mercoledì 24 aprile 2013

Farsa e furia

       Ne ho conosciute tante, in vita mia, di vicende farsesche. Non sempre le ho capite al momento giusto, perché spesso amo fare ampie aperture di credito ai miei interlocutori, ma, prima o poi, le ho capite.
       Non ho granché da dire, sulle farse, perché - a mio parere - l'essenza della farsa sta sul versante della pochade, del vaudeville. La farsa è bella se si intride di paradosso, se viene giocata sulle chiavi della levitas, se, alla fine, i protagonisti si strizzano l'occhio, pronti, se non proprio a ricominciare, a ritrovarsi in una farsa futura, magari.
       L'essenza della farsa è una simpatica presa in giro, giocata sui toni dell'ironia e dell'autoironia (esercizio, quest'ultimo, che richiede sempre di non prendersi troppo sul serio...). I protagonisti delle farse le chiudono con un sorriso, con un sorriso talora complice, al limite con un ghigno. Mai con della furia.
       La furia non si abbina alla commedia. Si colloca di più sul versante della tragedia. La furia non è figlia della levitas, ma di una gravitas di cui occorrerebbe approfondire le cause: Tentativo di raggiro (nel senso di presa in giro...) fallito? Esercizio di unire l'utile (molto) al dilettevole (poco) che improvvisamente va alla fine, magari non in forma del tutto indolore? Esaurimento delle capacità persuasive degli esecutori di un tentato plagio? Seduzione che si inaridisce, in quanto è una promessa che non può essere mantenuta, una cambiale che non si può riscuotere?
       Sono interrogativi che da un po' di tempo affollano la mia mente e lo fanno in maniera diversa da un tempo, perché ora sono rilassato e finalmente ci vedo bene.
       I giochi puliti, quelli a carte scoperte, sono intrisi di fair play. Lo si vede in ogni attività sportiva. Se le regole sono chiare, l'arbitraggio equo, tutti si rispettano e, chi perde, sa di avere perduto perché l'avversario era più forte. Tutto finisce lì.
       Ma la furia, gli odi profondi, da cosa sono generati? Di norma, dall'avere giocato sporco, molto sporco, e di essere stati colti con le mani nel sacco. Dall'aver mentito a lungo e dall'essere stati improvvisamente scoperti. Dall'aver portato un gioco fino all'esaurimento e, nel momento in cui ci si è accorti che stava diventando potenzialmente pericoloso, averlo lasciato prudenzialmente cadere.
       La verità è che, se talune persone fossero più prudenti, dovrebbero rendersi conto che è vero che i maschi in genere ragionano con i genitali, ma non è detto che lo facciano in eterno. E, quando smettono, magari mettono sul piatto della bilancia cervelli e capacità di valutazione che sono decisamente superiori a qualche "brillante" cervello di gallina...
       Ma perché infuriarsi per essere stati scoperti sul più bello? Capita, e non ci sono state neppure particolari rappresaglie, giusto un minimissimo pareggiamento dei conti, tanto per non fare la figura dei fessi completi (quella dei fessi parziali è già sufficiente, no...?).
       Gli intellettuali, che tra l'altro a volte sono anche ricercatori di professione e magari hanno anche, per soprammercato, un discreto background di intelligence, che fanno? Analizzano, valutano e soprattutto raccolgono informazioni da varie fonti, spesso anche molto attendibili. E così vengono a sapere che esistono solidi precedenti, in materia, e che la loro "piccola storia ignobile" ha già avuto altri eccellenti protagonisti. E magari si è pure creata, a livello locale, qualche piccola mitologia in materia.
       Così uno si informa, valuta, capisce, chiarisce, si accorge di quanto è stato fesso e, nell'accorgersene e nel presentarne - garbatamente e con moderazione estrema - il conto, chissà perché fa infuriare. Questo è lo strano. Chi è stato protagonista di questa brillante turlupinatura dovrebbe essere contento del tributo, pur se tardivo, che gli viene rivolto. E riderci su, e convenire con il turlupinato sul fatto che, in certi campi, certi personaggi di Bulgakov ne sanno di più di altri che pretenderebbero di essere - per mera supponenza - dei maestri...
        Per contro, nulla di tutto questo, ma ostilità furiose e odi imperituri. Tuttavia, nessuna farsa, nessuna pochade finisce così. Dove sta la levitas del tutto? Dove la ludica gioia per lo scherzetto riuscito? Perché il tutto è immerso in reazioni a tinte forti, in sentimenti da tragedia? Anche la farsa era finta? Non posso crederci. O il vero è diventato falso strada facendo, in quanto soluzione più comoda, l'unica che consentisse di non confrontarsi con se stessi, quando finalmente sarebbe stata ora di farlo?
        Io ovviamente una risposta ce l'ho, ma preferisco tenermela per me. Di furia e odio me ne sono già attirati abbastanza. Mi viene in mente Catullo, ovviamente, ma non sono più problemi miei e poi - si sa - la verità offende. Sarà forse quella a mandare certi soggetti su tutte le furie...
 
                                               Piero Visani

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