Non posso esimermi dal ringraziare i nuovi partner che stanno affluendo numerosi dentro o intorno alla mia società. Lo so bene che frasi del genere sono stucchevoli, ma è la pura verità e il Gruppo ne sta traendo enormi benefici.
Sarei ingiusto se dicessi che l'assetto iniziale del Gruppo, quello del gennaio 2012, fosse errato o carente. Era assolutamente valido e corretto, e ha funzionato fin da subito, ma poi è ben presto imploso per problemi che poco o nulla avevano a che vedere con il lavoro.
Ho dovuto prendere decisioni tanto radicali quanto dolorose, e ovviamente la perdita di un partner ha rappresentato un duro colpo per una struttura piccola come la nostra, anche a livello psicologico, poiché una start up che entra in crisi dopo pochi mesi crea enormi problemi. Tuttavia, siamo riusciti a contenere al minimo le conseguenze negative di questo evento dilacerante e, dopo una breve fase di stallo, durata meno di due mesi, siamo riusciti a rimetterci in marcia con l'arrivo di nuovi soci e nuovi partner, tutti molto qualificati, e ora le prospettive che si aprono sono assolutamente promettenti.
Ringrazio tutti, chi è appena entrato e anche chi è uscito, oltre ovviamente a chi è sempre rimasto con me. So bene che costituire una società non è facile e mi dispiace sinceramente di averne perso dei partner per strada. Non era certo nei miei intendimenti, ma la situazione che si era creata era talmente critica da rendere impossibile ogni ulteriore convivenza e il fatto che la lacerazione fosse grave è confermato dalla constatazione che anche dopo la separazione non si è più riusciti a fare nulla insieme, tanta era la divaricazione e l'ostilità che si erano create all'interno.
Ora vedo affluire nuovi partner, animati dalla migliori intenzioni e sono infinitamente lieto del contributo altamente professionale che stanno apportando. E altre figure vedo delinearsi sullo sfondo, pronte ad accrescere il nostro ventaglio di competenze.
Per il momento siamo una autentica comunità, molto più che una società. Non mi resta che sperare che duri.
Piero Visani
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