giovedì 18 aprile 2013

Save me, save me, save me

      Ce l'ho fatta. Con il brillante aiuto di un tecnico capace, ho salvato anche tutta la nutritissima posta elettronica del mio ormai defunto Pc. Ne sono lieto. Mi avrebbe inferto un duro colpo perdere pagine di vita così tormentate, autentici pezzi di me stesso.
      Non amo il telefono, mentre amo le mail, che mi consentono di scrivere. Molte persone sostengono che il telefono sia un medium "caldo", mentre la mail sia "fredda", ma non sono d'accordo. La mail consente maggiore sincerità, consente di raccontarsi, di dire quello che si è, per come si è.
      Amo molto rileggere le mie mail, specie quelle rivolte a persone cui tenevo e/o tengo, perché racchiudono tutti i sentimenti e le empatie che ho provato per loro.
       Le mie mail sono cariche di pathos, di cerebralità, di sensazioni a tinte forti. Sono piloni di un ponte ideale che tendo a gettare verso l'altro, sperando di stabilire un canale di comunicazione. Ricevo spesso risposte sbrigative, ma ne ricevo altresì di dialettiche, lunghe e bellissime, che creano momentanei canali di comunicazione tra anime.
       Questi esercizi di scrittura sono splendidi e provo tristezza quando mi sento dire che "scrivo troppo". Nei rapporti con le donne, so già - per esperienze ripetute infinite volte - che, quando le mail con cui mi rispondono sono relativamente lunghe o lunghe, il nostro rapporto è vivo, vero, intenso, aperto a tutti i più diversi sviluppi. Quando il rapporto si stabilizza, le loro mail di risposta alle mie diventano più brevi, asciutte, sintetiche. E, quando la relazione - comunque si sia estrinsecata - va verso la fine, le loro mail diventano monosillabiche, sono piene di "ti risponderei volentieri, ma ora purtroppo non ho proprio tempo", mentre più frequenti si fanno gli inviti - a me rivolti - a scrivere di meno e ad essere più stringato.
      Nihil sub sole novi. Quando succede, penso sempre: "Mia cara, qualche scusa un po' più originale è chiedere troppo, vero?". Al tempo stesso, vedere che un amore - vero o apparente che sia - tende a sfumare così, nel mentre fa male, un po' consola, perché un uomo spera sempre di incontrare delle dark ladies, delle mantidi religiose, dei soggetti che sappiano - per una volta, almeno per una volta, care signore! - che Eros e Thanatos andrebbero declinati insieme, e si trova invece a fare i conti con "ragioniere del corpo", "commesse dell'anima", soggetti miserelli di cui presto ti accorgi che ti affliggono soprattutto per la loro angustie, per quei cuori chiusi, quelle anime perse, quella modestia di orizzonti intellettuali, spirituali, umani. Vecchie zie vestite da giovani virgulti, spesso truccate come meretrici da strada, sempre e solo interessate a vedere se qualche maschietto sbava (ancora) un po' per loro.
       Ho sempre pensato che fosse un problema tipico della mia generazione, ma vedo che mio figlio, alla soglia dei trent'anni, è più o meno allo stesso punto e, da giovane di estrema sensibilità e grande intelligenza, soffre parecchio nel confrontarsi spesso - troppo spesso - con mitici cervelli di gallina.
       Io, che ho oltre trent'anni più di lui, posso almeno dire di averci fatto il callo, ma lo invidio un po' quando lo vedo periodicamente partire verso terre straniere, alla ricerca di donne vere, che non ti vogliono insegnare, non ti vogliono prendere in giro, non ti vogliono far arrapare e basta, e soprattutto non odiano gli uomini semplicemente perché sono uomini. Lo so, probabilmente mi dovrei vergognare, ma sono tuttora contentissimo di essere nato uomo. Le donne - vere o false che fossero - me ne hanno fatte di tutti i colori, ma io continuo ad amarle, perché non è mai stato l'interesse a guidarmi, ma sempre e soltanto la passione. Non ho mai cercato giocattoli e - se sono stato trattato, non poche volte, dapprima come un toy boy e poi come un toy (old) boy - non sono pentito di niente. Sono certo che rideranno tutte di me, del solito maschio decerebrato e mononeuronico che loro hanno preso in giro. Non mi sento sminuito per questo: la verità è sempre rivoluzionaria, la falsità è sempre meschina. Ognuno si diverte con i giochi che è in grado di capire...
 
                     Piero Visani

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