lunedì 15 aprile 2013

Obituary: my Pc

      Nella notte fra sabato e domenica, per la precisione intorno alle prime luci dell'alba, visto che lo avevo usato fino intorno alle due, è passato a miglior vita il più vecchio e utilizzato dei miei personal computer, colui che più da vicino mi aveva accompagnato in questi anni difficili, che aveva raccolto i miei scritti, le mie confidenze, le mie storie, le mie vicende di passione e quelle di innegabile presa in giro.
       Credo che riusciranno a recuperarmi l'hard disk, di modo che alcune vicende personali saranno salvate. Se non dovesse succedere, sarà un segno del destino: probabilmente non meritavano di essere ricordate.
       Ero molto affezionato a quel Pc, mi aveva accompagnato in una fase di transizione della mia vita, durante la quale ero certo che nessuno mi avrebbe mai incantato "per dirmi cose vecchie, con il vestito nuovo". Ma io sono ingenuo e puro di cuore, e, appena se ne accorgono, quasi tutti se ne approfittano. La mia speranza è sempre legata a quel "quasi" perché so che, di chi non si approfitterà, potrò fidarmi. E forse, pur in mezzo a una valle di lacrime, una "pesca miracolosa" in questi anni sono comunque riuscito a farla...
       Saluto il mio vecchio Pc, defunto dopo sette anni di onorato servizio. Era piuttosto malandato - lo confesso - in quanto io scrivo talmente tanto che non metto alla prova solo la pazienza delle persone, ma anche le risorse tecniche e prestazionali degli strumenti.
        Naturalmente, vedendo che resisteva a tutto, e in particolare a me, avevo cominciato ad amarlo, con quell'intensità assassina che si riserva a chi ti accetta per come sei, a chi non ti vuole cambiare, a chi non vuole prendere il 50% di te e lasciare nel congelatore il restante 50%. A chi, in una parola, ti vuole bene e ti accetta davvero.
       Gli ho voluto bene e ancora gliene voglio. Non stupitevi. Sono legato da insane passioni a taluni oggetti, in quanto ritengo che la nostra vita passi anche attraverso di loro. Quel computer ha raccolto palpiti e sospiri, tenerezze e rabbie, domande e risposte, parole e silenzi.
       Le mie dita non batteranno più su quella tastiera, talmente logorata dall'uso che le lettere ormai le conoscevo a memoria, tanto erano cancellate. Ma non lo dimenticherò tanto facilmente. Nel mentre io fissavo i miei pensieri sullo schermo, nel mentre scrivevo parole, lui mi sentiva vibrare e sapeva che, tra i tanti difetti che ho, certo non può includere l'odio per la verità e il dare voce alle ragioni del cuore.
       In un'epoca di infinita aridità e cinismo, era testimone silente dei miei mai cessati e mai cessanti palpiti, e credo fosse contento del padrone che gli aveva assegnato la sorte. Non c'era un ragioniere, di fronte a lui; non un profittatore; non un mercante. C'era un'anima in pena, molto letteraria, forse anche molto artistica, che gli comunicava prevalentemente emozioni. Talvolta lui mi riportava, da lontano, emozioni analoghe. Più spesso taceva o mi faceva leggere sul suo schermo risposte vaghe, elusive, evasive, annoiate, distaccate, monosillabiche. E credo condividesse con me il mio sconcerto.
       Se ne è andato mentre io stavo cominciando ad affidare i miei pensieri a nuove macchine, più giovani di lui, e forse ansiose più di lui di sentirsi raccontare le mie storie, che forse a lui ormai apparivano banali, scontate e magari prevedibili.
       Non so se abbia provato gelosia, se si sia sentito vecchio e superato. Spero di no. In realtà, non lo usavo più granché, per ritegno. Lo consideravo uno scrigno, uno scrigno di momenti di vita che non torneranno e che, nonostante le infinite sofferenze provate, mi erano molto piaciuti. Non per masochismo, ma per essere riuscito a dimostrarmi - sempre e comunque - me stesso.
       Mi auguro che mi perdonerà e che colui che oggi scrive su macchine nuove, più moderne di quanto non sia lui, è sempre il suo stesso padrone, più vecchio, certo, ma con il cuore sempre giovane e la voglia di sfogliare ogni giorno nuove pagine del libro della vita. Piene di dejà vu, naturalmente, ma anche dense di potenziali scoperte. Non sono mai cambiato fino ad oggi, e sono 62 primavere e mezzo, dovrei forse cambiare ora? No Surrender!
        Caro Pc, guardami da dove sarai, dovunque sarai: io scriverò le stesse cose di prima, con più entusiasmo e sensibilità di prima. Considerale scritte con te e per te. Un giorno ceneremo insieme nell'Ade...
 
                      Piero Visani

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