Credo che il miglior epitaffio che si possa fare per Margaret Thatcher sia: "è morto un uomo di valore". Nell'Europa devirilizzata e devirilizzante costruita e creata, per interesse americano, dopo il 1945, la Iron Lady, benché palesemente donna, è uno dei pochi uonimi veri che, a livello politico, abbiamo calcato le scene di un continente ormai alla fine del suo ciclo storico.
Nata da famiglia di bottegai, aveva un radicato odio - ricambiato - per la Gran Bretagna dei reali, della nobiltà di bellimbusti afflitti da problematiche sessuali di varia natura ed entità, beati possidentes che assistevano al declino dell'Impero britannico senza provare quel profondo dolore che affliggeva lei, la quale, a differenza loro, quell'Impero aveva amato e nella cui grandezza ancora si riconosceva, sapendo bene che la grandezza di un popolo è un riflesso della grandezza delle sue classi dirigenti, non viceversa.
Costretta a farsi da sola, a costruirsi una carriera con le sole proprie forze, nulla sapeva di relazioni, cooptazioni, piaceri in compensazione, partite di polo, cacce alla volpe, relazioni estenuate, parafilie e via discorrendo. Credeva in un ideale di grandezza e lo vedeva ogni giorno massacrato da poveri idioti e bellimbusti, cui la vita aveva regalato straordinarie fortune, e menti altrettanto straordinariamente vuote.
Animata, come tutti i poveri, da uno spiccato senso del tragico (quello che è proprio di tutti coloro che, se cadono, non possono fare affidamento su alcun tipo di rete e dunque si fanno malissimo...), odiava l'aristocrazia britannica, che ovviamente ne è priva, altrimenti non avrebbe perso l'impero nel modo stupidissimo in cui l'ha perso.
Donna in piedi in mezzo alle rovine, si pose il difficilissimo compito di invertire il tragico declino cui le sue classi dirigenti avevano votato e vocato il Regno Unito, e in parte ci riuscì. Affrontò tutti gli avversari di fronte, in attacchi e contrattacchi diretti. Chi scrive, non potrà mai perdonarle che abbia votato a morte certa Bobby Sands e gli altri combattenti per libertà d'Irlanda che affrontarono l'estremo martirio nelle carceri britanniche, ma non può non riconoscerle l'onore delle armi.
Votò la Gran Bretagna, contro il parere di tutti, a un conflitto sanguinoso come la riconquista delle isole Falklands (1982), e dimostrò al mondo che i valori militari europei sono ben presenti nel DNA del suo popolo, specie se li si lascia evidenziare...
Diffuse a piene mani l'idea, assolutamente condivisibile, che non possa esistere una costruzione politica - come l'Europa unita - che sia, al tempo stesso "un gigante economico, un nano politico e un verme militare".
Cercò di invertire la strada che porta alla morte ingloriosa del Vecchio Continente, ormai straordinariamente prossima, ma non poteva ovviamente avere successo: gli europei vogliono morire. Avrebbero voluto morire grassi, satolli e vacanzieri, immersi in una sorta di "ospizio a cielo aperto" dimentico di tutto e di tutti. Moriranno invece poveri e senza speranza, uccisi da quel Welfare State sindacalizzato e proletarizzato che lei aveva cercato di contrastare, un immenso e immondo Leviatano che, come tutti i mostri, ha divorato chi lo ha creato.
Dotata di carattere, in un continente di decadenti imbelli, venne ovviamente fatta passare per pazza e non se ne diede cura, perché aveva delle idee in cui credeva, non era schiava dei sondaggi di opinione. Si consegnò, per scelta deliberata, alla Storia e alla Memoria, come fanno tutti coloro che sono davvero grandi. Se si dovrà, tra qualche secolo, citare qualche leader britannico del Novecento, chi ci sarà, immediatamente accanto a Churchill? La Thatcher, naturalmente. Degli altri, si farà fatica a ricordare un nome.
Se da vivi si vive in piedi, senza avere paura di farsi dei nemici, da morti si ricorderanno di te, poco importa se con rispetto, o con odio, o in entrambe i modi. I quaquaraquà li ricorda qualcuno? La via della grandezza, comunque la si voglia giudicare, non cambia mai, ci si chiami Margaret Thatcher o Ernesto "Che" Guevara" o chi preferite.
Piero Visani
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