Nella vita di un uomo, i momenti positivi si identificano con quando si ricomincia a marciare, quando il cammino esistenziale riprende, quando si riprende a dialogare con gli altri, quando si riacquisisce fiducia in se stessi e anche negli altri.
Niente di tutto ciò mi è mancato, in questo periodo, ma ho attraversato una fase di riflessione particolarmente lunga. Probabilmente, dentro di me, c'era una qualche forma di senso di colpa, dovuto agli alti lai che avevo provocato.
Ora sono molto più tranquillo. Ho preso atto di tutto e ho ricominciato a marciare. Mi sono convinto che non si può essere graditi a tutti, me ne sono fatto una ragione e vado avanti.
Non so fare miracoli. Ho cercato di essere me stesso, di essere gradevole, collaborativo, amicale e anche di più. Mi è stato chiesto di togliermi di torno e l'ho fatto, in via definitiva.
Mi è molto dispiaciuto, ma non c'erano altre soluzioni. Quando ti dicono che dai fastidio, giusto scomparire. Non l'ho mai detto a nessuno in vita mia, e probabilmente mai lo dirò, ma è chiaro che, se viene detto a me, è giusto che ne prenda atto e ne tragga le debite conclusioni.
Ora che sono scomparso, che sono morto alle persone e alle cose, dovrei farmi un necrologio da solo, ma in verità non ne sento più l'esigenza. A gioco lungo, comincio ad apprezzare questa scelta di chiarezza e chi l'ha fatta. In effetti, quando chi vuol sempre andare oltre, come me, incrocia la rotta di chi vuol sempre rimanere entro i confini del noto, si crea una situazione di stallo che può diventare devastante. Giusto dunque essere stato oggetto (e al tempo stesso a mia volta soggetto) di scelte tranchant. L'esplosione è infinitamente meglio dell'implosione. Si muore comunque, ma si capisce perché e, mentre nell'implosione in fondo si sommano due scontentezze, nell'esplosione la vittima è una sola (mentre chi ha messo la bomba può gioire). Ormai, però, non mi sento neppure più tale. Riconosco che è stato giusto e che è stata fatta chiarezza. Meglio così. Quando non si può essere tutto, meglio essere niente, o meno di niente. Nessun rimpianto e una valigia dei ricordi che si svuota in fretta.
Piero Visani
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