di quelle linee pare si siano appena mangiati alcune centinaia di milioni di euro, ad uso privato. Ce ne faremo una ragione: lo Stato è più efficiente sul fronte fiscale che su quello ferroviario, ma - suvvia - morire si deve: come, è un mero epifenomeno...
Alla prossima!
P.S.: se qualcuno ne ha voglia, si faccia spiegare da uno psicologo in che cosa consiste la "coazione a ripetere"...
Piero Visani