Quanti di noi conoscono persone morte per un atto terroristico? Benché questi ultimi stiano diventando sempre più frequenti, io personalmente nessuna. E comunque ci sarà sicuramente chi le conoscerà, ma resta il fatto che la loro percentuale - sul totale della popolazione italiana - è ancora estremamente bassa.
Seconda domanda: quanti di noi conoscono persone andate in rovina per eccesso di fiscalità, suicidatesi per lo stesso motivo o perché non riuscivano a trovare lavoro, costrette a riparare all'estero per sfuggire ad Equitalia, obbligate a trasferire le loro aziende o le loro professioni in altri Paesi, in modo da poter continuare a svolgere il loro lavoro e fare sì che, lavorando da 12 a 14 ore al giorno, non rendesse loro mille euro al mese?
Nel primo caso, ci troviamo di fronte a orribili casi di morte violenta, nel secondo ci troviamo di fronte a casi di morte per asfissia o di perdita totale di qualità della vita.
Naturalmente, come nel caso ci trovassimo ad accompagnare un parente in un pronto soccorso, noteremo dapprima con orrore i corpi straziati dei primi, le urla dei feriti, l'eccitazione dell'evento. Tuttavia, nel secondo caso, anche se non noteremo altrettanto vividamente i morituri di cancro, di enfisema polmonare o di malattie cardiologiche od epatiche, non sarà che i secondi moriranno di meno dei primi. Moriranno in maniera diversa, ma moriranno anch'essi. E la morte per agonia, lunga agonia, è spesso molto più dolorosa di quella violenta, che si consuma in pochi secondi, che ci strappa via da tutto e da tutti come un fiore reciso.
Per quale ragione la prima tipologia di morte deve essere deplorata e la seconda passata completamente sotto silenzio? E' forse una "morte minore", una "meno morte"? Certo, fa meno effetto, ma è comminata con la stessa sadica freddezza con cui i terroristi colpiscono le loro vittime. Qui c'è il Moloch del "Bene comune" che miete vittime e che si pretende "naturalmente Buono", ma che buono assolutamente non è, visto che non arretra nemmeno di fronte al comminare una sanzione a un bambino (se non ha ritirato lo scontrino per un gelato) o a un povero mendicante, se un negoziante pietoso gli ha regalato un panino.
Dove i terroristi sono crudeli criminali, mentre le organizzazioni politico-burocratiche dei fantastici "Eserciti della Salvezza" fanno tutto per il bene comune? Ci sarebbero quasi 5 milioni di poveri, in questo Paese, se fosse davvero così? La gente non avrebbe nemmeno più i soldi per le cure mediche, quelle non propriamente minimali, se fosse davvero così? Sarebbe davvero così enorme il divario tra la vita dispendiosa e godereccia che conducono i beati possidentes e quella da autentici "morti viventi" riservata agli underdog, molti dei quali non hanno nemmeno più una casa e vivono all'aperto, o in una roulotte, o in un'auto?
Certo la morte dei disgraziati, dei disperati, dei poveracci, non fa alcun effetto, non riempie le prime pagine dei giornali: soffrono a lungo, atrocemente, senza una prospettiva di vita e uno straccio di futuro. Vedono che i loro figli e i loro nipoti non avranno diritto a niente, a niente di niente, sotto il profilo economico e sociale, ma la vita che conducono non sarebbe in alcun modo assimilabile alla morte. E invece lo è: è morte civile, morte sociale, morte delle speranze, spesso anche peggiore della morte fisica, perché quest'ultima potrebbe rappresentare "il primo giorno di quiete", mentre quelle vite si confermano "l'ennesimo giorno di incubo".
Ecco perché la nostra è una guerra su due fronti: perché, se continueremo a guardare alla minaccia terroristica islamica come il nemico principale, non ci accorgeremo mai che il nostro vero e prioritario nemico principale è il "sistema per uccidere i popoli" che si è sviluppato all'interno dei nostri Stati e che ci uccide tutti, soddisfatto e trionfante, giorno dopo giorno. Se nota un po' di insofferenza da parte nostra, può sempre "sperare" in un liberatorio attacco "terroristico", che ci distragga ancora per un po'. Lui intanto continua a divorarci tutto, da simpatica Bestia insaziabile qual è.
Piero Visani