venerdì 22 luglio 2016

Pensare la guerra

       Lo sto facendo anch'io, in forma dottrinariamente molto povera, me ne dolgo. Nessun hostis (nemico esterno) da affrontare. Non arriverò mai a quel livello! Dovrò prima combattere e vincere gli inimici (i nemici interni). Mi sarebbe piaciuto - e un tempo ci sarei anche riuscito - occuparmi dei nemici esterni (che peraltro, tengo a sottolinearlo con estremo vigore, penso proprio di NON avere), ma ora devo pensare ai nemici interni, potenti, bramosi di sangue, avidissimi.
       Dopo essermi beccato, per tutta la vita, l'accusa di "stratega da caffè", oggi ho dismesso del tutto quelle competenze e sono diventato un semplice "tattico della raccomandata". Ne avrei fatto volentieri a meno, di un declassamento di tale entità, ma il mio problema è stato che non mi sono accorto di vivere nel "migliore dei mondi possibili", quello dove lo Stato le "guerre sante" non le dichiara, le pratica. Tale fatale distrazione mi è costata il lavoro, la vita, la speranza, il futuro e chi più ne ha più ne metta. E così, per una "fatale" confusione nell'ordine delle priorità, sono sceso a preoccuparmi più di quelli che VOGLIONO UCCIDERMI OGGI, che di quelli che POTREBBERO FARLO IN UN FUTURO ANCHE NON LONTANO. Tuttavia, le mie sempre più modeste conoscenze strategiche mi inducono a pensare che i miei "volonterosi carnefici" saranno un esercito che dell'ISIS si farà un boccone, in un attimo, proprio come accade con certe organizzazioni cinesi assai diffuse sul territorio nazionale...
       Mi auguro che, ancora per qualche mese, la libertà di scelta mi sia consentita, poi magari partirà la coscrizione obbligatoria e dovrò dichiararmi "renitente alla leva". Così, tornerò alle origini, quando, intorno alla metà degli anni '80, ero uno dei pochissimi italiani ad essere favorevole al professionismo militare, e prendevo vagonate di guano già allora. Io e il guano abbiamo un'affinità elettiva, temo.

                                  Piero Visani